1994 3×05 – 3×06 – Episodio 5 – Episodio 6TEMPO DI LETTURA 4 min

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“A tutti piacciono le storie della gente semplice che arriva al successo, i personaggi secondari che diventano protagonisti ispirano simpatia.
Ma quel giorno, vedendo gli sghignazzi di Bosco e Bossi e insieme l’espressione offesa e ferita del mio capo, mi resi conto che anche all’ascesa della gente semplice ci vuole un limite.

L’aspetto più interessante di 1994 è che, giusto per dare conferma a chi ne avesse ancora bisogno della teoria dei corsi e ricorsi storici di Vico, ogni riflessione circa la politica di allora si rivela terribilmente attuale e ogni schema tende a riproporsi sotto nuove vesti.
Pietro Bosco è arrivato in Parlamento dal nulla; egli rappresentava il tipico uomo con la clava in mano che insegue una palla: nessuna istruzione e nessun merito, solo ignoranza e qualunquismo. Eppure il populismo, la rabbia circa uno Stato incapace di tutelare i suoi cittadini e qualche altra nozione base (di cui con molta probabilità non comprende appieno nemmeno il significato) rifilatagli in bocca da chi dirige le fila, lo portano dritto alla poltrona.
Insomma il personaggio di Pietro Bosco – che si esprime appieno in questo episodio pur con qualche linea eccessivamente macchiettistica – è la personificazione del concetto che non c’è bisogno di sapere di politica per poter fare politica e che una licenza elementare è più che sufficiente per redigere e approvare leggi in Parlamento.
Bosco è il classico militante politico agognato da tutti i partiti: ignorante e pronto ad essere indottrinato, ripetendo nozioni inculcategli da chi davvero gestisce la politica, senza la capacità critica di formulare e argomentare un ragionamento proprio e senza l’interesse di indagare a fondo i meccanismi, le motivazioni e la storia del potere e di chi lo esercita. E dove manca l’istruzione e la critica personale che possa rendere ciascuno capace di discostarsi da un’idea, è lì che si insedia il burattinaio, imboccando idee che faranno sembrare di star partecipando alla gestione della res pubblica. Un pupazzo è facile da manipolare a proprio piacimento, basta la promessa di una poltrona, di prestigio sociale e di belle donne: probabilmente un ruolo da leader quelli come Bosco non lo vorrebbero nemmeno; comporterebbe troppo lavoro, responsabilità e pochi giorni di ferie l’anno: molto meglio la sicurezza di avere sempre una poltrona e un ceto sociale da poter sfoggiare a cena.

“…Non può pensarlo davvero.”

Il fatto che la tipologia del parlamentare Bosco è tranquillamente applicabile a soggetti appartenenti oggi a qualsiasi partito, ci porta poi alla verità successiva: la politica non è più ideale ma interesse. 
E’ certo, quindi, che il racconto politico fittizio e le riflessioni che ne scaturiscono rappresentano la parte più smagliante della serie, che viceversa, si trova decisamente sottotono nell’affrontare il dato storico.
Berlusconi è rappresentato troppo in funzione di simpatici siparietti; Di Pietro ha perennemente quello sguardo tenebroso dei fotoromanzi e i suoi magistrati sono rappresentati come una massa di inetti, primo tra tutti Scaglia che non brilla per intelletto, linguaggio o presenza scenica, ma è semplicemente disegnato con una sigaretta in bocca e una polo fuori contesto che non abbiamo capito se deve essere presa come un segno di umiltà del personaggio.
Del pari, abbiamo già più volte detto, come nemmeno i personaggi immaginari di Leonardo e Veronica siano spiccati per caratterizzazione e originalità. Veronica è scampata, fortunatamente, alla storyline da Mean Girls che aveva preso tra le mura della Camera con le altre donne elette dal popolo, venendo collocata, però, nella scontatezza della gravidanza inattesa e del gioco di paternità; mentre, dall’altra parte, Notte continua ed essere il troppo impeccabile faccendiere di Berlusconi. Il personaggio di Stefano Accorsi è narrato in questa terza stagione come infallibile, smagliante e con la soluzione sempre pronta: non c’è nessun disegno di chiaro scuri, nessuna introspezione, nessun cenno di cedimento. Troppo artefatto per poter essere vero.
Tuttavia, sul finale del sesto episodio le cose sembrano rivoltarsi completamente: il mandato di arresto per Notte è pronto e il suo protettore politico lo sta per abbandonare. Leonardo sta per scoprire un’altra importante verità della politica: quando tutto precipita, qualcuno deve pur essere sacrificato alla forca per il bene superiore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I due simpatici spettatori esterni del quinto episodio
  • Miriam Leone brilla per bellezza e bravura, regalando la miglior performance attoriale della serie
  • Paolo Pierobon
  • Quinto episodio leggermente meglio del sesto
  • Risvolto rapporto Notte – Berlusconi
  • Gli ultimi due episodi andati in onda sono i migliori finora offerti dalla serie
  • Il narratore esterno del quinto episodio e l’omaggio ad American Beauty
  • Il Berlusconi del quinto episodio strizza l’occhio al Berlusconi di Sorrentino, ma è del tutto fuori contesto
  • Berlusconi rappresentato troppo in commedia
  • Pretesto per cui Veronica viene chiamata da Leonardo
  • Scaglia, un personaggio onesto, ma inetto (e qualcuno li levi quella sigaretta dalla bocca)
  • Leonardo, la camorra e la moglie del ministro svedese
  • In generale, rappresentazioni troppo macchiettistiche 
  • Fatte poche eccezioni, la serie è caratterizzata da sceneggiatura e recitazione mediocri

 

E’ apprezzabile che 1994 abbia voluto mettere al centro il racconto politico. Tuttavia, questo deve essere serio, credibile e supportato da sceneggiatura, recitazione e regia soddisfacenti, diversamente sarebbe stato meglio buttarsi solo nel puro romanzo con un accennato sfondo storico.
Il chiaro intento della serie è quello di voler essere a tutti i costi un prodotto che strizza l’occhio al cinema, ma è evidente che è finita con lo strafare, ottenendo scarsi risultati.

 

Episodio 4  3×04 ND milioni – ND rating
Episodio 5  3×05 ND milioni – ND rating
Episodio 6  3×06 ND milioni – ND rating

 

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