Lentamente, ma molto lentamente, sembra che le varie sottotrame inizino a convergere verso un punto comune. Certo, considerando che mancano due episodi alla fine si sarebbe portati anche a pensare “finalmente”, ma tant’è: Taylor Sheridan non è minimamente interessato a portare la propria narrazione ad un andamento quanto meno sopportabile e il risultato finale è l’ennesimo episodio che mostra lati positivi, annegati in una sequela di sottotrame non necessarie e ormai lasciate soltanto per fare colore, unitamente a personaggi che comincia a diventare lecito chiedersi quale utilità possano avere al termine del racconto.
Un esempio? Come si appuntava già nella recensione del terzo episodio, “Wrap Thee In Terror” , l’inseguimento del Marshall e del sacerdote sta assumendo i contorni della farsa. Un po’ per abbandono della storia da parte della sceneggiatura (che sta semplicemente facendo vagare nel nulla i personaggi da inizio stagione), un po’ per una mancata utilità fino ad ora con la storia principale di 1923. Ora che Spencer Dutton è in rotta di collisione però qualcosa potrebbe tornare a smuoversi. Però che fatica: cinque episodi per, forse, avere qualcosa.
Vedere in continuazione padre Renaud (palesemente il sosia di Enzo Salvi) sta diventando un peso non di poco conto. Magari il finale di questo episodio, per quanto rappresenti il più falso dei plot twist (e uno dei peggiori a livello di costruzione), segnerà il cambio di passo. Ma si tratta ormai di speranze vuote.
E LE ALTRE SOTTOTRAME COME SONO MESSE?
Accantonato il west puro restano le altre sottotrame: Spencer, già citato, e Alexandra. Per il primo si tratta di un avvicinamento a grandi falcate a casa, grazie anche al pronto intervento di un deus ex machina che da una parte aiuta a dare l’idea al pubblico di collegamento con la sottotrama di Teonna, dall’altra accelera il rientro in Montana. La telefonata con McDowell è un utile elemento per collegarsi all’epopea di Alexandra. L’uomo non prende minimamente in considerazione Fossett perché è una donna: siamo negli anni ‘20, occorre ricordarlo, quindi tutto assume abbastanza senso.
Poco dopo, Alexandra viene prima detenuta e poi rilasciata per aver massacrato un uomo (benestante) che la stava violentando grazie al supporto di una coppia che era nella cabina ristorante durante l’aggressione. Una piccola forzatura anche qui per superare il problema dell’arretratezza culturale del periodo: termini “stupro” e “stuprata” appaiono talmente lontani al punto che sembra logico non venissero presi in considerazione dai poliziotti dell’epoca. Appare meno logico, invece, l’intervento della coppia a supporto di una cameriera (per quanto dotata di un’intelligenza spiccata). Tuttavia è chiaro che serviva qualcosa per sbloccare Alexandra dall’ennesimo rovinoso incontro con la realtà degli USA.
UN PASSATO CHE RITORNA SOLO QUANDO FA COMODO
Quest’ultimo aspetto resta il più interessante di questa seconda stagione di 1923: esattamente come accaduto per la porzione di puntata dedicata agli interrogatori a Ellis Island, la sequela di sfortune che affliggono Alexandra – per quanto esasperate all’inverosimile – risultano interessanti. In aggiunta, trasmettono al pubblico la ruvidezza degli USA, come detto, fino a qui percepibile solo all’interno del Montana. Stato che, a questo punto, appare forse tra i più normali considerato il resto.
Spencer trasmette al pubblico il giusto senso di “old west” quando, salendo sul treno con in braccio il proprio fucile, si stupisce di non poterlo teoricamente portare con sé: “ma dove andremo a finire se una persona non può portarsi dietro nemmeno il suo fucile?”. Frase non pronunciata con queste esatte parole, ma il senso rimane intatto. Ci si trova pur sempre nel 1923 ed è giusto ringraziare Taylor Sheridan che aiuta il proprio pubblico a ricordarlo durante la visione. Sarebbe stato bello se, all’occorrenza, se ne fosse ricordato anche lui durante la fase di scrittura.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un colpo di scena finale che non spinge alla visione dell’episodio successivo, ma è l’attesa per il finale ormai prossimo a far esultare: due puntate e questa stagione di 1923 andrà in archivio. Cosa resterà? Sicuramente uno degli spin off più deboli del mondo quello di Yellowstone (per ora), con una infinità di sottotrame non necessarie e che condensate potevano restituire una semplice miniserie di 8-10 episodi. Il formato di 1883 non era sufficiente? Occorreva lucrare anche qui? Il risultato finale di questa operazione è tranquillamente sotto la sufficienza.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
lo scopo di una Serie è quello di intrattenere il pubblico e Sheridan sa farlo alla grande. questa recensione è soltanto ridicola.
Facci sapere cosa pensi del finale allora perchè se non è ridicolo quello allora “agree to disagree”
Ti ringrazio per il “ridicola”, più che altro perché nella recensione non è stato attaccato il lato dell’intrattenimento, quanto l’assurdità delle varie storie che Sheridan ha costruito in questa stagione.
Tralasciando Alexandra, che in questo episodio con la sua epopea coinvolge, lo stesso non può essere detto per l’accoppiata prete-marshall: sballottati dal primo episodio alla ricerca di una ragazza indiana che non riescono a trovare…e a parte mostrarci il lato bucolico del west e le cavalcate in mezzo alla sabbia questa storia, anche in questo episodio, praticamente non esiste.
A Spencer serviva invece un deus ex machina per poter tornare in Montana altrimenti in soli 3 episodi non ci sarebbe nemmeno andato vicino.
1923 sarà di intrattenimento, ma tra gli spinoff di Yellowstone è sicuramente quello più debole, per ora. 1883, per esempio, era riuscito a unire storie e intrattenimento in maniera molto più sapiente, nonostante anche lì ci fossero alcuni punti troppo diluiti.
Certo, 1883 aveva “solo” dieci episodi. Molti dei problemi di 1923 vanno ricercati nel numero totale di episodi.