The Good Place, giunto ormai alla sua ultima stagione, sta mostrando in questi episodi tutti i pregi intrinseci di uno show la cui durata non è stata artificialmente dilatata per ragioni meramente commerciali.
Sin dai primi episodi, infatti, era chiaro che un concept di questo tipo avrebbe avuto, come durata ottimale, circa 4-5 stagioni di 13 episodi, e così è stato. Ora, giunti quasi alla fine del percorso, The Good Place si conferma ancora show vivo, pieno di idee e in grado di dare significato ad ogni puntata, senza trascinarsi stancamente (come purtroppo avvenuto in passato, anche a show di buona qualità) fino al series finale. In questo modo, anche un episodio sostanzialmente di transizione come questo riesce ad intrattenere e, al tempo stesso, a fornire degli spunti interessanti per il prosieguo della trama orizzontale, che da sempre è il fiore all’occhiello del prodotto di Michael Schur (un dato abbastanza peculiare per una Comedy ma, del resto, dell’atipicità ed eccezionalità di The Good Place abbiamo già parlato).
L’episodio inizia, a differenza di altre volte, non in diretta correlazione con il precedente, dato che le prime scene riguardano una delle attività escogitate dal team di Eleanor per rendere migliori i 4 umani a loro affidati. Quest’attività, in linea con i vari tentativi fatti finora, si risolve in un nulla di fatto. A differenza delle altre volte, la novità di questa puntata è l’arrivo di Glenn, un membro del Bad Place che ha deciso di tradire e rivelare che Michael non è Michael, essendo stato sostituito da Vicky. La scelta del traditore non è particolarmente rivoluzionaria, ma il suo utilizzo è senza dubbio efficace, perché il sospetto insinuato da Glenn ha il compito di amplificare le fratture e le incomprensioni già presenti all’interno del gruppo dei protagonisti.
Da questo punto in poi, come detto in precedenza, l’episodio diventa sostanzialmente un filler (nonché un qualcosa di molto vicino ad un bottle episode), essendo l’attenzione concentrata esclusivamente su questa vicenda. Come al solito, lo show si segnala per un’ottima sceneggiatura, in grado di inserire elementi di caratterizzazione dei personaggi anche in un contesto da “caso del giorno” in stile poliziesco procedurale. In particolare, l’ammissione di Michael sull’attacco di panico avuto al termine della terza stagione sortisce un duplice effetto: rende il suo personaggio ancora più umano e vulnerabile e, soprattutto, conferisce più autorevolezza alla leadership di Eleanor, che non è a capo del gruppo per via di un ragionamento machiavellico di Michael, ma perché effettivamente l’unica persona in grado di mantenere i nervi saldi in una situazione così delicata.
Un altro elemento da sottolineare, inoltre, è la decisione di rendere Jason il risolutore dell’enigma. Si tratta di una scelta particolarmente felice perché, in questo show, si è parlato molto di come tutti i personaggi (perfino Janet) si siano evoluti, mentre Jason è rimasto sempre lo stesso. In questo modo, invece, si inserisce un percorso di crescita anche per lui. Il percorso, si badi bene, non consiste tanto nella sua intuizione che porta allo smascheramento della Bad Janet (se ci si fosse limitati a questo, si sarebbe trattato di un qualcosa di non molto dissimile dalle situazioni – già viste diverse volte – del personaggio più improbabile, dell’underdog che miracolosamente riesce a risolvere la situazione), quanto alla decisione di farlo partire assieme a Michael per andare a salvare Good Janet. In questo modo, inoltre, si apre una nuova storyline molto rilevante, e ciò – si spera – permetterà allo show di esaltare in modo ancora maggiore le proprie qualità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chillaxing 4×03 | 1.92 milioni – 0.6 rating |
Tinker, Tailor, Soldier, Spy 4×04 | 2.02 milioni – 0.6 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.