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Breaking Bad 5×06 – BuyoutTEMPO DI LETTURA 4 min

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Tre minuti di silenzio in cui i pezzi di una moto vengono smontati e buttati nell’acido insieme al cadavere di un ragazzo con in sottofondo un tema musicale interrotto solo dal rumore di un accendino possono permetterseli solo pochi telefilm. La regia come al solito gioca un ruolo fondamentale perchè, quanto a tempistica, sequenza di scene e angolature, non ce n’è per nessun altro.
L’intro è come una scena di lutto per commemorare, a modo di Breaking Bad, la morte di un innocente ragazzino, commemorazione ad opera di Walter, Mike e Todd, l’assassino del giovane. All’appello manca Jesse, l’unico che non riesce a non star male per quell’assurda uccisione, l’unico ad aver mantenuto la sua umanità e a non averla persa del tutto in queste cinque stagioni.
Chi l’ha persa definitivamente è Walt. Come fa Vince Gilligan a dimostrarcelo ulteriormente? Dopo il discorso di commiato che fa a Jesse prima di iniziare a cucinare, senza sapere di essere osservato, comincia a fischiettare come se non fosse successo nulla, un gesto che finalmente apre gli occhi anche a Jesse. Il suo mentore ha perso la strada, non sa più cos’è giusto e cosa è sbagliato e, cosa ancora più grave, sembra fregarsene altamente. Alleluja, finalmente Jesse ha ricevuto l’epifania che era già chiara a tutti, Mike per primo.
L’unica soluzione è quindi abbandonare il mestiere. Basta metanfetamine, basta cucinare. Un conto è uccidere per non essere uccisi, un altro è uccidere per prevenire delle conseguenze pressochè certe. Todd nella sua spiegazione è stato chiaro, non c’era la certezza che quel ragazzo non dicesse niente e quindi per non rischiare è stato costretto ad ucciderlo. Il problema è che Todd non è uno dei tre soci  e che anche lui potrebbe parlare se non adeguatamente ricompensato e quindi al problema se ne aggiunge un altro, ovvero cosa fare con Todd. Come di consuetudine nelle ultime puntate la cosa viene messa ai voti e, sempre come consuetudine, Jesse perde e Todd viene salvato per essere riutilizzato in un futuro. Ormai sà troppo e un’altra vittima è troppo in questo momento e non rimane altro che spaventarlo e tenerlo d’occhio.
A questo punto la consapevolezza di Jesse diventa verbo “I quit”, un verbo che piace molto anche a Mike che per cause di forza maggiore chiamate anche D.E.A. lo ripete ad un Walter non tanto dispiaciuto.
Siamo stati abituati ad osservare che in Breaking Bad ogni azione porta una sua conseguenza che a sua volta ne porta un’altra, un po’ come quando un sassolino cade da una montagna e colpisce un altro sasso più grande che ne colpisce un altro trasformando una piccola caduta in una frana. Questo è quello che sta succedendo e il sassolino non è la morte del ragazzo ma la scelta di rimettere su l’organizzazione. Senza quella decisione non si sarebbe derubato un treno, ucciso un bambino, rovinato coscienze e via dicendo. Senza Walter non ci sarebbe stato tutto questo casino e non si dovrebbe smaltire 1000 galloni di metilammina ma senza di lui non saremmo qui a goderci queste scene, specie quelle assurde alla Mc Gyver col termosifone.
Tutta questa tenacia nel non voler perdere la metilammina in cambio di 5 milioni di dollari da parte di Walter è inspiegabile per una persona normale. Normalità vuol dire avere un lavoro, una famiglia che ti aspetta a casa quando lo finisci, degli hobby, Walt di tutto ciò ha solo il lavoro. La famiglia è persa dal momento che Skyler è suo ostaggio e i figli sono esiliati dagli zii, hooby non ne ha, rimane solo il lavoro e Mike glielo sta portando via. Ci vuole un dialogo pre cena tra Heisenberg e Jesse per provare a capire cosa passa in testa a Walt e, nonostante sia stata ritirata in ballo la faccenda della vecchia azienda che aveva cofondato, il tutto mi è sembrato troppo forzato. Davvero vogliamo far ricondurre tutte le motivazioni alla sua liquidazione dalla società? Francamente non mi basta come spiegazione, poi però è arrivata la cena.
La cena a casa White è stata senza dubbio la parte che ho preferito: un Jesse così non lo vedevamo dalle prime stagioni e la comicità fuori dagli schemi convenzionali di questa cena è tutta merito suo e delle sue espressioni. Peccato per il contesto e per la tensione che è frutto di una realtà familiare dove la donna, schiava del marito padrone, consola le sue paure nel vino ed il marito è un uomo svuotato da ogni affetto e non gli è rimasto nulla ad eccezione della droga. E se queste sono le motivazioni per cui continuano a cucinare non andremo molto lontano.

 

PRO:
  • La cena con le facce di Jesse
  • La freddezza di Walter nel finale con l’ennesima pistola puntata alla tempia
  • Il monologo di Saul
  • L’intro
CONTRO:
  • L’escamotage alla Mc Gyver di Walt è troppo costruito per sembrare reale
  • Io votavo per la morte di Todd

 

Due puntate alla fine, ancora tante cose devono succedere e dall’aria che tira non ci sono buone giornate per Heisenberg all’orizzonte. Meglio per noi perchè serie con episodi e personaggi di questa caratura sono difficili da trovare.

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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