Il mondo cinematografico e seriale è stracolmo di personaggi assimilabili al ruolo di hitman/scagnozzo e per tutti questi uno degli elementi imprescindibili per essere ritenuti credibili nella loro posizione è la bravura nell’uccidere. O quanto meno l’alta capacità di problem solving, sempre declinata ovviamente in un contesto oltremodo violento e sanguinoso.
Fa abbastanza storcere il naso, quindi, che Gölge, pur rappresentando un personaggio di questo tipo, venga mostrato a tratti addirittura incapace nell’estorcere delle semplici informazioni: il paffuto uomo che cercava di fuggire tra le strette vie della città viene fermato e dichiarandosi innocente convince Gölge. Un dialogo durato una manciata di secondi conclusasi in maniera repentina e con una pallottola gratuita sparata verso il malcapitato.
Se questa è la presentazione verrebbe da supporre che il resto della puntata scada nel ridicolo, ma in realtà non è così. Lo stato disinteressato, naïf e distaccato dell’hitman (protagonista di questa serie tv) sono dovuti ai dubbi sul suo passato e sulla ricerca di verità che non sembra aver avuto fortuna in tutti questi anni. Ma sarà proprio in questo primo capitolo che la verità verrà a galla dando una poderosa spallata ad ogni punto fermo fino a quel momento ritenuto tale.
50m2, IL KILLER IMBORGHESITO
50m2 è una nuova serie Netflix di produzione turca sbarcata in settimana sulla piattaforma streaming. Un crime che si tinge di comedy (con i siparietti tra i vari personaggi in scena), carico di misteri e domande sul passato, in particolar modo di Gölge (tradotto sarebbe “ombra”, un soprannome appropriato considerato il ruolo), l’antieroe della storia per cui il pubblico è portato ad empatizzare in quanto vittima del criminale locale (a cui lui fa riferimento sia “lavorativamente”, sia a livello personale) che sembra averlo tenuto all’oscuro del suo passato. A creare grande mistero è il titolo della serie a cui si riesce a dare un significato giusto in conclusione di puntata. All’interno di un negozietto di 50 metri quadri nascosto all’angolo di un quartiere, infatti, Gölge architetterà la propria personale vendetta contro quell’uomo che ad inizio puntata considerava una sorta di protettore (era la persona ad averlo accolto ed accudito fin da bambino).
Il non convincente ruolo di hitman viene contrapposto ad una storia che per quanto non originale (ennesima trama crime basata sulla vendetta) lascia sicuramente qualche spiraglio di interesse; ma l’elemento che potrebbe giocare un ruolo importante nel poter giudicare 50m2 una serie da seguire è quel lato comedy ad ora mostrato addirittura con più interesse di quello crime. Ciò che fa storcere il naso è che Gölge, per quanto mostrato in questo episodio, non riesca a rappresentare a tutti gli effetti il topos del killer spietato, della macchina sanguinaria: la scena iniziale per le strade; la sua camminata più ridicola che altro; nemmeno un’uccisione da parte sua in un’ora di puntata; violenza abbastanza scarna. Insomma, sembra di avere a che fare con un killer che imborghesitosi pare aver perso contatto con il suo vero io, per il dispiacere del pubblico.
Anche Engin Öztürk (l’attore che interpreta Gölge) lascia sicuramente a desiderare nel ruolo affidatogli ed una narrazione di questo tipo affidata ad un attore quale, per esempio, Jason Statham avrebbe portato sicuramente a ben altri risultati. Una considerazione forse banale e semplicistica (anche perché si stanno paragonando mondi cinematografici ben distanti), però si tratta di un appunto necessario per evidenziare, comunque, la sensazione di una debolezza a livello di cast.
Un finale che spinge al binge watching, personaggi che per quanto ironici hanno ben poco da raccontare al comparto crime-thriller, una storia tutto sommato interessante, alcune scelte stilistiche decisamente discutibili: 50m2 non è un codice alfanumerico astruso, ma il titolo della nuova serie turca che potrebbe far compagnia al pubblico in questo weekend di fine gennaio in attesa di tempi migliori. O di regioni colorate meno stringenti.
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50m2 potrebbe essere una serie passatempo giusto per riempire le giornate. Peccato che ogni puntata sfiori l’ora di messa in onda. E peccato che su Netflix sia presente un titolo come 24 che mette in mostra il meglio del panorama crime-thriller seriale. Ma 24 conta anche centonovantadue puntate, una visione sicuramente non semplice.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.