Occorre una premessa. Recensire delle serie tv, episodio per episodio, è un’azione che denota una certa mania ossessivo-compulsiva. Ogni recensione ha al suo interno il risultato di numerosi riti pre-scrittura (immagine, etichetta, ascolti…) che sono parte di un complesso insieme di armi di sfogo per l’estensore maniaco del controllo. E’ con enorme disagio che ci si approccia a recensire il secondo capitolo della saga del pluri-pubblicizzato prodotto nostrano trasmesso da Sky Atlantic (e nato da un’idea di Stefano Accorsi, ma i tempi di quel tormentone sono ormai andati). Secondo capitolo di una saga, quindi seconda stagione, si potrebbe dedurre. No. Cioè sì. Ma con un titolo diverso. La seconda stagione di 1992 è in realtà la prima stagione di 1993. E’ un sequel? E’ a tutti gli effetti la seconda stagione? Perché nelle app specializzate gli episodi presi in esame vengono riportati come 1×01 e 1×02? Se ci si volesse riferire allo show nella sua interezza, come lo si dovrebbe chiamare? Primi Anni Novanta?
C’è veramente tanto fastidio.
“Sarà uno splendido 1993…”
Così si concludeva la prima stag 1992, con Notte e Beatrice Mainaghi davanti ad un cartellone che rappresentava a tutti gli effetti l’inizio del berlusconismo. Un cliffhanger all’italiana particolarmente forte perché estremamente familiare al pubblico, ancora memore di un periodo storico vivido nelle memorie.
1993 si presenta – naturalmente senza il bisogno di specificare la quantità di tempo trascorso – con uno stacco rispetto al precedente finale di stagione. L’impressione di essere di fronte ad una saga ripartita con l’accetta è forte, soprattutto grazie a come vengono ripresentati i personaggi: non troppo lontani da come erano stati lasciati (d’altronde il tempo passato non è molto), eppure protagonisti di leggere evoluzioni/involuzioni avvenute off screen.
La trama gioca su più fronti, da buona serie corale. Il ramo della giustizia (capitanato da Pastore), il ramo dello spettacolo e della tv (con Veronica), il ramo della politica interna al parlamento (Bosco) e di quella esterna, della politica attiva nei salotti (Notte). Poi ci sarebbe anche il lato imprenditoriale, ma il personaggio di Tea Falco ancora non ha avuto grandi momenti di gloria, oltre al fratello ubriaco alle prese col golf.
Protagonisti inventati di sana pianta si muovono quindi nell’Italia dei primi anni novanta, in pieno cambiamento socio-politico, facendosi portabandiera di tutti i settori che i creatori della serie hanno ritenuto di dover approfondire e raccontare. La tentazione del documentario – della narrazione didascalica – è (apparentemente) svanita e ha lasciato spazio alla narrativa pura inserita all’interno di un contesto storico, dando vita ad un particolare racconto di costume in cui anche lo spettatore relativamente giovane si diverte a riconoscere ed identificare personaggi noti. Già dai titoli di testa non può non montare la curiosità per il Massimo D’Alema di Vinicio Marchioni, apparso soltanto in un flashback assieme a Notte ai tempi della FGC. Dopo Roja nella prima st in 1992, viene da chiedersi se sarà presente Francesco Montanari (il Libanese) in 1994, magari interpretando Emilio Fede che annuncia (SPOILER) la vittoria di Berlusconi alle elezioni.
In ogni caso salta all’occhio una particolare conflittualità in questa doppia premiére, soprattutto riallacciandosi allo show dopo diverso tempo e rielaborando il tutto relativamente a mente fredda. Si è già detto come sia totalmente apprezzabile un tipo di narrativa “inedita”, pur riallacciata ad un contesto storico reale e soprattutto “vicino”. La tendenza a voler rimanere ancorati sul realismo, con conseguente lezioncina morale da impartire agli spettatori, è uno dei vizi della scrittura televisiva italiana. Quindi ben venga la generale idea di Stefano Accorsi. Ciò che però avviene durante la visione di 1993 è che lo spettatore si trova in un misto di curiosità e scalpore nei confronti degli intrighi politici, delle riproposizioni di costumi di ormai più di vent’anni fa, della ripresa di personaggi tuttora celebri (chi scrive è nato qualche anno prima di quel periodo, sarà perdonato un certo attaccamento all’epoca). Per farla breve: Dell’Utri incuriosisce più di Veronica Castello. Romanzare così le vicende di personaggi inventati, inevitabile motore della serie, rischia di inquinare la riproposizione storica così ben realizzata e pensata. Si passa così da svolte di trama più o meno interessanti (più: le trame di Bosco, il ritrovamento del cadavere; meno: il passato di Notte, rappresentato da stereotipati flashback in bianco e nero, oppure la carriera televisiva di Veronica) a fugaci pillole del Di Pietro interpretato dal brillante Antonio Gerardi (pur non proprio molisano nell’accento), o l’ancora più eccellente Berlusconi di Paolo Pierobon, e continua a rimanere curiosità per il D’Alema di Marchioni.
Il difetto, quindi, che 1993 rischia di portarsi dietro è proprio quello di una sovrabbondanza di storyline e di intrecci che possono far cadere lo show più verso la soap opera che il thriller politico (e il nostro paese offre tante di quelle fonti che sarebbe un peccato vederle sprecate).
Viene quasi da pensare, in contrapposizione con quanto già affermato, che mantenendo invariato lo scenario, estrapolando un unico protagonista dai tanti personaggi inventati (ad esempio Notte o, ancora meglio, Bosco) e facendo ruotare su di lui l’intera storia, forse ci si sarebbe trovati davanti ad una narrazione inedita più efficace. La presenza di più protagonisti, paradossalmente, li rende come manichini utili a raccontare la Storia, e non una storia. Andando a finire proprio in quella forma di documentario che forse si è voluto evitare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio 10 1×10 | 0.42 milioni – ND rating |
Episodio 1 2×01 | ND milioni – ND rating |
Episodio 2 2×02 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.