Riuscire a raccontare in maniera ironica, simpatica, intrattenendo il pubblico attraverso la vita all’interno di un distretto di polizia dopo i tragici eventi collegati alla morte di George Floyd, non è sicuramente un gioco da ragazzi a livello narrativo. Anzi, il tutto richiede un delicato lavoro riflessivo in cui riuscire a soppesare ironia ed etica sociale. Lo sa bene Dan Goor, che ha dovuto cestinare quattro episodi già sceneggiati per poter accogliere all’interno del paradigma narrativo di Brooklyn Nine-Nine non solo la pandemia, bensì i moti di protesta americani e il movimento Black Lives Matter. Un qualcosa di dovuto, di necessario che avvicina la produzione NBC alle altre che già avevano aperto le porte dei propri show alla quotidianità statunitense.
E il risultato non lascia scontenti.
COSA È CAMBIATO…
Rosa, Terry ed il capitano Holt sono i personaggi che più di tutti si sono sentiti traditi dal mondo della polizia una volta che è stata portata all’attenzione dei media la storia di George Floyd. Rosa, d’impeto, ha lasciato la polizia per allontanarsi da una rappresentazione sociale (che inquadra quest’istituzione come villain) che non può riconoscere come propria.
Terry, dal canto suo, si ritrova a dover discutere con Charles di appropriazione culturale, visto e considerato che Boyle, come sempre incapace di rendersi conto del suo essere totalmente fuori contesto, sembra quasi volersi ergere a rappresentante diretto del movimento BLM pur non essendone (per ovvi motivi) tagliato.
Raymond Holt si è ritrovato nella più tragica delle posizioni arrivando a mettere in discussione il suo stesso matrimonio e separandosi da Kevin. Un elemento tenuto nascosto all’interno distretto, ma che non può sopravvivere con il rientro al lavoro di Amy Santiago, l’unica persona che conosce perfettamente i modi di fare di Holt, il suo carattere, la privacy che avvolge attorno alla propria vita privata.
“The Good Ones” è un ottimo episodio che permette allo show di ripresentarsi sul palinsesto televisivo dopo oltre un anno dalla messa in onda di “Lights Out”, portatore già dal titolo del chiaro messaggio che i poliziotti del 99esimo distretto sono “quelli buoni”, i poliziotti di cui ci si può fidare ciecamente. Forse non i più stakanovisti, se si tengono in considerazione Hitchcock (andato in pensione nel frattempo) e Scully, ma sono figure di riferimento che hanno dimostrato, in oltre sette stagioni di messa in onda, la propria determinazione quando c’era da raggiungere un obbiettivo comune. Un messaggio che era importante arrivasse anche al pubblico.
Anche la pandemia diventa parte integrante dello show, elemento che plasma non solo determinati dialoghi (come la cold open della puntata), ma che porta in scena determinati dettagli più che evidenti (le mascherine, per esempio).
…E COSA FORTUNATAMENTE NO
Da annotare, inoltre, la presenza di John McGinley (Perry Cox di Scrubs) quale guest star dell’episodio.
Brooklyn Nine-Nine torna in scena con una puntata che accompagna lo spettatore nel nuovo paradigma narrativo di questa stagione, di questo 2021. I cambiamenti sono avvenuti sia all’interno dello show (la maternità di Amy; la vistosa ricrescita di capelli di Charles; Hitchcock in pensione), sia all’esterno (BLM, Covid-19), ecco quindi che “The Good Ones” assume il ruolo di raccontare cosa è successo nel mentre, durante questa pausa di circa 16 mesi e quali effetti questi avvenimenti abbiano avuto sull’intero cast. Un dettaglio, quest’ultimo, che rende ancora più realista (e in un certo senso coraggioso) il racconto di Dan Goor e Michael Schur e che non andrà sicuramente ad esaurirsi facilmente.
Questa stagione finale conta solamente dieci puntate e la sensazione di nostalgia inizia già a permeare lo show fin da questo primo episodio; le piccole sequenze diventate iconiche che presto abbandoneranno la tv assumono tutto un altro significato, quello di un elemento del passato che il pubblico osserva attraverso uno specchio spia, non riuscendo a non pensare: “Ahh. Chills you guys. Literal chills…”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Se si considera che la serie manderà in onda due episodi a settimana il tempo che resta in compagnia di Brooklyn Nine-Nine si riduce ulteriormente. Forse meglio non pensarci troppo e godersi il viaggio.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.