Better Call Saul 3×05 – ChicaneryTEMPO DI LETTURA 5 min

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Un po’ scoraggiati dalla season premiere, subito ci si è chiesti se Better Call Saul non fosse arrivato ad un brusco arresto dal punto di vista qualitativo. Parafrasando Mark Twain, però, la serie risponde alle accuse di petto con un bel: “Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia morte del mio abbassamento di qualità è grossolanamente esagerata“.
Lo spin-off di Breaking Bad passa al contrattacco ed entra nel vivo della storia con “Chicanery”, episodio che segna un certo ritorno alle origini della poetica di Vince Gilligan. Ma prima di entrare nel profondo di ogni tematica, analizziamo ciò che l’occhio registra di primo acchito.
Esclusi piccoli intermezzi, come il flashback iniziale o l’arrivo di Chuck al tribunale, la 3×05 è una puntata che può fregiarsi del titolo di bottle episode, poiché ambientata quasi completamente in un’unica location.
Al di là dell’aula dove si svolge l’accesa e aspra diatriba legale tra i fratelli McGill, la puntata non mostra molti altri ambienti e non fa grossi sforzi per confezionare delle scene degne di nota al di fuori del tribunale. Questo perché l’intento degli autori è quello di creare una connessione tra i personaggi all’interno dell’aula e lo spettatore, cercando di ricreare (sfruttando la componente legal) lo stesso legame, tipico del noir, tra il protagonista e la città in cui si muove. In questo particolare genere, dare un’immagine chiara e certosina della città in cui abita l’investigatore privato di turno è essenziale, poiché essa stessa diventa, a pieno titolo, uno dei personaggi della storia, contribuendo a caratterizzare il protagonista principale servendosi proprio del loro legame. Sotto questo aspetto, l’avvocato ha un punto in comune con l’eroe noir: se egli è l’investigatore, l’aula di tribunale è la sua città. E se le cose stanno così, come fare per descrivere personaggi come Jimmy e Chuck? Essenzialmente come rivali che, attraverso l’utilizzo di termini tecnici e ricercati, cercano di dirci che non c’è abbastanza spazio per due McGill nella stessa città.
Una volta caratterizzato il rapporto avvocato/tribunale come simbiotico, queste sensazioni arrivano allo spettatore tramite induzione, riducendo al minimo le sequenze al di fuori dal tribunale. Questo contribuisce a focalizzare l’attenzione sulla location dello scontro, non solo in quanto unica mostrata dalla telecamera, ma anche perché teatro di conversazioni dal linguaggio strettamente legale. Senza che possa accorgersene, lo spettatore viene catapultato in un’aula di tribunale e prova sulla sua pelle l’esperienza del processo, finendo per essere completamente assorbito dalla vicenda e diventare parte del pubblico. Una tecnica semplice e non diversa dalla tecnica del messaggio pubblicitario subliminale nascosto fra un frame e l’altro.
A livello visivo, quindi, si può dire che “Chicanery” si rifà tantissimo alla leggendaria puntata “Fly”, dove Jesse e Walter rimangono chiusi nel loro laboratorio cercando per gran parte dell’episodio di uccidere una mosca. Prendendo “Fly” come esempio, “Chicanery” è una puntata dove il dispendio di risorse non risulta necessario per la buona riuscita dell’episodio. E infatti, nonostante una palese povertà di mezzi, questo quinto appuntamento stagionale si presenta come la migliore della terza stagione e (finora) dell’intera serie. In soli cinquanta minuti, Better Call Saul insegna che non è necessario ricorrere a chissà quali risorse quando si possiede una tale padronanza del linguaggio artistico, attoriale e cinematografico, oltre che, naturalmente, l’abilità di far funzionare all’unisono tutti questi aspetti.
A livello di tematiche e caratterizzazione, si può dire che l’episodio prenda spunto dal protagonista della serie madre. Walter White divenne Heisenberg per il bisogno di mantenere la sua famiglia in un momento di ristrettezza economica e problemi di salute; un periodo difficile, durante il quale l’illegalità sembrava l’unica ancora di salvezza. Questo, almeno, all’inizio. Più Walter cucinava, più cresceva in lui un desiderio di appagamento nel farlo, fino a quando i problemi familiari non sono diventati la scusa ufficiale per nascondere il reale piacere da lui provato nel vestire i panni del re del narcotraffico.
È proprio grazie a questa caratterizzazione che Vince Gilligan si è dimostrato un maestro nell’arte della decostruzione caratteriale, ponendo le basi per la messa in scena di un personaggio ordinario e pacato per poi demolirle completamente alle fondamenta mediante analisi sempre più profonde, ricercate e filosofiche. Alla luce di ciò, è chiaro che la 3×05 si presenta come un enorme specchio per le allodole finalizzato alla decostruzione caratteriale di Charles McGill, con l’obiettivo di dare una spiegazione alla sua “malattia” e al suo comportamento.
In tre stagioni, seguendo l’esempio di Walter White, Chuck è passato da una figura rassicurante, confortevole, paterna e quasi bonaria, alla caricatura di un piccolo omuncolo preda di gravi nevrosi dovute ad episodi che hanno generato in lui solo frustrazione e invidia. E, sempre come White, la sua maschera cade – per far felice la giustizia poetica – nel luogo dove Chuck si è sempre sentito più a casa. In una puntata dove il serial AMC non sbaglia davvero nulla e tutto è veramente dove deve stare, c’è anche spazio per una chiusura di classe che prende tutti in contropiede: nel finale, non c’è aria di vittoria. Fin da quando Chuck è diventato il “villain” della serie, lo spettatore ha iniziato a desiderare di poter assistere alla sua totale umiliazione, momento che finalmente giunge con questa puntata. Eppure, nel preciso istante in cui Chuck si lascia andare, ammettendo il proprio disagio e perdendo la dignità di fronte a tutti, il sapore della vendetta e l’entusiasmo del trionfo sono assenti. Jimmy, con tutta probabilità, è riuscito a dimostrare i vari punti della sua tesi alla corte, però una dolce vittoria in tribunale – un luogo, alla fine, virtuale – è un’amarissima sconfitta nella vita reale, poiché il recupero della sua reputazione gli è costato un fratello.
Solid Snake in Metal Gear Solid (primo capitolo della saga per PlayStation) dice, ad un certo punto del gioco, che gli unici vincitori di una guerra sono le persone perché riescono a sopportare tutte le angherie e le atrocità che compiono due fazioni in conflitto, facendo loro delle vittime. Ma qui non ci sono vittime, perché l’aspra lotta a colpi di obiezioni e mozioni intrattenuta dai fratelli McGill ha fatto sì che loro sforassero l’umano. Se non ci sono vittime, non ci sono persone. E se non ci sono persone, non ci sono vincitori. C’è solo spazio per l’amarissima realtà del dolore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto
  • Niente

 

Better Call Saul delizia e ammalia con “Chicanery”, un episodio che è un vero gioiello della televisione. Mic drop.

 

Sobrasito 3×04 1.56 milioni – 0.6 rating
Chicanery 3×05 1.76 milioni – 0.7 rating

 

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