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1883 1×10 – This Is Not Your HeavenTEMPO DI LETTURA 4 min

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1883 1x10 recensione finaleUPDATE IMPORTANTE: Nonostante Paramount abbia annunciato il rinnovo della serie due settimane fa, in una più recente intervista che ha fatto seguito alla messa in onda di questo episodio, Talyor Sheridan ha detto che non ci saranno ulteriori episodi e che 1883 è stato concepito per terminare così. Allo stato attuale delle cose non è ancora chiaro se questo sia un season o un series finale.

Alla fine Taylor Sheridan l’ha fatto: ha ucciso la sua protagonista. L’ha uccisa strategicamente sia per rendere realistica una traversata verso l’Oregon che ha decimato il gruppo in ogni modo, sia per far terminare il viaggio alla famiglia Dutton. Una scelta che ha perfettamente senso anche dal punto di vista del flashforward visto nella season premiere di quest’ultima stagione di Yellowstone, dove Elsa non compare insieme al padre.
Eppure, eliminando il realismo da tutto ciò, emerge un grosso potenziale difetto per il futuro della serie, visto e considerato che Paramount+ l’ha rinnovata per una seconda stagione dove si sentirà ovviamente la mancanza di un character così carismatico e attivo come Elsa Dutton. E questo è fondamentalmente il vero problema di qualsiasi serie: come si può proseguire sopperendo alla morte di una protagonista?

Shea:He promised your daughter she could choose where she dies. And that’s where you build the ranch.

PRATICAMENTE UN SERIES FINALE


Per come è stata confezionata quest’ultima puntata e per le vibe che trasmette, è piuttosto chiaro che Sheridan abbia optato per una potenziale chiusura della serie. La fine del viaggio, d’altronde, porta sempre con sé questo tipo di sensazioni e la traversata durata oltre 6 mesi da Fort Worth, Texas a Yellowstone non poteva essere altrimenti.
A prescindere dalla decisione di proseguire la storyline di James, Margaret, Elsa e John Dutton Sr. che bisogna ammettere sia piuttosto intrigante, lo spettatore medio può definirsi più che soddisfatto anche così da 1883. Specialmente alla luce di una seconda stagione depauperata di tutti i suoi protagonisti, visto e considerato il suicidio già annunciato di Shea su una spiaggia del Pacifico e la separazione di Thomas e Noemi (con figli al seguito) dal gruppo principale. In pratica Sheridan dovrà ricreare quasi tutto da capo, introducendo nuovi character e, probabilmente, sfruttando un semplice ma efficace salto temporale che faciliti il tutto.
Al momento 1883 è paragonabile ad un ciliegio che ha subito l’impatto di un inverno rigido sui suoi rami, spogliato praticamente di tutte le foglie e pazientemente in attesa di rifiorire più rigoroso di prima nella nuova stagione. Peccato solo che tutte le foglie siano venute meno perché character come Elsa e Shea saranno molto difficili da rimpiazzare.

Elsa:This way. Here. Stop. This is the spot.
James:Where do you want to go?” “Against the tree. Let’s just sit here and… rest for a bit.

LA FINE DEL VIAGGIO


“This Is Not Your Heaven” è un episodio che si prende tutto il tempo che ritiene necessario per dare una giusta chiusura alle varie storyline. Non c’è niente di affrettato ma allo stesso tempo non ci sono nemmeno tempi morti che fanno storcere il naso. Tutto ha un suo senso, perfino l’eccessiva galoppata finale nel paradiso personale di Elsa.
Sheridan alla penna e Richardson alla regia fanno un ottimo lavoro ritagliando tempi e modi per tutti, anche per personaggi secondari come quello di Josef che, pur non avendo mai brillato di luce propria, aiutano a contestualizzare una situazione molto difficile ed una realtà che può uccidere in qualsiasi momento.
In questo contesto Sheridan fa anche molta attenzione al messaggio storico che vuol trasmettere, specialmente dal punto di vista della popolazione indiana americana che, ancora una volta sotto la sua supervisione, si rivela essere piuttosto accondiscendente e generosa e non una minaccia come spesso sbandierato nei vari film western.
Proprio tramite alcune scene prive di dialoghi e anche con il brevissimo scambio di battute tra James e il capo tribù emerge tutta l’attenzione ad un contesto storico spesso traviato da una cinematografia fuorviante che, in questo caso, enfatizza tutte le difficoltà dei viaggiatori ma anche le regole imposte da chi già viveva in quelle terre.

But know this: that in seven generations my people will rise up, and take it back from you.

La morte di una figlia è un evento universalmente condiviso e così il dolore diventa la lingua in comune con cui i vari gruppi riescono ad interagire senza uccidersi a vicenda. Un dolore che questo episodio è riuscito a trasmettere perfettamente sia grazie a delle interpretazioni molto signorili di Tim McGraw e Isabel May, sia grazie ad un climax di desolazione crescente che trova il suo culmine nella morte di Elsa e nella voluta ma potente assenza di scene successive.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia di Ben Richardson come al solito veramente encomiabile
  • La scena finale con Tim McGraw e Isabel May estremamente emozionante
  • Il suicidio di Shea
  • Il taglio della gamba di Josef
  • Vibe da series finale
  • Molto interessante come Sheridan continui a mostrare diversi lati delle tribù indiane, spesso più volenterose nell’aiutare i viandanti piuttosto che ucciderli
  • È un addio per molti, troppi personaggi

 

Sheridan chiude in bellezza una stagione difficile che ha visto alcune difficoltà di scrittura ma che ha saputo riprendersi osando uccidere la sua protagonista e andando oltre i soliti cliché narrativi.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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