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My Brilliant Friend: Those Who Leave And Those Who Stay 3×04 – Cold WarTEMPO DI LETTURA 4 min

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My Brilliant Friend 3x04 recensioneCon “Cold War”, ci si trova davanti a un episodio diverso rispetto ai precedenti non solo di questa stagione, ma di tutta la serie. Per la prima volta, la puntata non approfondisce né le dinamiche tra Lila e Lenù né quelle tra Lenù e la sua famiglia, per concentrare tutto il focus su Lenù e sulla sua trasformazione da ragazzina a donna adulta.

UN EPISODIO LENÙ-CENTRICO


È un operazione importante e necessaria, per vedere da vicino e cercare di comprendere ciò che passa nella testa di Lenù, interpretata sempre in modo giusto da Margherita Mazzucco, che riesce a conferire al suo personaggio la giusta quantità di inettitudine alla vita adulta.
Proprio Lenù è alla ricerca della propria identità e di una voce vera e credibile che lei stessa sa di non aver mai trovato senza Lila, motivo per il quale proprio dopo la telefonata con l’amica riuscirà a darle l’ispirazione che cercava tanto disperatamente.
L’atmosfera è cupa, permeata dallo stile degli anni Settanta, tutta volta a rispecchiare lo stato d’animo della protagonista. Lo si evince non solo dalla regia, ma anche dai dialoghi, che sono molto più espliciti e chiarificatori, per far sì che nulla sia lasciato all’interpretazione dello spettatore. Potrebbe essere una conseguenza della nuova regia di Daniele Luchetti, oppure, essendo ufficialmente arrivata l’età adulta, il regista stesso potrebbe aver scelto di porre la protagonista sotto una luce chiarificatrice, piuttosto che rendere la sua crescita più misteriosa.

UN DIVERSO STILE REGISTICO


Come già ribadito, la sfida più grande di “Storia di chi fugge e di chi resta” era proprio quella di rendere credibile il viaggio delle protagonista nell’età adulta, sfida resa più ardua proprio dall’età delle giovani protagoniste. Proprio in questo episodio, per la prima volta, la differenza di età inizia a farsi sentire e non a causa di Margherita Mazzucco (alla quale non si può imputare nulla), ma per colpa di alcune inquadrature che non aiutano a rendere credibile l’età della protagonista. Diventa difficile credere che ci si trovi di fronte a una donna piuttosto che a una ragazzina, nonostante le scelte narrative della protagonista dicano il contrario, trattando temi come la noia coniugale, il tradimento e la maternità.
La narrazione ne esce più frammentata e meno scorrevole, rendendo di conseguenza il ritmo più lento e meno serrato. Solo il tempo potrà dire se questa sia una scelta voluta che continuerà nei prossimi episodi, come per segnare una svolta nello stile, essendo entrati negli anni Settanta, o se si tratta solo di un episodio isolato.

UN MONDO NUOVO


L’episodio mostra come la conquista di una vita rispettabile da parte di Lenù, lontana dal Rione tanto denigrato in passato, non si riveli poi tanto meglio.
Ecco che le sensazioni raccontate da Gigliola di una concezione di matrimonio che sembrava ormai altra da Lenù, si rivelano tali anche per lei. La vita matrimoniale è solitaria, priva di stimoli e noiosa, tanto che Lenù non riesce più a trarre spunto da nulla per scrivere il suo nuovo libro. La noia regna sovrana e spinge la protagonista ad agire per inerzia, quasi a dover seguire pedissequamente tutto ciò che una moglie deve fare, senza ribellarsi al proprio destino. Lenù non si smentisce, continuando a vivere in modo passivo la sua vita, senza imporsi o azzardando scelte coraggiose, tipiche invece di Lila.
Lenù si trova letteralmente in un limbo, incapace di staccarsi dal suo passato e inetta nel nuovo mondo che è il suo presente, tanto che il suo nuovo romanzo è un vero e proprio fallimento.
Emblematico è il dialogo finale in cui Lila confessa a Lenù che nessuno dei due libri le è piaciuto. Lila comprende (e Gaia Girace è bravissima a renderlo con gesti semplici e poche parole) che anche se in un mondo nuovo, Lenù si trova nella stessa gabbia in cui anche lei è intrappolata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La bravura delle protagoniste
  • Dialoghi eccellenti
  • Tematica del matrimonio ben trattata
  • Ritmo più lento e frammentato
  • Regia non sempre impeccabile
  • Differenza di età evidente

 

La qualità del prodotto è innegabile, sia per la regia nuova, per i dialoghi impeccabili e soprattutto per la bravura di entrambe le protagonista. Tuttavia, con “Cold War” un po’ di freddo si è sentito e la regia non sempre è stata impeccabile. Non è semplice rendere il romanzo di Elena Ferrante, più che altro perchè si rischia di non far capire esattamente lo stato d’animo della protagonista. Si è compreso, ma poteva essere reso meglio.
La stagione è al giro di boa e dai prossimi ci si aspetta moltissimo visto che le protagoniste dovranno essere sempre più credibili nei ruoli di donne ancora più adulte.

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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