Dopo tre episodi non esattamente esplosivi, 1923 arriva al quarto appuntamento stagionale con “Journey The Rivers Of Iron”, un titolo che promette intensità e tragedia, ma che, una volta visto, lascia solo la sensazione di essere rimasti incastrati su binari arrugginiti per quasi un’ora. Con una durata di 58 minuti, l’episodio è lungo il giusto per raccontare qualcosa di importante, peccato solo che non lo faccia quasi mai e quindi a quattro episodi dalla fine della serie si è ancora molto distanti da un qualsiasi tipo di confronto finale.
La trama si muove al rallentatore, senza una vera direzione (cioè, lo scopo di far confluire tutte le trame nel ranch dei Dutton c’è e rimane, anche se non è chiaro nè come nè quando accadrà) e con una sequenza di scene che sembrano più interessate a occupare tempo che a raccontare storie. Non è una questione di lentezza narrativa – che a volte può essere una scelta –, è proprio una mancanza di sostanza, di avvenimenti rilevanti, di tensione, di personaggi in grado di reggere lo schermo.
IL NON PUNTO DELLA SITUAZIONE
L’unico momento che funziona davvero, ed è anche il primo, è l’aggressione a Alexandra, che viene picchiata e derubata nei bagni della stazione. Una scena dura, inaspettata, ben girata e capace di generare un minimo di shock. In quel momento si percepisce il pericolo, l’urgenza, la fragilità di un personaggio che è stato costruito con più attenzione di tanti altri. Alexandra è umana, ha una storia, e viene messa a rischio in modo credibile. Se tutto l’episodio avesse mantenuto questo tono, parleremmo di tutt’altro.
Però a parte questo exploit iniziale, tutto il resto è fondamentalmente dimenticabile. Il grosso della puntata si concentra su Zane, personaggio secondario terziario del ranch che viene sottoposto a una craniotomia di emergenza. E qui comincia il festival del nulla con interminabili minuti di chirurgia frontale, con Zane legato a un tavolo mentre gli aprono il cranio, e lo spettatore che si chiede: “ma perché dovrebbe importarmi?“. Non c’è connessione emotiva, non c’è tensione vera, solo una scelta registica discutibile di dedicare così tanto tempo a un intervento su un personaggio che non ha mai avuto lo spazio per essere importante.
E se si parla di personaggi inutilizzati male, Jack Dutton ed Elizabeth meritano una menzione d’onore. Lui ha la profondità emotiva di un recinto di carta, lei è un personaggio scritto a metà tra l’ornamentale e l’invisibile. La loro storyline avrebbe tutto il potenziale per dire qualcosa sulla nuova generazione dei Dutton, sul conflitto tra tradizione e futuro, sull’idea di famiglia e di eredità. Ma no: ci si ritrova invece con scene imbarazzantemente superficiali, dove il massimo della tensione è la scoperta che Elizabeth è incinta, gestita con una banalità quasi offensiva.
E LE ALTRE TRAME?
Nel frattempo, gli altri fili narrativi restano praticamente fermi. Alexandra? Praticamente assente a parte la scena iniziale. Teonna? Pervenuta quel tanto che basta per ricordare al pubblico che esiste. Il villain Donald Whitfield? Sempre molto troppo impegnato con i suoi giochi sadici e le sue prostitute, ennesima trama secondaria che, se non porterà a nulla, verrà considerata più come un modo per sprecare minuti preziosi piuttosto che per creare profondità.
E intanto la voce fuori campo di Elsa ricorda, come sempre, che il destino è crudele, l’inverno è lungo e il progresso è un mostro senza volto. Tutte cose che già si sapevano. L’unica cosa che non si sapeva era quanto potesse pesare un episodio in cui non succede nulla.
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“Journey the Rivers of Iron” si candida con forza a peggior episodio della stagione (e forse della serie), sprecando tempo e spazio narrativo su scelte che non coinvolgono e non emozionano. Un’ora riempita di gesti, silenzi e sofferenze poco credibili, quando servirebbero scelte più coraggiose, più scrittura e meno anestesia. Anche perché qui, a differenza di Zane, non c’è nessun trapano che riesca a svegliare questa trama dal suo torpore.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.
buongiorno il film per me è stato formidabile ho messo quattro stelle perché mi sono sbagliato ne volevo mettere cinque. Voglio rispondere a chi non ha gradito il film si sa che i film che durano oltre 10 puntate di un’ora ciascuna e ovvio che qualche puntata può essere meno impegnativa dell’altra.Vorrei rispondere ha qualcuno che si lamenta del film che se guardiamo i film di Sergio Leone che io amo tanto quando nei duelli uomo di fronte all’altro che prima di spararsi se ne passa circa sette minuti quindi il film viene classificato scadente.