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E come avevamo profeticamente predetto nella scorsa recensione, Arrow approfondisce il tema dell’identità segreta e della sua stressante gestione in “Damaged”, andando però oltre e portando all’attenzione dello spettatore altre importanti tematiche e altre importanti riflessioni, che si classificano presto detto come elementi trainanti non solo della stagione, ma della versione televisiva di Freccia Verde. Ma andiamo con ordine e partiamo dall’elemento meno presente nel serial, ma non per questo meno importante o superfluo: i flashbacks.
I retroscena isolani di Oliver Queen sono un chiaro segno di come gli showrunner vogliono costruire il background del protagonista incappucciato: in una maniera molti simile al concetto di “origini” che Matt Murdock/Devil ridefinì a suo tempo. Ci spieghiamo meglio. Quando Devil venne preso in mano da Frank Miller, quest’ultimo (forse involontariamente) diede al concetto di “origini supereroistiche” una sfaccettatura molto certosina, puntualizzando che un eroe non è tale solo perché ha dei poteri, ma sopratutto per come agisce e per cosa si batte; insomma, non è abbastanza avere dei poteri e/o eccellere in un campo, ma il saperli destreggiare e incanalarli verso un fine.
Per il Diavolo Custode della Marvel, infatti, non fu abbastanza perdere la vista e acquisire in cambio affinatissimi sensi, ma dovette anche addestrarsi con il virtuoso Stick e passare un periodo formativo dove dovette combattere il crimine con mezzi di fortuna (e senza neanche un costume). Insomma, le “origini supereroistiche” ora comprendono anche il periodo formativo dell’eroe, dove quest’ultimo impara a essere la figura che è destinata ad essere: nel caso di Oliver Queen, il periodo sull’isola equivale all’addestramento con Stick, e il ritorno a Starling City ai timidi inizi di Matt come Devil. Quindi quello che stiamo vedendo, sono ancora le origini di Freccia Verde (per chi avesse ancora dei dubbi) e i flashbacks fanno parte della costruzione della mitologia del personaggio; forniscono i tasselli in maniera più parsimoniosa e timida, rispetto alla trama principale di ogni episodio, ma non sono comunque da trascurare: specialmente quando introducono Deathstroke, mercenario scontratosi con metà dell’Universo DC e destinato a dare molto filo da torcere al vigilantes smeraldino. Anche di lui, ci viene mostrato poco, ma giù il fatto di averlo introdotto dimostra come la serie voglia puntare veramente, ma veramente in alto e costruire una serie senza esclusione di colpi.
Oltre alla sempre mirabolante fattura dei flashbacks, “Damaged” fa indubbiamente bene anche tutto il resto, prendendo intelligentemente la palla al balzo della questione dell’identità segreta, per approfondire il discorso dei segreti, dei pro/contro dell’averli, del valutare a chi dirli e della manifestazioni delle loro conseguenze e come affrontarle una volta che queste si saranno manifestate. Se dobbiamo essere onesti, una direzione dominata da questi toni prettamente riflessivi e votati all’approfondimento, messa subito alla quinta puntata, avrebbe fatto annoiare praticamente chiunque: per un telefilm, nelle prime puntate, bisogna concedersi ben poche pause e spingere il pedale dell’acceleratore più che si può, sopratutto se si è un serial su cui si punta molto sull’azione; il tutto però è reso accattivante e interessante, non solo perché il protagonista è un supereroe (e nel DNA di questa figura di fantasia è compreso il mantenimento di certi segreti) ma perché “Damaged” è diretto con la costante sensazione ansiogena che la situazione prenderà la piega sbagliata e ci mostrerà lo smascheramento totale del difensore di Starling City. A volte si sente un pò questo senso di pesantezza, ma fortunatamente, l’ansia su cui punta l’episodio ha spesso la meglio.
Tutto, ovviamente, si risolverà per il meglio e questa piccola parentesi “legal-procedual” porterà acqua al mulino di Oliver Queen, che ha deliberatemene scelto di farsi scoprire per allontanare i sospetti della sua identità dalla sua persona ed evitare che la maggior parte delle persone colleghino il ritorno di Queen con l’arrivo di Freccia Verde; qualcuno potrebbe essere amareggiato dalla risoluzione di questa storyline che ha planato troppo sul “tutto è bene quel che è finisce bene”, ma anche se si è optato per un certo “lieto fine”, la luce fuori dal tunnel è ancora ben lontana dall’essere vista. Oliver Queen è ancora dominato dai suoi fantasmi e schiavo dei suoi traumi: il cammino che ha iniziato, non è solo il riscatto per Starling City, ma anche un soggiorno nel purgatorio mirato a farlo rinascere ancora più forte.
I retroscena isolani di Oliver Queen sono un chiaro segno di come gli showrunner vogliono costruire il background del protagonista incappucciato: in una maniera molti simile al concetto di “origini” che Matt Murdock/Devil ridefinì a suo tempo. Ci spieghiamo meglio. Quando Devil venne preso in mano da Frank Miller, quest’ultimo (forse involontariamente) diede al concetto di “origini supereroistiche” una sfaccettatura molto certosina, puntualizzando che un eroe non è tale solo perché ha dei poteri, ma sopratutto per come agisce e per cosa si batte; insomma, non è abbastanza avere dei poteri e/o eccellere in un campo, ma il saperli destreggiare e incanalarli verso un fine.
Per il Diavolo Custode della Marvel, infatti, non fu abbastanza perdere la vista e acquisire in cambio affinatissimi sensi, ma dovette anche addestrarsi con il virtuoso Stick e passare un periodo formativo dove dovette combattere il crimine con mezzi di fortuna (e senza neanche un costume). Insomma, le “origini supereroistiche” ora comprendono anche il periodo formativo dell’eroe, dove quest’ultimo impara a essere la figura che è destinata ad essere: nel caso di Oliver Queen, il periodo sull’isola equivale all’addestramento con Stick, e il ritorno a Starling City ai timidi inizi di Matt come Devil. Quindi quello che stiamo vedendo, sono ancora le origini di Freccia Verde (per chi avesse ancora dei dubbi) e i flashbacks fanno parte della costruzione della mitologia del personaggio; forniscono i tasselli in maniera più parsimoniosa e timida, rispetto alla trama principale di ogni episodio, ma non sono comunque da trascurare: specialmente quando introducono Deathstroke, mercenario scontratosi con metà dell’Universo DC e destinato a dare molto filo da torcere al vigilantes smeraldino. Anche di lui, ci viene mostrato poco, ma giù il fatto di averlo introdotto dimostra come la serie voglia puntare veramente, ma veramente in alto e costruire una serie senza esclusione di colpi.
Oltre alla sempre mirabolante fattura dei flashbacks, “Damaged” fa indubbiamente bene anche tutto il resto, prendendo intelligentemente la palla al balzo della questione dell’identità segreta, per approfondire il discorso dei segreti, dei pro/contro dell’averli, del valutare a chi dirli e della manifestazioni delle loro conseguenze e come affrontarle una volta che queste si saranno manifestate. Se dobbiamo essere onesti, una direzione dominata da questi toni prettamente riflessivi e votati all’approfondimento, messa subito alla quinta puntata, avrebbe fatto annoiare praticamente chiunque: per un telefilm, nelle prime puntate, bisogna concedersi ben poche pause e spingere il pedale dell’acceleratore più che si può, sopratutto se si è un serial su cui si punta molto sull’azione; il tutto però è reso accattivante e interessante, non solo perché il protagonista è un supereroe (e nel DNA di questa figura di fantasia è compreso il mantenimento di certi segreti) ma perché “Damaged” è diretto con la costante sensazione ansiogena che la situazione prenderà la piega sbagliata e ci mostrerà lo smascheramento totale del difensore di Starling City. A volte si sente un pò questo senso di pesantezza, ma fortunatamente, l’ansia su cui punta l’episodio ha spesso la meglio.
Tutto, ovviamente, si risolverà per il meglio e questa piccola parentesi “legal-procedual” porterà acqua al mulino di Oliver Queen, che ha deliberatemene scelto di farsi scoprire per allontanare i sospetti della sua identità dalla sua persona ed evitare che la maggior parte delle persone colleghino il ritorno di Queen con l’arrivo di Freccia Verde; qualcuno potrebbe essere amareggiato dalla risoluzione di questa storyline che ha planato troppo sul “tutto è bene quel che è finisce bene”, ma anche se si è optato per un certo “lieto fine”, la luce fuori dal tunnel è ancora ben lontana dall’essere vista. Oliver Queen è ancora dominato dai suoi fantasmi e schiavo dei suoi traumi: il cammino che ha iniziato, non è solo il riscatto per Starling City, ma anche un soggiorno nel purgatorio mirato a farlo rinascere ancora più forte.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nelle puntate.
- Il numero del vestito da carcerato che Oliver indossa al party a tema carcerario è 399471: il codice hex per il colore verde.
- Sempre parlando di numeri, nella scena in cui il sicario incaricato di ucciderlo viene fermato, il suo numero cambia in 731941: riferimento alla sua prima apparizione avvenuta su More Fun Comics #73 del 1941.
- Quando Laurel si trova in camera di Oliver, la donna ricorda l’ultima volta in cui mise piede nella stanza, che fu un party di Halloween del 2005; inoltre, Laurel ricorda un particolare dettaglio del suo costume di cui non va molto fiera: dei leggings a mò di calze a rete. Ebbene, nei fumetti, i leggings tipo calze a rete fanno parte del costume del suo alter-ego Black Canary.
- Fa la sua prima comparsa Edward Fyers, l’uomo che nella puntata ordina a Deathstroke di torturare Oliver Queen. Mentre nell’episodio si presenta apparentemente come nemico, nei fumetti Fyers è invece un grandissimo alleato di Freccia Verde; il personaggio non ha poteri di qualche tipo, ma è un espertissimo e letale agente della CIA che spesso e volentieri ha fornito al Team Arrow un determinante aiuto, pur non rinunciando a tenere un profilo molto basso e presentarsi quando strettamente necessario. Quando Oliver Queen morirà, Edward si avvicinerà molto al figlio di quest’ultimo Connor Hawke, fungendo per lui come una insostituibile figura paterna; prima comparsa: Green Arrow: The Longbow Hunters #3 del 1987.
- Mentre nel pilota ci fu solo un fugace riferimento, qui Deathstroke fa il suo ufficiale debutto. Comparso per la prima volta su New Teen Titans #2 del 1980, Slade Wilson si arruolò molto giovane nell’esercito Statunitense e venne usato come cavia consenziente per esperimenti simili a quelli che trasformarono Steve Rogers in Capitan America. Gli esperimenti ebbero successo e Wilson divenne un combattente eccezionale, e dopo varie vicissitudini, abbandona la vita militare e diventa il mercenario mascherato Deathstroke; incontra la strada dei Giovani Titani quando il figlio Grant rimase ucciso, e siccome la sua missione era quella di distruggere i Titani, allora per vendetta decide di portare a termine la sua missione, finendo per diventare un acerrimo nemico del gruppo. Si scontrerà con tanti altri personaggi, come Batman e Freccia Verde, ma principalmente Deathstroke rimarrà un nemico dei Titans.
PRO:
- Il riavvicinamento tra Oliver e Laurel.
- Il discorso sull’essere sinceri con chi ami fatto da Diggle al giovane Queen.
- Tutte le varie “battaglie”, sempre molto coreografiche.
- Deathstroke!
CONTRO:
- A volte un poco prolisso
- Laurel che entra in tribunale giusto in tempo per salvare Oliver: prevedibile
Nuovamente, Arrow tira un’altra freccia e fa di nuovo centro: “Damaged” fa decisamente del danni, ma sono danni a fin di bene e legati più alla scimmia con cui infetta tutti gli spettatori nel rilasciare puntate bomba come questa una dietro l’altra. La stagione è ancora lunga, ma cinque episodi così esplosivi messi in fila e di seguito, in uno scenario narrativo dove tutto “l’inventabile” sembra stato inventato, è degno di un bel meritato encomio.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.