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Anche se la stagione è appena cominciata, si può dire all’unanimità che la scelta di spogliare Oliver Queen dal titolo di Freccia Verde è quella che varrà alla Sesta Stagione la pena di essere ricordata. Questo perché, quando si sceglie di togliere ad un personaggio importante quello che lo rende attraente – a maggior ragione se questo è il protagonista – il vuoto creato da questa mancanza necessita di essere riempito usando gli altri personaggi del cast. La scelta è sicuramente azzardata ma, se ben pensata a strutturata, può sicuramente mettere a segno piacevoli e inaspettati risultati, come quelli registrati in questa puntata.
Quello che salta più all’occhio in “Deathstroke Returns”, oltre all’ovvio ritorno di uno dei villain più incisivi di Arrow, è come non si senta la mancanza di Oliver Queen nei panni di Green Arrow. La cosa non è da vedere in senso negativo, quanto più in positivo, dato che il serial DC/CW è riuscito a dare forma a quanto scritto in apertura riempendo il vuoto lasciato da una figura potente e sfaccettata come il Freccia Verde di Amell con altre situazioni altrettanto accattivanti, mettendo al loro centro i comprimari di Arrow. A qualcuno potrebbe sembrare una scelta pessima, ma il fatto è che questa stagione si sta preoccupando di sfaccettare ulteriormente il Team Arrow, parte del mythos fumettistico di Freccia Verde.
La cosa che non poteva essere fatta con Queen a monopolizzare l’attenzione, cosa inevitabile se si ricopre un ruolo da protagonista. Ed ecco che viene spogliato dal protagonismo, con le tre caratteristiche più riconoscibili dello show ripartite in tre personaggi: il peso della maschera a John Diggle, i segreti vomitati dal passato a Black Canary, i flashback a Deathstroke. E’ anche vero che gli spettatori non sono facilmente ingannabili, tant’è che è troppo far loro credere che Diggle sarà il nuovo Freccia Verde da adesso in poi; tutti sanno che l’ex-Spartan è solo un supplente di smeraldo.
Quello che salta più all’occhio in “Deathstroke Returns”, oltre all’ovvio ritorno di uno dei villain più incisivi di Arrow, è come non si senta la mancanza di Oliver Queen nei panni di Green Arrow. La cosa non è da vedere in senso negativo, quanto più in positivo, dato che il serial DC/CW è riuscito a dare forma a quanto scritto in apertura riempendo il vuoto lasciato da una figura potente e sfaccettata come il Freccia Verde di Amell con altre situazioni altrettanto accattivanti, mettendo al loro centro i comprimari di Arrow. A qualcuno potrebbe sembrare una scelta pessima, ma il fatto è che questa stagione si sta preoccupando di sfaccettare ulteriormente il Team Arrow, parte del mythos fumettistico di Freccia Verde.
La cosa che non poteva essere fatta con Queen a monopolizzare l’attenzione, cosa inevitabile se si ricopre un ruolo da protagonista. Ed ecco che viene spogliato dal protagonismo, con le tre caratteristiche più riconoscibili dello show ripartite in tre personaggi: il peso della maschera a John Diggle, i segreti vomitati dal passato a Black Canary, i flashback a Deathstroke. E’ anche vero che gli spettatori non sono facilmente ingannabili, tant’è che è troppo far loro credere che Diggle sarà il nuovo Freccia Verde da adesso in poi; tutti sanno che l’ex-Spartan è solo un supplente di smeraldo.
Quello che spesso non si considera è che il cambio di identità porta una dualità di benefici: al sostituto (Diggle), che ottiene più risalto e sfaccettature, ma anche al sostituito (Queen), il quale capisce la necessità che sia lui e lui solamente ad occuparsi di ciò che ha dato in sostituzione (Freccia Verde). Del resto, Arrow esce da un percorso durato cinque anni e stagioni che doveva concludersi con “Lian Yu“. Ma come detto meglio in quella recensione, il network The CW non può più fare a meno di questi personaggi, ergo c’era bisogno per la serie ammiraglia del Flarrow-Verse di capire nuovamente il suo posto nel mondo. E in questi casi, non c’è miglior modo di capire qual è il proprio posto se non quello di allontanarsi da esso, fino a capire che vivere senza non è possibile.
E a proposito di nostalgia, Arrow cala un asso a dir poco pesante, uno di quegli assi che non è mai né troppo tardi, né troppo presto da mettere in gioco: Slade “Deathstroke” Wilson. Il mercenario interpretato da Manu Bennett ritorna all’ovile rimescolando un poco le carte e rendendo il serial ancora più imprevedibile del solito. Rivedere Deathstroke in azione non è solo una gioia per gli occhi, ma è anche la dimostrazione ultima dell’audacia di questa stagione, dato che con “Deathstroke Returns” il serial dimostra di voler dare grande risalto al character, sfruttando la messa in panchina di Oliver. Scelta piuttosto coraggiosa, poiché si parla di dare una fetta di protagonismo ad un villain/anti-eroe totalmente contrario alla filosofia dell’eroismo dell’arciere smeraldo: scelta atipica (per un serial comics) e finora mai tentata dai distinti colleghi del genere. I grandi risultati si vedono già da questa 6×05. In parte, le sequenze di puntata che vedono Slade Wilson protagonista possono anche avere una trama sempliciotta e dagli esiti prevedibili, ma col carisma di Deathstroke ad accompagnare, il tutto va giù liscio come l’olio. Questo non rende quelle scene meno colpevoli di poca originalità, ma visto chi è tornato, si può tranquillamente chiudere un occhio.
E’ corretto anche far menzione, nonostante questa sesta stagione appaia promettente, dei difetti della puntata. Al di là della prevedibilità di vedere il figlio di Slade Wilson a capo proprio dell’organizzazione che “l’ha ucciso”, va un po’ demonizzata la modalità in cui si viene a scoprire dell’identità di Vigilante. Aver rivelato viso e nome del vigilante e collegando il suo passato a quello di Black Canary, si dimostrano mosse apprezzabili per essere riusciti a prendere due piccioni con una fava; non solo aumentano le quest da affrontare del Team Arrow, ma si contribuisce anche a sfaccettare Dinah, rendendo l’eroina diversa dalle sue predecessore e affascinante per il suo nuovo tormento interiore. Il problema è che l’episodio sbaglia modalità di rivelazione e tempismo, non inserendo la quest in maniera scorrevole e genuina, ma di prepotenza, come se volesse risolvere storyline lasciate in sospeso a tutti i costi.
E a proposito di nostalgia, Arrow cala un asso a dir poco pesante, uno di quegli assi che non è mai né troppo tardi, né troppo presto da mettere in gioco: Slade “Deathstroke” Wilson. Il mercenario interpretato da Manu Bennett ritorna all’ovile rimescolando un poco le carte e rendendo il serial ancora più imprevedibile del solito. Rivedere Deathstroke in azione non è solo una gioia per gli occhi, ma è anche la dimostrazione ultima dell’audacia di questa stagione, dato che con “Deathstroke Returns” il serial dimostra di voler dare grande risalto al character, sfruttando la messa in panchina di Oliver. Scelta piuttosto coraggiosa, poiché si parla di dare una fetta di protagonismo ad un villain/anti-eroe totalmente contrario alla filosofia dell’eroismo dell’arciere smeraldo: scelta atipica (per un serial comics) e finora mai tentata dai distinti colleghi del genere. I grandi risultati si vedono già da questa 6×05. In parte, le sequenze di puntata che vedono Slade Wilson protagonista possono anche avere una trama sempliciotta e dagli esiti prevedibili, ma col carisma di Deathstroke ad accompagnare, il tutto va giù liscio come l’olio. Questo non rende quelle scene meno colpevoli di poca originalità, ma visto chi è tornato, si può tranquillamente chiudere un occhio.
E’ corretto anche far menzione, nonostante questa sesta stagione appaia promettente, dei difetti della puntata. Al di là della prevedibilità di vedere il figlio di Slade Wilson a capo proprio dell’organizzazione che “l’ha ucciso”, va un po’ demonizzata la modalità in cui si viene a scoprire dell’identità di Vigilante. Aver rivelato viso e nome del vigilante e collegando il suo passato a quello di Black Canary, si dimostrano mosse apprezzabili per essere riusciti a prendere due piccioni con una fava; non solo aumentano le quest da affrontare del Team Arrow, ma si contribuisce anche a sfaccettare Dinah, rendendo l’eroina diversa dalle sue predecessore e affascinante per il suo nuovo tormento interiore. Il problema è che l’episodio sbaglia modalità di rivelazione e tempismo, non inserendo la quest in maniera scorrevole e genuina, ma di prepotenza, come se volesse risolvere storyline lasciate in sospeso a tutti i costi.
1. Quando Felicity dice: “Now there are meta-humans attacking bachelorette party” si riferisce alla sua breve trasferta su The Flash nell’episodio “Girls Night Out”.
2. Il soprannome “Terminator” dato a Slade Wilson è un riferimento alla sua prima serie personale, che aveva come titolo completo della testata “Deathstroke The Terminator”. Venne pubblicata dal 1991 al 1994 per un totale di 60 numeri.
3. Il nuovo cognome del figlio di Slade è un riferimento a Marv Wolfman, sceneggiatore di fumetti per le serie dedicata ai Teen Titans, nonché creatore di Deathstroke insieme al disegnatore George Peréz.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Davanti ad “Arrow”, The CW dovrebbe aggiungere la parola “Team”, perché adesso è di questo che parla la serie. La “panchinarizzazione” di Oliver Queen dai panni di smeraldo di Freccia Verde sta dando i suoi frutti, permettendo al serial di concentrandosi maggiormente sui suoi comprimari, dando loro una identità che riesce ad uscire dall’ombra di Green Arrow e scinde dal suo cordone ombelicale. I difetti non mancano ed alcuni farebbero meglio a non esserci, ma la presenza di Deathstroke aiuta a pensare poco ai difetti e più ai pregi.
Reversal 6×04 | 1.33 milioni – 0.5 rating |
Deathstroke Returns 6×05 | 1.29 milioni – 0.5 rating |
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