Suits 4×11 – Enough Is EnoughTEMPO DI LETTURA 7 min

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Ci eravamo lasciati con la maledizione senza perdono di Luis “Pearson Specter Litt“, ed eccoci di nuovo qua dopo la lunga pausa invernale, alla seconda midseason di Suits.
Come spesso accade quando una stagione viene divisa in due parti, la prima puntata post break sembra sempre l’inizio di una nuova. Questo è il caso anche di “Enough is enough”, esordio alla regia di Gabriel Macht, che, sebbene riprenda le vicende da dove le avevamo lasciate (letteralmente, visto che si apre con Harvey che arriva in ufficio sul coupé -che classe!- per essere informato della piazzata appena fatta da Luis) sembra un consueto episodio di presentazione delle “nuove” dinamiche di una stagione e loro possibili sviluppi. Infatti abbiamo il “nuovo” villain, nelle vesti del redivivo Luis Litt che sembra aver (ri)trovato finalmente la sua giusta collocazione nel ruolo di “piece of shit” e non di giullare di corte.
Il virgolettato accompagna gli aggettivi di novità perché in realtà, sebbene la grinta e lo sguardo truce di Luis facessero presagire che avrebbe a lungo dato filo da torcere alla combriccola di avvocati, basta la mossa finale di Jessica a dimostrare ancora una volta perché lui non merita quel nome sulla parete.
Questo non cambia il fatto che per l’ennesima volta nel giro di 4 stagioni lo studio abbia un nuovo nome, come fa notare Mike “questo studio ha cambiato nome più volte di Prince“, (con conseguente aumento di credibilità che nemmeno Magalli quale Presidente della Repubblica – aggiungiamo noi) e che in un modo o nell’altro il potere decisionale di Luis aumenterà così come il suo potere di fare lo stronzo.
Fa strano a chi scrive aver provato compassione per Rachel ma, sarà la nostalgia e l’attesa di questo midseason, sarà la vecchiaia arrivata col nuovo anno, sarà il San Valentino alle porte, il solito attacco di acidità alla vista di Rachel non è pervenuto nemmeno se colpita e affondata dalle parole di Luis, o in coppia con Mike o nel pattern in stile “Tre metri sopra il cielo” del “se offendi la mia ragazza io te le suono”. Cosa che ha contribuito enormemente a far acquistare punti all’episodio (diciamo mezzo Emmy?).
Altro punto a favore è stata la giusta calibrazione di spazio tra tutti i personaggi, più e meno importanti, anche in giusta proporzione rispetto alla loro rilevanza: una sorta di “previously on Suits” che ha mostrato molti main players di vecchie storyline che potrebbero confermarsi main players ora. Da Katrina (che con Luis ci concede quasi l’unico siparietto di comicità che ci aspettiamo di vedere sempre più in qualità che in quantità) a Zane, a Donna, a Scottie persino.
Forse proprio perché il tema dell’episodio non si prestava molto a scambi di battute ironiche è sembrato un po’ sottotono con riguardo allo humour consueto dello show ma nemmeno carico di tensione e ansia come ci si aspetterebbe. Suits ha lentamente insegnato al suo pubblico ad aspettarsi che tutti i problemi, per quanto presentati come insormontabili, si risolveranno no matter what. Così il problema del segreto di Mike che è stato svelato pian piano a sempre più personaggi ogni volta accompagnato dalla stessa atmosfera di tragicità incombente, ora che è diventato il segreto di mezzo mondo, non suscita più l’idea di irrimediabilità nonostante sia stato scoperto da Luis. Luis che da bravo “cattivo” di un cartone animato si taglia le gambe da solo per una cieca brama di vedere il suo desiderio realizzato il prima possibile e descrive dettagliatamente all’avversario cosa farà per sconfiggerlo. E non importa quante volte tutti dicano “oh shit!” con la faccia preoccupata perché si sapeva già che in qualche modo il fiume in piena Litt sarebbe stato arginato da Jessica nella versione badass che le si confà tanto.
Il mood poco umoristico della puntata ha lasciato il posto ad uno più sentimentale dato che si affrontano le emozioni e le situazioni riguardanti i vari rapporti tra i personaggi rimarcando quanto siano cambiati e quanto questo influenzi il loro modo di interagire e di muoversi soprattutto alla luce della nuova situazione dello studio. Menzione speciale per quei poveri associati dello studio che si sorbiscono passivamente e sommessamente, e anche inconsapevolmente, i guai a cui i loro capi li sottopongono, oltre che cambi di titolare che nemmeno il Trono di Spade sotto la guerra dei Cinque Re.
La frase di Jessica “We fight like hell to protect it [il segreto]” lascia presagire che la linea autoriale di Suits si sia spostata verso l’utilizzo di quell’originaria e originale idea dell’avvocato senza laurea non solo come punto d’inizio ma come mezzo per rinvigorire la trama e avere nuovi spunti dinamici ogni qualvolta questi vengano meno. E’ facile immaginare che dopo il successo della storyline ‘Hardman’ e il fallimento di quella Lady Stark ‘Hessington Oil’, avendo bisogno di una storia da portare avanti per un’intera season o almeno una midseason per non scadere nel procedural, Korsch & Co. siano andati a ripescare il “segreto”. Questo ha portato nella prima parte di stagione all’allontanamento di Mike da Harvey, che per quanto non sia stata una scelta del tutto infelice ha messo in evidenza come il duo rappresenti un punto di forza imprescindibile dello show il che ha riportato tutto alla “normalità” e Mike di nuovo alla Pearson. E’ facile muovere una critica a questo uso smodato del “segreto” per arrotolare e srotolare i fili delle storyline, ma d’altra parte se lo si fosse dimenticato ed usato solo all’inizio come motore della storia si sarebbe caduti nella fantascienza visto che sarebbe stato giudicato impossibile che nessuno notasse nulla, anche involontariamente. Quello che fa arricciare il naso in tutta questa vicenda è proprio da ricercare all’inizio, nel motore della storia. Perchè Harvey ha assunto Mike? Perché era brillante, intelligente, aveva una memoria eidetica e quindi batteva tutti i pinguini con la faccia da pesce lesso appena usciti da Harvard. Perché era un “another me” per lui. Ma Harvey c’è stato da subito presentato come l’avvocato infallibile incapace di perdere e che fa di tutto per ottenere quello che vuole e il suo studio uno dei più importanti di New York. Quindi, in effetti, non c’era un gran bisogno dell’aiuto del genio di Mike, che però ha sempre usato i suoi “superpoteri” per aiutare Harvey a vincere i casi. O quest’ultimo sarebbe comunque riuscito a vincerli lo stesso, e allora la presenza di Mike “the fraud” con tutte le complicazioni che ne derivano non ha più tanto senso oppure cadono tutte le certezze sulla spavalderia e l’infallibilità di Harvey and associates. Il continuo tirar fuori i problemi che il segreto di Mike comporta a tutti gli altri non fa che ricordare questo duplice aspetto su cui si basa l’intero show ed è per questo che sarebbe interessante solcare nuovi mari, magari tramite altri personaggi. Perché se è vero che la coppia Harvey-Mike riscuote un successo assicurato Suits è uno show che è riuscito a delineare così bene anche i personaggi secondari che anche questi avrebbero qualcosa da dire e sono molto apprezzati dal pubblico. Non si deve temere che, spostando per un po’ il riflettore da Harvey e Mike ad altri (“Donna! Donna! Donna!” si alzi il coro) si perda l’interesse degli spettatori. Lo si è fatto in parte con Luis e Jessica ma c’è ancora ampio spazio di manovra. Forse ora che anche Luis è a conoscenza del “segreto” possiamo smetterne di parlarne e approdare a nuovi lidi.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Puntata di presentazione generale del mood della seconda parte di stagione ben strutturata e calibrata
  • “Bullshit and shit” doveva essere il titolo dell’episodio dato il numero di volte che queste parole sono state ripetute.
  • Harvey a Mike “buddy“, che di bromance non ne abbiamo mai abbastanza
  • “You can collect your favor when the clock strikes <kiss my ass> “
  • La faccia di Harvey quando Jessica gliela mette in quel posto a Luis
  • Si è sentita la mancanza dello stile ironico delle puntate più “leggere”
  • E’ ormai evidente che il segreto di Mike sarà sempre la scelta migliore per riempire i vuoti di idee riguardo alla storyline principale di ogni stagione
  • Assuefazione dello spettatore all’idea che qualsiasi cosa accada si troverà sempre il modo di risolvere i problemi senza grosse conseguenze
  • “Just once”. Da un’intervista a Aaron Korsch sembra che intendano usare questa frase solo per una futura contromossa di Luis e non per far intravedere la possibilità che quel “just once” si ripeta. Male, molto male, ma mai dire mai.
Suits apre la seconda midseason di questa quarta stagione con una puntata ben calibrata ed introduttiva delle dinamiche di queste sei puntate finali che aggiunge del nuovo senza osare troppo.
This is Rome 4×10 2.76 milioni – 0.8 rating
Enough Is Enough 4×11 1.87 milioni – 0.6 rating

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