“It’s just a name.”
Nope. Questa volta James McGill ha torto. Non è solo un semplice nome, è qualcosa di molto più importante. La buona Ann Cheriks, sceneggiatrice della puntata, questo lo sa bene, difatti ha deciso di inserire questa fantastica chicca alla fine della visione lasciando lo spettatore in uno stato catatonico che durerà fino al prossimo episodio. Ma non tutti sono felici di quanto visto, per chi grida al fan-service, la pubblicità non può essere inserita in questa particolare lista. Saul Goodman prima o poi doveva essere tirato fuori. Sono passate ben due stagione e mezzo dall’inizio di Better Call Saul e i tempi sono ormai diventati maturi. Il processo su cui erano incentrati gli ultimi due episodi è terminato, il verdetto è una vittoria per Jimmy che si vede sospeso dall’ordine degli avvocati solo per un anno. Presumibilmente i 12 mesi in cui il protagonista della serie non potrà esercitare la sua professione saranno fondamentali per completare la sua personale metamorfosi.
La fine del processo ha chiuso praticamente tutte le parentesi che erano state lasciate in sospeso negli episodi precedenti. Jimmy costretto a prendere un anno “sabbatico” ha trovato un nuovo metodo per portare a casa la pagnotta. La marchetta esprime l’essenza del character conosciuto in Breaking Bad, per l’appunto quelle scritte gialle e quel nome diverranno il suo marchio di fabbrica. Per quanto riguarda Chuck, dopo aver compreso il suo stato di salute, sembra intenzionato a ricominciare la sua vita. Avendo perso Rebecca, il fratello e buona parte della sua dignità decide di reagire e di affrontare un viaggio notturno al centro della città alla ricerca di un telefono funzionante per parlare con un medico. La scena di cui è protagonista un sempre ottimo Michael McKean è qualcosa di registicamente impeccabile. Un vero plauso va anche a Keith Gordon, regista della puntata, che è riuscito a rendere in modo eccellente il disturbo mentale del non tanto povero avvocato, creando un trip pregno di effetti ottici e rumori nauseanti.
“You talk to your father.”
Fin da quando si è piccoli i genitori crescono i propri figli aiutandoli a distinguere il bene dal male. È un processo di enorme importanza che serve al bambino per comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il cinema classico questo lo sapeva, una delle regole ferree era rispettare la drammatizzazione, cioè rendere identificabile il personaggio buono ed il personaggio cattivo. Breaking Bad si è fatto beffa di questa regola, creando una moltitudine di personaggi dalla dubbia moralità e facendo perfino sperare lo spettatore nella morte del protagonista. Better Call Saul non è da meno. Jimmy, seppur meno estremo di Walter, è senza dubbio un anti-eroe ma è la rivalità Hector vs Gus a scostarsi di più dai classici canoni del cinema. Se nello spin-off si è più portati ad essere dalla parte del proprietario de Los Pollos Hermanos, nella serie madre non si poteva che simpatizzare per l’altro spacciatore che era costretto a subire le continue beffe del rivale. In ogni caso il loro “feud” è già stato scritto, allo spettatore manca sapere solo il modo in cui Fring ha ridotto Salamanca sulla sedia a rotelle. Prevedibilmente sarà la mano di Nacho ad affondare il coltello nella schiena del suo capo.
Nel frattempo Gus, nell’arco dei 50 minuti, appare soltanto in un breve momento in una sequenza che, anche se emblema del fan-service già menzionato, ha il pregio di mandare in estasi tutti i fan. La famosa lavanderia in cui lavoreranno Walter & Jesse è stata comprata grazie all’aiuto di Lydia. Un evidente segnale che Better Call Saul si sta avvicinando sempre di più alla linea temporale della serie madre.
I fratelli McGill sono in fase di stallo, come il loro rapporto. Ai più attenti Scrubsiani la scena tra Rebecca & Jimmy non può che ricordare l’episodio della quinta stagione “Il Crollo Del Mio Idolo”. Un Dr. Cox distrutto a causa della morte di tre dei suoi pazienti viene confortato da tutti i suoi amici tranne che da JD. Quando Carla chiede spiegazioni al giovane medico lui le risponde, mentendo perfino a se stesso, che non riesce a mandare giù il suo abuso d’alcol in ospedale ma poi, nel momento del bisogno, conscio di essere soltanto spaventato all’idea di non poter contare sempre su di lui, andrà a trovarlo. Ai non Scrubsiani questa parrà certamente una digressione, ma il punto è che una pace tra fratelli al momento sembra essere assai improbabile. Magari in un futuro potrebbe tornare anche lui dal suo fratello/mentore, ora però il loro rapporto sembra essere irrimediabilmente compromesso.
“Off Brand” è un episodio quasi perfetto, scheggiato dalla minuscola parte che ha avuto il buon vecchio Mike. L’utilità di metterlo on screen per meno di cinque minuti è molto dubbia, nessuno avrebbe fatto drammi se per una volta non fosse apparso. Per il resto questa terza stagione continua alla grande, solo gli ascolti non sono all’altezza, ma tant’è…
Better Call Saul non è per tutti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chicanery 3×05 | 1.76 milioni – 0.7 rating |
Off Brend 3×06 | 1.72 milioni – 0.6 rating |
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.