American Horror Story 9×08 – 9×09 – Rest in Pieces – Final GirlTEMPO DI LETTURA 4 min

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Bando alle ciance, quale giudizio si può dare alla nona stagione di American Horror Story che si è conclusa con questi ultimi due episodi?
Onestamente? Una sufficienza stringata. Più per affetto verso la serie che per i reali meriti specifici.
Badate bene. Questa stagione, come le ultime, di per sé non ha una scrittura pessima e in qualche modo conclude tutte le sue trame in linea con le sue premesse.
Da un lato, ci sono i soliti inevitabili buchi narrativi che ormai si considerano come parte della cifra stilistica della serie (per esempio, come Brooke si ritrovi in ospedale dopo essere stata quasi uccisa da Margaret), dall’altro trame iper-intricate che non vogliono altro che stupire lo spettatore, incurante (secondo loro, almeno) della loro verosimiglianza.
Il problema alla base della stagione, o uno dei tanti, è l’impossibilità di provare empatia con nessuno dei personaggi presenti. Non ci deve essere necessariamente un’identificazione coi personaggi (basta e avanza quanto sta succedendo con Joker) ma almeno essere partecipi del loro arco narrativo. Tutti i personaggi hanno di fondo una loro coerenza, che ne spiega in qualche modo le motivazioni. Purtroppo, queste stesse motivazioni rimangono e vengono approfondite quel tanto che basta a motivare la trama: non ci si immerge nella sofferenza patita da Brooke o nella love story impossibile tra Montana e Trevor; nell’ultimo episodio, per esempio, non si percepisce la sofferenza di Bobby nella ricerca della verità ma, in questo caso, viene introdotto solo come espediente per chiudere più trame senza che si riesca a piangere nei pochi attimi di famiglia ritrovata.
In sostanza, l’attenzione che si presta è focalizzata solo alla chiusura “sensata” di tutte le trame, in modo che queste portino ad uno sbiadito omaggio al concetto di memoria collettiva e alla nostalgia.
Non è un caso che la serie porti già nel titolo la sua dichiarazione di amore verso una decade tanto influente sul piano cultural-popolare anche per il genere horror. Il ricordo e la nostalgia della propria giovinezza sarebbero dovuti essere i temi di fondo ai quale legare la complessa trama elaborata, tuttavia, questi escono fuori soltanto attraverso le parole di alcuni personaggi ma non permeano il racconto stesso.
A cosa serve prendere praticamente tutti gli ingredienti dei teen-drama a tema horror-slasher, miscelandoli pazzamente per elaborare una trama intricatissima per poi non sfruttarne le potenzialità?
E’ opportuno farsi sempre questa domanda quando si fruisce di un’opera di narrativa, altrimenti, chiusa la visione dell’episodio, in poco tempo ci si scorderà di questi personaggi e delle loro storie, senza esserne mai stati coinvolti.
Fortunatamente uno dei personaggi ha risollevato le sorti della serie. Forse due. Entrambi hanno ricoperto, in maniera totalmente speculare, il ruolo di cattivo/a e hanno riconsegnato personaggi simpatici e/o fondamentali. Si sta parlando di Ben e Margaret, legati da una sete di sangue di cui lei è la causa dell’altro.
A corredo di questa affermazione, si può citare la chiusura dolce-amara del penultimo episodio dove Ben si riunisce, finalmente amato, alla sua mamma e al suo fratellino, perdonato perché anche lui vive e lotta per suo figlio. Questi momenti, come anche il finale della stagione, danno l’idea di cosa poteva essere fatto in meglio, ma che invece per il resto dei personaggi non è stato mai tentato con convinzione. Troppo poco per alzare il voto della stagione oltre la sufficienza.
In fatto di tematiche, anche qui soltanto a sprazzi si capisce quanto siano importanti i ricordi del nostro passaggio su questo mondo e di come la nostalgia definisca i periodi segnanti la nostra esistenza. Poteva essere fatto molto di più, soprattutto perché gli anni 80 sono un’ambientazione già ampiamente usata in altre serie senza, però, che sia mai stata affrontata come tematica legata al ricordo e al potere che esercita sul nostro immaginario collettivo. In fondo, il ruolo degli spiriti e la loro paura di essere dimenticati non fa altro che riferirsi a questo. Il problema è che quei personaggi non mancheranno a nessuno, bucando nettamente la loro funzione narrativa.
Quello che si può salvare è forse proprio l’abuso dell’approccio ‘slasher’ alla narrazione. Qui sicuramente funzionale e in qualche modo gestito in maniera divertente ed eccessiva.
Sappiamo quanto l’essere eccessivi sia la cifra stilistica tanto amata da Falchuk e Murphy. Niente di nuovo, sia chiaro, ma gradevole.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Essere eccessivi per una serie horror slasher non può che essere divertente
  • Ben e il suo arco narrativo. Toccante e coinvolgente
  • Tutti gli altri personaggi. Fanno bene ad essere dimenticati come il campeggio Red Wood
  • Le potenzialità tematiche trattate solo superficialmente 

 

Non ricorderemo questa stagione come una delle migliori, ma sicuramente ha il merito di mantenere un certo grado di coerenza oltre a regalare un’ennesimo omaggio ad un periodo storico tanto fondamentale per la cultura pop.

 

The Lady In White 9×07 1.05 milioni – 0.5 rating
Rest in Pieces 9×08 1.05 milioni – 0.5 rating
Final Girl 9×09 1.08 milioni – 0.5 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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