Arrow 6×03 – 6×04 – Next Of Kin – ReversalTEMPO DI LETTURA 7 min

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“You were the first person who convinced me to look past just the names on my father’s list. You helped me discover that the Hood… that person… he wasn’t a hero. You… you helped me find one. All of this… the Green Arrow, the idea of it… it exists because you had faith in me. Now you got to have the same kind of faith in yourself. Because if you do you can be a better leader. You can be a better hero than I ever was.

 

Le ultime due puntate di Arrow hanno il merito di rappresentare alla perfezione l’evidente “confusione” che sta caratterizzando l’inizio di questa nuova stagione. L’arco di Chase avrà pur segnato una svolta, ma la paura a questo punto è che si sia trattato di un insperato “canto del cigno” dell’inventiva degli autori. Per fortuna, come si approfondirà meglio in seguito, ci sono segnali di speranza, ma lo sconforto aleggia sempre lì, dietro l’angolo.
La “confusione”, si diceva, regna sovrana in questi primi episodi, la sensazione è quella di una difficoltà cronica, da parte degli autori, di trovare una precisa direzione narrativa, un preciso equilibrio interno. Se, a tratti, possono intravedersi spunti e idee anche pregevoli, il resto del tempo risulta invece spesso dominato da soluzioni e trovate arrangiate e superficiali. Il caso di Diggle come nuovo Green Arrow è emblematico in tal senso.
“Next of Kin” sembra essere tutto un percorso di crescita del personaggio, ovviamente realizzato nella maniera più elementare possibile. Ai dubbi, già espressi nei precedenti episodi, di Dinah, si aggiungono quelli di Wild Dog, mentre l’ex-militare Diggle appare all’inizio di colpo incapace di prendere qualsiasi decisione in maniera tempestiva, anche se si tratta, come gli riesce invece nel finale, semplicemente di ordinare ad un proprio compagno quale cattivo inseguire.
E in questo imbarazzo che, però, s’inserisce il monologo-investitura di Oliver, sentito e stavolta sicuramente intenso, recitato da uno Stephen Amell (va detto) ormai tutt’uno col personaggio che interpreta e sempre convincente. Un monologo che sembra avere una forte valenza per tutto il proseguo della stagione e che, tra le righe, quasi vuol chiedere agli spettatori di avere la stessa “fede” che Diggle ha avuto per Oliver, di superare lo scetticismo iniziale e cominciare a farci l’abitudine: Diggle sarà il nuovo Freccia Verde, tanto che alla fine arriva una balestra creata ad hoc per lui, quasi a sancire definitivamente il passaggio di consegne.
Tutto bello, peccato che poi salti fuori la scena finale, con lo stesso Diggle dopato, e allora tutte quelle intriganti sicurezze sul futuro vengono improvvisamente annientate. Nella scorsa recensione ci si era già pronunciati sulla difficile longevità di questa scelta, e proprio questa scelta sembra confermarlo, quando in realtà ci si stava appena convincendo del contrario. “Confusione”, ricordate?
Sia chiaro, è ovvio che la trama avrà sicuramente un importante risvolto per la storia e per i protagonisti (che sicuramente riguarderanno le disastrose conseguenze fisiche del doping), oltre al fatto che riuscire a sorprendere lo spettatore dopotutto è un merito. Semplicemente, ci si lamenta della mancanza di giusto coinvolgimento che circonda l’aspetto più interessante della vicenda, ovvero quel “Green Arrow” mai come adesso rappresentato come un’entità a se stante, come un’idea, per usare le parole di Oliver. Nei fumetti è una pratica ricorrente, con supereroi che hanno visto tante e diverse identità indossare lo stesso “costume”, mentre sullo schermo (grande e piccolo) al massimo sono stati attori diversi ad avvicendarsi nel ruolo, interpretando, però, sempre lo stesso personaggio. Privandolo allora del necessario pathos, si rischia di bruciare e degradare uno sviluppo anche potenzialmente rivoluzionario per tutto il genere cine-comic.
Se “Next of Kin”, dalla trama e dalla caratterizzazione dei personaggi altamente discutibile se non pessima, è allora quello che Arrow non dovrebbe mai essere, “Reversal” d’altro canto rappresenta, per svariate ragioni, il faro di speranza, la strada giusta che la serie dovrebbe percorrere invece di cadere nei soliti scivoloni, perlomeno sul piano dell’intrattenimento.
La prima ragione, forse più spicciola ma oltremodo essenziale, è quella legata alla pura azione. Malgrado difetti inequivocabili, come una concezione di internet a dir poco semplicistica, o ancora un risvolto finale fin troppo (davvero troppo) comodo giusto per dare una ricorrenza alla presenza di Cayden James, tutta la trama dell’episodio possiede ritmo, risulta coinvolgente, fino a presentare anche dei discreti colpi di scena, con le classiche storyline apparentemente divise che arrivano poi ad unirsi. Semplice, nel bene e nel male, ma per l’appunto senza “confusioni”.
Ad innalzare il livello dell’episodio, inoltre, ci pensano i villain di puntata, anche meglio dei protagonisti in quanto a presenza scenica. E si sa, quando riescono questi, l’attività dei protagonisti e la stessa fruizione spettatoriale inesorabilmente si eleva; all’opposto, puntate intere finiscono nel dimenticatoio quando risultano puramente riempitivi e anonimi (qualcuno ha detto The Flash?). Katie Cassidy in modalità Black Siren, per esempio, è sempre più convincente, sexy e intrigante quanto spietata e letale, protagonista di efficaci appostamenti da film horror, oltre che degli omicidi più efferati visti nella serie. Insomma, fa quasi desiderare che l’alter-ego dalla lacrima facile, alias Laurel Lance, fosse morta in tempi ancor più prematuri.
Ma soprattutto, e ovviamente, la più grande punta di diamante dell’episodio è lui. A chi ha conosciuto quegli inquietanti e ipnotici occhi a palla in Lost e/o successivamente in Person of Interest, il personaggio di Cayden James sarà risultato più che familiare. Sorvolando sulla discutibile scelta di carriera di un attore di questo calibro (dopotutto Robert Carlyle è ancora personaggio fisso nella ventisettottesima stagione di Once Upon a Time), Michael Emerson unisce nella sua interpretazione dell’hacker Cayden James i suoi due ruoli più iconici. Benjamin Linus e Harold Fincher vengono fuori in tutta la lucida compostezza, che nasconde nel profondo un’insana follia, che caratterizza colui che probabilmente sarà il villain della stagione. Non è un caso che la sua presentazione arrivi solo al quarto episodio, quasi a dire che la “confusione” denunciata poc’anzi derivava solo da un necessario periodo di assestamento. O, almeno, è quello che si spera.
“Next of Kin” e “Reversal” sono poi fondamentali anche per un altro ritorno sicuramente decisivo per la serie, ovvero la ritrovata storia d’amore tra Oliver e Felicity. E pure loro finiscono coinvolti nelle “due facce” di Arrow che contraddistinguono questa coppia di episodi. Nel primo, infatti, c’è tutto ciò di sbagliato che potrebbe significare, per la serie, un eventuale ritorno dell’Olicity. Si rivedono, infatti, i discorsi, i “tu mi capisci come nessun altro”, le scarse doti attoriali del duo Amell-Rickards in materia di scene passionali. D’altronde è stata proprio la loro liaison a rappresentare l’avvisaglia del declino consumatosi nella quarta stagione, la sua assenza ad elevare la quinta. Eppure, nell’approccio più scherzoso, più leggero e naturale (i siparietti al ristorante e poi all’appartamento), anche più action, ai limiti del grottesco (Felicity che rimprovera Oliver per aver fermato l’uomo che minacciava di ucciderla), si intravedono anche qui dei segnali di speranza.
Oliver e Felicity rappresentano in quest’episodio un connubio col tempo diventato cardine per la serie, ossia quello tra l’azione urban e quella invece high tech, in perenne equilibrio, probabilmente fondamentale per il proseguo della stagione (ora si spiega l’eccessivo protagonismo di Curtis e della stessa Felicity in queste prime puntate) visto il pericolo James sempre all’orizzonte. Un equilibrio giusto e “ordinato”, sperando sia quello scelto per essere adottato maggiormente in futuro.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il monologo di Amell/Oliver 
  • Katie Cassidy/Black Siren, l’avremmo voluta sempre così  
  • Michael Emerson 
  • No, davvero, sul serio c’è Michael Emerson? 
  • Sì, scusate, non avevo letto nessuna anticipazione… MICHAEL EMERSON?!?
  • Ollicity in “Reversal”
  • La chiamata, in corner, di Slade, quasi ad abbozzare una messa in scena “orizzontale” della trama 
  • L’intero script di “Next of Kin”, monologo escluso
  • Ollicity in “Next of Kin”
  • Il gigantesco server di Internet, naturalmente di stanza a Star City 
  • Il “machiavellico” piano di Cayden James 
  • Michael Emerson, se stai leggendo, ne sei proprio sicuro? 

 

Quattro episodi e ancora non si è capito quale strada precisa gli autori abbiano deciso di intraprendere per questa sesta stagione. Nel dubbio, un “Save” che sembra il giusto equilibrio tra il “Burn” di “Next of Kin” e il “Thank” di “Reversal”. No, davvero… Michael Emerson?

 

Tribute 6×02 1.51 milioni – 0.5 rating
Next Of Kin 6×03 1.34 milioni – 0.5 rating
Reversal 6×04 1.33 milioni – 0.5 rating

 

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3 Comments

  1. PoI è una delle mie serie preferite…quando ho visto Harold non riuscivo a crederci, son quasi caduto dalla sedia! Davvero non capisco perchè un attore del suo calibro si sia abbassato ad Arrow, che non può certo essere paragonata a capolavori come PoI, e lui può avere certamente di meglio. Per un’ attimo ho pensato di vedere anche John!

  2. E ovviamente Felicity recita il ruolo della brutta copia di Root! Come scritto, della presenza di Emerson non ce ne capacitiamo neanche noi, ma in fondo anche lui deve “portare a casa il pane”. Rimane comunque un probabile valore aggiunto a questa serie e a questa stagione, sperando non sia l’unico.
    p.s.: PoI è anche una delle nostre serie preferite, come potrai ben constatare nelle millemila recensioni in cui non abbiam fatto altro che osannarla http://recenserie.com/?s=person+of+interest+ 😉

  3. Ah le ho lette (e rilette) tutte! Però anche solo accostare Felicity a Root è blasfemia 😉 Sicuramente sarà una presenza positiva per lo show, prima però bisogna capire qual’ è la trama orizzontale (ammesso che ci sia!)

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