Blindspot 1×04 – Bone May RotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Premessa doverosa e necessaria: due pasticci non fanno una cosa giusta.
Detto ciò, però, la vogliamo mettere l’umana tenerezza di risolvere l’enigma contenuto in un tatuaggio la mattina, a colazione, in collaborazione col proprio fidanzato, rispetto all’impersonalità di ricevere un segnale, il quale annuncia che il computer l’ha interpretato? Questo capita all’analista Bridget Jones Patterson e poco importa se non avrebbe dovuto portarsi il lavoro a casa. Anzi, è una gradita occasione per dare una sbirciatina nella vita provata di un personaggio secondario, conoscendolo meglio. Stesso discorso vale per l’accenno ai debiti di gioco dell’agente Zapata. Importa molto di più che la sceneggiatura, dopo aver contraddetto le sue stesse premesse nello scorso episodio, ora contraddica la contraddizione. Nel finale, infatti, l’analisi sul dente perso da Jane nella colluttazione con il compianto Ruggedly Handsome Man semina nuovi dubbi sulla sua effettiva identità. Certo, si tira quasi un sospiro di sollievo: si può continuare a formulare ipotesi, provare a cogliere indizi qua e là, ma non si potrebbe procedere in maniera un po’ più lineare? Così si rischia di causare mal di mare nei telespettatori.
Per quanto riguarda l’autostrada da percorrere a velocità sostenuta per andare dalle scene iniziali a quelle finali, ci sono alcune cose da notare. Piacevole, innanzitutto, l’idea dei tatuaggi visibili solo alla speciale luce ultravioletta. Potabile anche l’uso del vecchio cliché dei personaggi rinchiusi e bloccati nella stessa stanza, per farli parlare, così si conoscono meglio e si creano (magari) importanti sviluppi. Stavolta, tra l’altro, è l’occasione per far ricordare a Jane di quando fu portata via da bambina, una notte, da un uomo misterioso. Bizzarro è, però, il modo in cui viene risolta quella che dovrebbe essere una minaccia per l’intera umanità: innanzitutto l’ispirazione dichiarata è MacGyver. Sì, proprio il famoso telefilm dove il protagonista sapeva ricavare un esplosivo usando, poniamo, del chewing gum, una matita, una graffetta e l’acqua in cui stava bollendo del riso. Questo già fa sorridere, ma perché, mentre tutti indossano una tuta hazmat come è giusto in situazione di alto rischio biologico, la protagonista gira impunemente in canottiera?
Un’altra annotazione: diversi anni fa, sui giornali, uscirono i risultati di un’indagine in cui erano state rilevate le frasi più usate ed abusate nei film e telefilm americani, nella top 10 c’erano queste:
  • “Cosa ci fa una ragazza come te in un posto come questo?”
  • “C’è del pollo dentro al frigo”
  • “Ho un piano”
Sarebbe forse ora di aggiornare l’elenco, per introdurre un po’ di varietà ed originalità. Per le frasi, potremmo arrivare ad una moratoria dei “Me and you, great team”, tanto per dirne una. Potremmo anche evitare di ficcare ad ogni piè sospinto lo scienziato che vuole scatenare una pandemia perché su questo nostro povero pianeta stiamo diventando troppi. Per fortuna, l’inclusione di Jane nella squadra F.B.I. ha prodotto un’intera puntata senza il solito ritornello di “Stay safe, stay in the car” e la visione già ci guadagna.
Non è una grande originalità nemmeno l’idea di una missione governativa super segretissima, di cui pochi sono a conoscenza, ma almeno è coerente con una storia imperniata proprio sullo scoprire ogni momento laboratori che ufficialmente non esistono, persone non identificabili con nessun metodo convenzionale e roba del genere. I telespettatori che non si sentono disturbati, o peggio presi in giro, dal continuo gioco delle negazioni di quanto è stato appena detto, potranno dunque appassionarsi, ad esempio, a scoprire il ruolo preciso di Tom, l’uomo che parla con la direttrice Mayfair della misteriosa operazione Daylight, oppure l’identità del mandante di Jane. Si tratta certamente di una persona più che bene informata su tutti i più intimi segreti del governo e del Bureau, quindi forse scoprire chi sia sarà importante come e anche più dello stabilire se la protagonista sia o meno Taylor Shaw.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Spiraglio di speranza: il mistero non è risolto, si può continuare a giocare.
  • Piccoli dettagli che definiscono meglio i personaggi secondari. 
  • Un intero episodio senza “Stay safe” “Stay in the car” è già un progresso.
  • Contraddire le premesse, poi contraddire la contraddizione: non ci avete capito niente? Bene, nemmeno noi.
  • Ma perché, mentre tutti se ne stanno in tuta hazmat, quella per situazioni ad alto rischio biologico, Jane arriva bella bella in canottiera?

 

Blindspot ora è come una squadra di calcio che ha già sbagliato diverse partite, lasciando sul campo troppi punti, quindi deve presto affrontare scontri decisivi in campionato. Si trova quindi, già dalla prossima puntata, a giocarsi un match molto importante. C’è in programma l’incontro di Kurt e Jane con il resto della famiglia Weller. Da come verrà sviluppato e risolto questo nodo dipenderà, probabilmente, molto del futuro della serie, per quanto già rinnovata per una seconda stagione. Aspettiamo, perciò, un’altro episodio almeno prima di propendere per una bocciatura.

 

Eight Slim Grins 1×03 9.6 milioni – 2.4 rating
Bone May Rot 1×04 8.45 milioni – 2.5 rating

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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