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“That’s one small step for man, one giant leap for mankind.”
Lo spazio ha sempre esercitato un fascino particolare sull’immaginario collettivo. Dai tempi antichi in cui Egizi, Maya ed Aztechi studiavano i corpi celesti ed i fenomeni astronomici, fino ad arrivare ai giorni nostri dove la colonizzazione della Luna e di Marte è considerata un passaggio inevitabile per il futuro dell’uomo. Un territorio praticamente inesplorato – si stima che si conosca solo il 4% dell’Universo – il quale pullula di una miriade di stelle, pianeti, galassie e, perché no, anche buchi neri. Impossibile, dunque, rimanere impassibili di fronte allo spettacolo che l’Universo pone davanti ai nostri occhi e non essere neppure minimamente curiosi di scoprire cosa si celi al di là dello spazio conosciuto.
Con un protagonista così importante ed ingombrante, era inevitabile che la settima arte gli dedicasse produzioni su produzioni, atte ad alimentare l’interesse e l’attrattiva verso tutto ciò che va oltre la nostra umana comprensione. Registi, produttori ed attori hanno fatto a gara per aggiudicarsi un posto nell’Olimpo del filone fantascientifico, alcuni riuscendoci pienamente, altri meno. Le tematiche trattate sono state innumerevoli, così come i generi toccati: da quello distopico (dove altri pianeti rappresentavano l’unica salvezza per il genere umano), a quello horror, con alieni e presenze sovrannaturali, passando per il genere catastrofista, in cui asteroidi e comete minacciavano il nostro pianeta. All’alba del 2021, quindi, c’era davvero il bisogno di un ulteriore prodotto seriale ambientato nello spazio più profondo? A detta di Andrew Hinderaker sembrerebbe di sì.
Lo sceneggiatore e produttore statunitense, infatti, decide di cimentarsi nella sua prima opera da showrunner, dopo aver lavorato a serie come Penny Dreadful, Pure Genius e The Path. A supervisionare il tutto, ci pensano i suoi fidati collaboratori, nonché produttori esecutivi: Jessica Goldberg, Matt Reeves (regista del nuovissimo The Batman) e Jason Katims. Nasce così Away, ispirato ad un omonimo articolo apparso su Esquire che raccontava il momento di crisi vissuto da Scott Kelly a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, dopo aver appreso del ferimento della sorella. La protagonista dei dieci episodi è Hilary Swank che – tralasciando il dibattito sul suo essere hot o meno – di sicuro non ha bisogno di presentazioni. L’ex Mo Chuisle di Clint Eastwood interpreta Emma Green, una famosa e brillante astronauta, chiamata a guidare la prima spedizione verso Marte con equipaggio umano. Il viaggio durerà tre anni ed attraverserà non solo lo spazio in quanto tale, ma anche le emozioni ed i sentimenti della protagonista “costretta” a lasciare sulla Terra la figlia adolescente e Matt, il marito affetto da una malformazione cerebrale (Josh Charles, The Good Wife).
La componente introspettiva e di caratterizzazione dei personaggi appare da subito molto sviluppata, segno che non si parlerà solo di formule scientifiche e manovre spaziali, ma soprattutto del delicato rapporto tra i cinque cosmonauti, costretti a vivere a stretto contatto e dello scontro interiore di Emma, combattuta tra portare avanti il sogno di tutta la sua vita e stare vicino alla propria famiglia, soprattutto in un momento difficile. C’è posto, quindi, per la giusta dose di family drama che, però, non appesantisce lo scorrere degli eventi, ma li rende più godibili ed empatici, nonostante qualche cliché da film sullo spazio (astronauti cinesi e russi che non si fidano del comandante americano). Lo scopo principale, per il creatore della serie, non è mostrare la prima colonizzazione umana del pianeta rosso, ma il contrasto tra mente e cuore, tra ciò che è giusto e ciò che realmente si vuole e di come il destino metta davanti alle scelte più difficili, proprio nel momento in cui ci si sente invincibili.
La Swank si cala magistralmente nei panni di una donna forte e fragile allo stesso tempo, con il peso morale e sociale di essere un comandante donna (non una scelta a caso) e di dover affrontare sia imprevisti potenzialmente letali, che la solitudine e lontananza dai suoi affetti, con tutte le conseguenze del caso (Interstellar ne è un esempio lampante). Inoltre, a spiccare come qualità maggiore di questo pilot, è sicuramente il comparto tecnico e visivo: l’interno della navicella spaziale, la base lunare, la distesa di stelle, così come la scrupolosa attenzione ai dettagli per quanto riguarda la quotidianità degli astronauti, elevano l’episodio a vero gioiellino. Verrà un tempo in cui saremo stanchi di assistere (seppur indirettamente) alla magnificenza di un lancio spaziale, ma non è questo il giorno.
Con un protagonista così importante ed ingombrante, era inevitabile che la settima arte gli dedicasse produzioni su produzioni, atte ad alimentare l’interesse e l’attrattiva verso tutto ciò che va oltre la nostra umana comprensione. Registi, produttori ed attori hanno fatto a gara per aggiudicarsi un posto nell’Olimpo del filone fantascientifico, alcuni riuscendoci pienamente, altri meno. Le tematiche trattate sono state innumerevoli, così come i generi toccati: da quello distopico (dove altri pianeti rappresentavano l’unica salvezza per il genere umano), a quello horror, con alieni e presenze sovrannaturali, passando per il genere catastrofista, in cui asteroidi e comete minacciavano il nostro pianeta. All’alba del 2021, quindi, c’era davvero il bisogno di un ulteriore prodotto seriale ambientato nello spazio più profondo? A detta di Andrew Hinderaker sembrerebbe di sì.
Lo sceneggiatore e produttore statunitense, infatti, decide di cimentarsi nella sua prima opera da showrunner, dopo aver lavorato a serie come Penny Dreadful, Pure Genius e The Path. A supervisionare il tutto, ci pensano i suoi fidati collaboratori, nonché produttori esecutivi: Jessica Goldberg, Matt Reeves (regista del nuovissimo The Batman) e Jason Katims. Nasce così Away, ispirato ad un omonimo articolo apparso su Esquire che raccontava il momento di crisi vissuto da Scott Kelly a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, dopo aver appreso del ferimento della sorella. La protagonista dei dieci episodi è Hilary Swank che – tralasciando il dibattito sul suo essere hot o meno – di sicuro non ha bisogno di presentazioni. L’ex Mo Chuisle di Clint Eastwood interpreta Emma Green, una famosa e brillante astronauta, chiamata a guidare la prima spedizione verso Marte con equipaggio umano. Il viaggio durerà tre anni ed attraverserà non solo lo spazio in quanto tale, ma anche le emozioni ed i sentimenti della protagonista “costretta” a lasciare sulla Terra la figlia adolescente e Matt, il marito affetto da una malformazione cerebrale (Josh Charles, The Good Wife).
La componente introspettiva e di caratterizzazione dei personaggi appare da subito molto sviluppata, segno che non si parlerà solo di formule scientifiche e manovre spaziali, ma soprattutto del delicato rapporto tra i cinque cosmonauti, costretti a vivere a stretto contatto e dello scontro interiore di Emma, combattuta tra portare avanti il sogno di tutta la sua vita e stare vicino alla propria famiglia, soprattutto in un momento difficile. C’è posto, quindi, per la giusta dose di family drama che, però, non appesantisce lo scorrere degli eventi, ma li rende più godibili ed empatici, nonostante qualche cliché da film sullo spazio (astronauti cinesi e russi che non si fidano del comandante americano). Lo scopo principale, per il creatore della serie, non è mostrare la prima colonizzazione umana del pianeta rosso, ma il contrasto tra mente e cuore, tra ciò che è giusto e ciò che realmente si vuole e di come il destino metta davanti alle scelte più difficili, proprio nel momento in cui ci si sente invincibili.
La Swank si cala magistralmente nei panni di una donna forte e fragile allo stesso tempo, con il peso morale e sociale di essere un comandante donna (non una scelta a caso) e di dover affrontare sia imprevisti potenzialmente letali, che la solitudine e lontananza dai suoi affetti, con tutte le conseguenze del caso (Interstellar ne è un esempio lampante). Inoltre, a spiccare come qualità maggiore di questo pilot, è sicuramente il comparto tecnico e visivo: l’interno della navicella spaziale, la base lunare, la distesa di stelle, così come la scrupolosa attenzione ai dettagli per quanto riguarda la quotidianità degli astronauti, elevano l’episodio a vero gioiellino. Verrà un tempo in cui saremo stanchi di assistere (seppur indirettamente) alla magnificenza di un lancio spaziale, ma non è questo il giorno.
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Away sbarca su Netflix e porta tutti in un viaggio emotivo attraverso l’ignoto, in un saliscendi di emozioni ed orgasmi visivi. Per adesso il prodotto è super approvato!
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.