“You’re looking a little ragged. You tired… or is it that you’ve actually been asleep this whole time?”
“Se avessimo per tutta la stagione puntate come “Fighting Fire With Fire“, chissà, Arrow potrebbe anche ricominciare a piacere e gli ascolti a non fare così schifo.”
In fondo ci dispiace un po’ dirlo: noi di Recenserie non abbiamo la bacchetta magica. Non possiamo in alcun modo intervenire sui dati d’ascolto che – e questa volta non si scherza – inspiegabilmente dopo un episodio come il precedente continuano nella loro imperturbabile crisi d’identità. Quello che però ci è concesso di fare, anzi, che siamo in dovere di fare, è dare a Oliver Queen quel che è di Oliver Queen. Dopo una stagione e mezza al limite del disastroso, la quinta stagione era stata un misto di episodi ben riusciti, alcuni sicuramente dimenticabili, il tutto ampiamente annacquato da puntate marginali di preparazione e attesa. Quando ci si ritrova davanti a una doppietta come quella messa in atto dal già citato “Fighting Fire With Fire” e il qui presente “Checkmate” però non c’è altro da fare se non ammirare stupiti un percorso di evoluzione che sta arrivando a pieno compimento.
“Please don’t threaten me. I’m in mourning. Haven’t you heard? The Green Arrow killed my wife earlier tonight, and apparently the mayor’s missing.”
Un successo che va insindacabilmente sotto il nome di Adrian Chase, vero protagonista morale di questa quinta stagione e in grado di far dimenticare in fretta tutti i vari scivoloni comunque presenti. A partire dall’opening – monasteri che compaiono a caso dopo più di cento episodi -, fino alle motivazioni di Talia – ma lo scontro in cui Ra’s Al Ghul muore non era un “onorevole” duello in cui solo uno dei contendenti sarebbe sopravvissuto? – anche un episodio come “Checkmate” ha i suoi punti deboli, frutto della natura trash dello show (The CW docet) che però sembra essere progressivamente accettata e abbracciata dagli sceneggiatori.
Oltre a tutte queste piccole mancanze (a cui si potrebbe anche aggiungere Felicity e questa parentesi dell’Helix che per il momento, per chi segue Arrow dagli inizi, è molto preoccupante), dicevamo, si impone la performance di Josh Segarra, ormai completamente calato nella parte di un villain che è una sintesi di quanto di meglio la serie ha regalato in questi anni. Se il suo Prometheus aveva già mostrato la sua presenza scenica ricordando ampiamente Slade Wilson, in questi quaranta minuti a guadagnare in profondità è il suo alter ego, a sua volta reminiscenza del miglior Malcolm Merlyn dei tempi andati. Il suo essere sempre “dieci passi avanti” non è soltanto un concetto ampiamente ripetuto durante gli scambi al veleno tra lui ed il team, quanto realisticamente una sensazione opprimente avvertita direttamente anche dallo spettatore. L’ironia affilata con cui percula si prende gioco con ammirevole costanza dei protagonisti gli dona tridimensionalità ponendolo in un intrigante limbo tra pazzia e genialità, posizione confermata dall’omicidio efferato della moglie, a prima vista out of character, ma che invece si tratta dell’ennesimo affondo ben riuscito all’interno di una personalità sicuramente non banale. Frutto di una scrittura approfondita e ricca di sfumature anche contrastanti, si potrebbe quasi azzardare che, all’interno di questa riproposizione in ambito televisivo di Batman, Adrian Chase sia il nuovo Harvey Dent.
Per come è stata condotta questa evoluzione: semplicemente chapeau.
- Adrian Chase non è Prometheus nei fumetti, ma il serial ha apportato delle modifiche per assicurarsi un colpo di scena ben assestato.
- Talia Al Ghul fa la sua prima apparizione nella linea di narrazione presente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Fighting Fire With Fire 5×15 | 1.60 milioni – 0.6 rating |
Checkmate 5×16 | 1.53 milioni – 0.5 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.