Il Buio Oltre La Serie #1 – Le Tematiche Principali Di Breaking BadTEMPO DI LETTURA 8 min

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“Morale di Breaking Bad: pagate di più gli insegnanti”. Recitava così una vignetta umoristica che gironzolava su Facebook, quando “Felina“, l’episodio conclusivo della creatura di Vince Gilligan, era ancora cosa nuova e fresca. Come si sa, tutte le barzellette o sort of fanno ridere perché, dietro la risata, c’è sempre un fondo di verità. Alla luce di ciò, quando le risate spariscono nel vuoto, una volta letta la battuta con cui si è aperto questo post, viene quasi spontaneo pensare tra sé e sé e chiedersi se Breaking Bad abbia davvero voluto comunicarci questo, o se voglia addirittura dire solo questo, o se sia solo la superficie di una vastità di insegnamenti e tematiche più seriose e importanti che possono essere trovate solo scavando in profondità. O addirittura, viene spontaneo chiedersi quali siano le tematiche di questo telefilm che, per tutta la sua messa in onda, ha fatto una meritata scorpacciata di Emmy Awards; non perché sia difficile capire quali siano, ma perché è difficile raggiungere uno stato di lucidità mentale e la voglia di approfondire il testo mentre la si guarda: si è troppo impegnati a premere “play” e far partire l’episodio successivo. 
A distanza di anni dalla sua conclusione, noi di RecenSerie siamo riusciti ad uscire da questo oscuro tunnel, solo per poter entrare in un altro: un tunnel a forma di rubrica intitolato Il Buio Oltre La Serie, che si preoccuperà di fornire a tutti i suoi lettori, delle chiavi di lettura per tutti i significati nascosti dietro alle serie tv più acclamate di sempre. Essendo questo il primo di una lunga serie di appuntamenti, ci è sembrato giusto inaugurarlo con un vero e proprio cult della televisione, spiegando dove sta il fondo di verità dietro Breaking Bad: must watch, per tutti quelli che si professano cultori delle serie tv. 

 
 
“Le storie devono sembrare vere, anche se non sono mai esistite” recita una delle frasi più conosciute di Alan Moore, uno degli autori più influenti e rivoluzionari del mondo dei fumetti, padre di capolavori degni di questo nome come Watchmen, V Per Vendetta e La Lega Degli Straordinari Gentlemen. Aforisma che non si presenta come semplice ginnastica del citazionismo, ma come una regola che tutte le storie fittizie cercano di seguire nel bene, e nel male; Breaking Bad lo fa più di ogni altra serie, perché mostra ai propri spettatori una storia che ognuno di noi avrebbe potuto vivere sulla propria pelle, parlandogli con metafore umane, realistiche e dal forte impatto emotivo, attraverso scene e discorsi memorabili. Servendosi di attori splendidamente entrati nella parte, Vince Gilligan riassume la tematica nonché scopo principale del serial, in una sola parola: il suo titolo, Breaking Bad. L’espressione è molto usata negli stati sudisti del Nord America, ed è la versione colloquiale di “To break bad“: l’atto di sfidare l’autorità, imbrogliare la legge, fregarsene di ciò di cui normalmente ci importa e fare qualcosa di pazzo, ambizioso, sconsiderato, illegale, immorale, fare qualcosa di cattivo per puro scopo personale e trarne addirittura piacere nel farlo, lasciarsi andare ai propri istinti, dimenticarsi il significato della parola “etica”. Alla luce di ciò, risulta semplice accorgersi che Walter White e Anakin Skywalker hanno moltissimo in comune e che le uniche cose che separano i due, sono qualche galassia di distanza e svariati elementi fantascientifici in più. Se le due trilogie di Star Wars raccontano la vita di Anakin e la sua ascesa a Darth Vader, Gilligan si serve di Walter White/Heisenberg per raccontare una favola moderna senza principi e principesse: un “What If…?“, mirato a mostrare ai suoi spettatori gli eventi e le conseguenze di una scelta sbagliata, un “cosa potrebbe succedere se ognuno di noi arrivasse alla conclusione che il Lato Oscuro è meglio e che il crimine paga eccome”. 
 
Se il tour guidato verso questa lenta ascesa all’inferno è la prima e principale tematica del serial, subito dopo, viene il concetto di “moralità” e “giusto”. Se in Darth Vader ci si rispecchia poco, a causa dell’overdose di fantascienza del personaggio e del suo allineamento più che dichiarato nella bilancia bene/male, tutt’altro paio di maniche è Walter White. E’ facile empatizzare con il personaggio per l’umile condizione sociale e per la decisione quasi eroica di diventare un criminale e provvedere alla sua famiglia, soprattutto se un protagonista simile è calato in un contesto di forte crisi economica mondiale; da una parte non si accetta la scelta di andare contro la legge, ma dall’altra non si può giudicare fino in fondo il futuro Scarface di Albuquerque, perché chissà come avremmo reagito noi nelle sue stesse condizioni. Ma se è facile “scusarlo” all’inizio, viene ancora più facile non scusarlo in seguito, quando il suo ego totalitarista ed egoista prenderà il sopravvento e lo porterà a scelte decisamente amorali solo per il raggiungimento di uno scopo, come quella di avvelenare un bambino di otto anni per riacquistare la fiducia del suo partner Jessie Pinkman. Ma lo spettatore tiene sempre a mente, anche nei momenti peggiori di Heisenberg, che il suo adorato protagonista si sta distruggendo nell’animo per un bene più grande. Quanta falsità in queste parole. Alla fine, scopriamo che il personaggio che si muove grazie alle fattezze di Bryan Cranston, non è altri che un moderno Dante che la retta via l’ha smarrita di proposito, che ha deciso di percorrerla dimenticandosi del perché l’aveva intrapresa, perché gli piaceva ed era bravo a farlo: perché si sentiva gratificato, perché il suo genio gli veniva riconosciuto. Eppure, anche se scopriamo che il Signor White era davvero un bastardo, il quesito rimane: cosa si può dire assolutamente giusto e sbagliato? Cos’è moralmente ed eticamente accettabile, e cosa no? Sotto questo punto di vista, W.W. è molto simile ad un altro personaggio fittizio: il Punitore, noto anti-eroe della Marvel e ancor più noto killer di criminali. Anche se Frank Castle può sembrare un personaggio dallo spessore psicologico di una pozzanghera, così non è, perché nelle sue storie solleva una tematica tanto importante quanto attuale, il destino dei malavitosi, che riassumiamo con una citazione: “Col tuo sistema, dopo quel che ha fatto lo sbatti in cella e ti dimentichi di lui. Ma alla fine fuggirà e ucciderà ancora, e forse qualche innocente pagherà per la tua presunta superiorità morale. Col mio sistema… questo non succede. Se pensi davvero che io mi sbagli, fai qualcosa per fermarmi”. Difficile dargli ragione, tanto quanto è difficile dargli torto. 
 
Mentre Vince Gilligan e soci ci accompagnano in questo perverso safari, le guide turistiche ormai consacrate a mostri sacri della televisione ci tartassano anche di queste domande, chiedendoci in loop un nostro parere. Chi ha ragione e chi torto? Cosa è giusto e sbagliato? Cosa va fatto e cosa no? La risposta non è semplice e, anzi, forse non vi è davvero una risposta definitiva. Quesiti quasi al pari della Domanda delle Domande: “Qual’è il senso della vita?”. Il senso della vita è diverso per ognuno di noi, non esiste un significato per tutti universale, come non esiste un senso del giusto e dello sbagliato uguale per tutti. Ma il fatto che queste domande ce le stiamo facendo, è già qualcosa. 
 
 
Ma questo post non può concludersi così. Abbiamo sollevato delle domande e aperto un’inchiesta, e questo giallo non può concludersi senza un colpevole; pure quello che offriva una delle soluzioni più complicate come Dieci Piccoli Indiani, alla fine, rivelava l’autore delle varie stragi disseminate per il romanzo. Dunque, di chi è veramente la colpa? Nonostante tutto quello che abbiamo detto, non di Walter White. Il personaggio vive una difficile condizione di vita che, ad un certo punto, lo mette di fronte ad una scelta: evolversi o morire. Ma chi mette W.W. in questa difficile condizione di scelta? Un colpevole invisibile quanto il nostro naso, perché anche se ce l’abbiamo attaccato, è li con noi: sentiamo e avvertiamo che c’è, ma non lo vediamo mai. E’ la società che mette il futuro Heisenberg nella condizione di diventarlo, una società che permette un futuro economico più radioso nella criminalità che nella legalità, e che mostra addirittura come farla franca; il personaggio di Gus Fring è un chiaro esempio non solo di come è facile aggirare la legge, ma anche di come è altrettanto facile usarla per proteggere un impero criminale di una vastità incredibile. E che dire di Saul Goodman? Non è altri che il Tom Hagen di Breaking Bad, capace di far apparire il Joker come la Piccola Fiammiferaia, attraverso il suo cianciare in tribunale e il modo aleatorio in cui vengono applicate le leggi. Errare è umano, perseverare è diabolico, ma se Walter White diventa un diavolo perseverando verso Heisenberg, prima bisognava errare in qualche modo, e quell’errare l’ha fatto il mondo che lo circonda, fatto di persone dalla carne così debole, che il tonno Rio Mare, a confronto, è una lastra di titanio. Se dovessimo trattare la società come persona fisica fatta di carne e ossa, bisognerebbe dire che non è lei ad essere sbagliata, è solo che ha un brutto vizio: quello di lasciarsi andare fin troppo. Un telefilm come Breaking Bad ci serviva per capire quanto siamo fallibili e quanto sia facile “break ourselves in bad”. Forse, anche se vorremmo essere tutti come John Reese, Rust Cohle, Michonne e Sydney Bristow, è Walter White quello che ci meritiamo. Ce la siamo cercata.
 
 

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