Ash VS Evil Dead 1×02 – BaitTEMPO DI LETTURA 5 min

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I dubbi sollevati nel precedente, spettacolare pilota, tornano subito a farsi sentire sulle prime note del nuovo episodio: riuscirà Ash Williams a sopravvivere alla serialità senza il suo inseparabile padrino Sam Raimi? Potrebbe sembrare una domanda dalla ovvia risposta, ma in realtà,  non è così. Il principio a cui si sottopone Ash VS Evil Dead è inversamente proporzionale a quello osservato tempo addietro in Sex And The City, quando la serie divenne un lungometraggio.
Le critiche negative mosse contro la pellicola vertevano principalmente sulla ragion d’essere della stessa: una serie tv non dovrebbe espandersi ed uscire dal piccolo schermo, ma rimanere lì dove sta, perché costruita in una maniera impossibile da replicare al cinema, dove per un film può anche esistere un fenomeno isolato (senza diventare una saga composta di sequel e/o prequel), ma una serie tv deve costruire elementi che la possano far continuare nel tempo. Una difficoltà simile, ma allo stesso tempo contraria, può essere riscontrata a sua volta in Ash VS Evil Dead. Il maggior timore riguardava non solo la constatazione riguardante l’effettivo funzionamento della serie senza l’apporto di Raimi, ma soprattutto vedere se potesse funzionare come serial in sé, visto che un conto è confezionare una trama che si esaurisce nel giro di un’ora e mezza circa, un altro è quello di costruire elementi che riescano a sostenere un appuntamento settimanale. A quanto pare, ci siamo fasciati la testa prima di rompercela.
Siamo solo alla seconda puntata e, obiettivamente, il serial ha tutto il tempo per poter peggiorare strada facendo (non fraintendete le nostre parole, non stiamo gufando, prendiamo solo in considerazione che la qualità possa scemare col procedere degli episodi), ma, da quanto visto in “Bait”, ogni nostro dubbio sembra prendere il largo in maniera quasi definitiva. La nuova avventura seriale di Ash Williams sembra essere costruita con un modus-operandi che si sta mettendo alla base di ogni serie tv moderna, e che serial come True Detective e Marvel’s Daredevil hanno utilizzato per costruirvi ogni loro puntata, ovvero organizzando la serie come un lungo film per poi spezzettarlo in segmenti narrativi strategici, aggiungendo quanto serve per creare continuità tra una puntata e l’altra.
La prova di questa teoria arriva da due elementi: l’inizio e il minutaggio della puntata. L’intro di “Bait” è nel tipico stile che la serie cinematografica “Evil Dead” ha fatto suo, ovvero quello di legare ogni film con il trait-d’union in cui la fine del precedente capitolo si poneva come inizio del successivo, mentre il minutaggio da venti/trenta minuti tipico delle comedy è una prova che il minutaggio è contato e va quindi preservato.
Inoltre, la scelta di far durare le puntate una ventina di minuti è un brillante escamotage che impedisce alla serie di dilungarsi in parti che potrebbero risultare tediose o difficili da gestire, come ad esempio una caratterizzazione più sfaccettata dei protagonisti. Il personaggio che ha reso celebre Bruce Campbell è il tipico archetipo dell’eroe sfigato e demenziale. Approfondire ulteriormente quel microcosmo caratteriale significherebbe impoverirlo, quindi dare alla serie un minutaggio contenuto valorizza le sue caratteristiche, senza però tradirle, lasciando ulteriore spazio di manovra per una caratterizzazione al minimo indispensabile. Insomma, definirlo sì, ma non troppo. Alla fine, la serie conosce il proprio pubblico e qui non siamo in The Walking Dead: Ash piace perché paladino dell’ignoranza e della deficienza, e ok dare forma al carattere dei protagonisti/antagonisti, ma gli spettatori di questo serial voglio soprattutto splatter a go go. Non c’è da stupirsi dunque se, anche questa volta, le scene d’azione splendidamente coreografate, si pongono come il pezzo forte dell’episodio, nonché elemento maggiormente curato nella realizzazione dello stesso.
Un altro pezzo forte, in quanto gradita e ben orchestrata novità, è la costruzione di elementi che saranno utili per il progredire della serie, come delineare il carattere dei due comprimari. Certo, i comprimari sono un elemento fondamentale per una storia e ancora di più per una serie tv, ma bisogna nuovamente considerare che Ash VS Evil Dead rinasce dalle ceneri di una saga cinematografica horror, e in quel contesto ci si poteva permettere di eliminare uno o più personaggi: anzi, più ne morivano, meglio era. Il ruolo dei comprimari a cui la saga “Evil Dead” ci aveva abituato era quello della carne da macello, qui invece Pablo e Kelly si presentano come personaggi che vogliono restare e aiutare il protagonista, consacrandosi quindi più come sidekick che come semplici personaggi di contorno, cosa ulteriormente confermata da Ash stesso quando sottolinea: “Well, for your first time, you did great. Most folks just end up dead.“. Insomma, abile mossa da parte degli showrunner che trasformano così un comparto seriale obbligatorio in una splendida novità.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Funziona anche senza Sam Raimi
  • Sventato il pericolo “Sex And The City”
  • Pablo e Kelly: qui per restare
  • Ogni scena d’azione
  • L’attacco di Mr. Roper prima della sigla
  • Optare per i venti minuti di puntata
  • Nulla

 

Sembra scritto e diretto da Sam Raimi, ma non lo è. Michael J. Bassett (regia) e Dominic Dierkes (sceneggiatura) con “Bait” mettono a segno una grande prova, ovvero quello di non tradire l’animo del franchise ideato dal creatore di serie cult come “Hercules” e “Xena”, mettendoci comunque del loro e confezionando un compromesso tra innovazione e tradizione davvero soddisfacente. Volutamente non si è parlato nella recensione dell’ancora misterioso personaggio di Ruby Knowby e dell’indagine di Amanda Fisher, poiché Ash VS Evil Dead non ha ancora fornito dettagli o svolte narrative sufficienti per imbastire il discorso, ma solo indizi su dove possa andare a parare la loro storia. Confidiamo che lo faccia negli episodi successivi ma, a parte questo, il nuovo capitolo della saga “Evil Dead” si conferma una succulenta novità da seguire.
Pur non avendo difetti di particolare nota, il voto è un Thank Them All invece che un Bless Tham All poiché parte della epicità dello scorso episodio è stata sacrificata per creare elementi necessari alla continuità della serie.

 

El Jefe 1×01 0.43 milioni – 0.1 rating
Bait 1×02 0.28 milioni – 0.1 rating

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