“I had this vision of my retirement day standing up at the podium, microphone in front of me. Coach on one side, owner on the other, family and friends around.
You know how it really went down?
Sitting up in my goddamn living room just staring at my cell phone waiting for that call to come in. From the GM, the owner. I would have taken a call from the fucking trainer. Thank you, Spence. Appreciate it, Spence. Good luck, Spence.
You know when that call finally came? Never.”
È sulle note di “Right Above It” di Lil Wayne feat. Drake che Ballers si presenta agli spettatori, mostrando, sin da subito e sin dalla sigla, la volontà di risultare patinata, alla moda e prettamente per un pubblico maschile di età compresa tra i 18 e i “non mi sono ancora stancato di football, tette e fuck“.
Pur avendo avuto fino ad ora un incipit abbastanza sarcastico sul nuovo pilot HBO a dir la verità non è così male, basta solo approcciarlo correttamente e la presenza di The Rock in tal senso è di aiuto. Dwayne Johnson, aka The Rock per gli amici del wrestling, sta avendo una seconda giovinezza come attore dopo aver smesso di lottare sul ring, la sua presenza scenica, una faccia simpatica a dispetto di un corpo mastodontico e una serie di ruoli abbastanza simili tra loro lo hanno agevolato molto. Da attore ormai la sua presenza nel cast lo identifica ad un bonario ruolo specifico, il tipico omone grande e grosso ma buono, e quindi fin da subito Ballers è assurto agli onori della cronaca proprio per il suo nome oltre che per i nomi dei produttori esecutivi. Tra gli executive producers figurano lo stesso Dwayne Johnson e quel Mark Wahlberg, esattamente la stessa strana coppia che aveva sorpreso positivamente nel film di Michael Bay, sempre ambientato a Miami, Pain & Gain. Con un background di questo genere HBO ha deciso di confezionare un prodotto estivo, senza troppe pretese ma che potesse guadagnarsi una grossa fetta di credibilità nel genere maschile grazie alle tematiche principali della serie: football, soldi e vite da vip. In tal senso la missione è pienamente riuscita.
Ballers si preoccupa di mostrare al pubblico un lato del football di cui nessuno parla mai perché molto spesso si dà quasi per scontato che tutti i giocatori una volta finita la propria carriera non abbiano più bisogno di lavorare visto quanto hanno guadagnato nella loro carriera. Tuttavia così come “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, allo stesso modo da grosse introiti derivano grosse spese e questo è di fatto l’incipit su cui si basa Ballers: il reinventarsi in un nuovo lavoro. Spencer Strasmore (Dwayne Johnson) è un ex giocatore di football che si sta provando a reinventare come promotore finanziario, ovviamente aiutato e spalleggiato da un capo che lo ha assunto proprio per le conoscenze ed i potenziali clienti che un giocatore di football ha. Così come il calcio, il football porta un giro di affari non indifferente, non c’è spazio per il minimo errore né sul campo né fuori dal campo e se si sbaglia si pagano delle conseguenze. È un mondo puerile, rabbioso e dannatamente di facciata quello in cui vive un giocatore di football e, per diretta conseguenza lo è anche quello di Ballers che vuole esplorare proprio gli ingranaggi corrotti che animano questo mondo governato dal dio Denaro.
Spencer è ovviamente il personaggio più dettagliato e sfaccettato, tra i suoi (ex) colleghi è quello con più senso critico e materia grigia, o almeno così sembra. In realtà di lui si sa ben poco perché i brevissimi flashback sul campo di quand’era giocatore, dicono qualcosa ma anche niente visto che poi sono lasciati lì a loro stessi. Possiamo supporre di un evento traumatico, tipo la morte di un giocatore a causa sua ma sono mere speculazioni che la stessa serie non vuole alimentare, dato che di fatto si dimentica di presentarli correttamente. E allora va bene così, si rimane sospesi in bilico tra l’eccentricità e l’iper realismo (diventare venditore in una concessionaria Chevrolet è quasi troppo triste per essere vero), in un costante susseguirsi di eventi che fa scorrere molto velocemente il pilot, ed è esattamente questo il punto di forza di questa season premiere. La serie HBO non vuole andare troppo nel profondo perché, come la Miami in cui è ambientata, deve rimanere patinata per essere accessibile a tutti. Alcune cose sono prevedibili, vedasi il conto in banca a 0 di Spencer, altre meno, come la rissa o la morte di un potenziale protagonista all’inizio, ma in generale nell’insieme risulta godibile, non eccelso, non osceno, semplicemente una trentina di minuti leggeri che possono essere guardati anche solo per staccare il cervello dai pensieri quotidiani, per lasciarsi trasportare in quel glitterato mondo di cui, per fortuna o sfortuna, non facciamo parte. È estate, potete concedervi il lusso di una fugace visione.
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Pilot 1×01 | 2.16 milioni – 1.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.