Cold Courage si presenta come un crime drama basato sul rapporto tra due donne finlandesi, trapiantate a Londra, che si trovano immischiate in un’organizzazione segreta. Le premesse sarebbero anche buone per l’unione particolare di questi elementi, purtroppo quel che emerge è un prodotto estremamente fumoso. Proprio come la proverbiale nebbia di Londra, così anche per la serie è difficile guardare da qui a lì (la tanto agognata fine).
Non sorprende e non lascia con il fiato sospeso. Da subito, infatti, le atmosfere risultano piatte e i personaggi ancor di più. Ambientare la storia a sei settimane dalle elezioni inglesi avrebbe dovuto dare un tono diverso, creare una sorta di suspense, questo invece suscita l’effetto opposto: la sommossa con rissa che scatta subito dopo il discorso simil-populista di Arthur Fried lascia abbastanza indifferenti non per la situazione riportata ma per il modo in cui viene raccontata. Neanche i successivi discorsi politici di Fried riescono purtroppo ad alzare il livello di attenzione.
A tutto questo si aggiunge l’assenza quasi totale di colonna sonora che configura il prodotto come uno strano compito per casa appena abbozzato e venuto fuori così così.
UNA STORIA CHE NON VUOLE PARTIRE
Le premesse di Cold Courage rimangono nella media ma l’elemento più sconfortante di questa serie tv è la resa finale. Quello che su carta doveva suonare in maniera positiva evidentemente non ha avuto lo stesso effetto nella realizzazione.
Il fatto che tutti in città vogliano rubare il cellulare di Lia, una delle due protagoniste, risulta un qualcosa di poco probabile, come ancor meno probabile è la volontà di usare come agente infiltrato una grafica totalmente inesperta di spionaggio e missioni sotto copertura. Tutto questo rientra in una serie di cliché e del trito e ritrito già ampiamente visto. Niente di nuovo sotto al sole.
Allo stesso tempo, lo strano collegamento tra le elezioni e gli omicidi non viene spiegato ma appena introdotto: sembra quasi che per la fretta gli autori abbiano abbozzato qualcosa da una parte all’altra del pilot senza un vero piano strategico solo per far entrare lo spettatore nella storia, che invece stenta a partire.
TROPPI PERSONAGGI
Ormai assistere in una serie tv ad assembramenti vari fa ricordare com’era la normalità di prima e c’è qualcosa di dolce nel ricordare.
In Cold Courage si nota con una certa insistenza la presenza in scena di numerosissimi (si potrebbe dire troppi) personaggi nello stesso momento. La sommossa/rissa dei primi minuti ne è solo un esempio ma l’elenco può continuare con l’ufficio di Lia, il locale, la città. Sembra che in ogni angolo di Londra ci siano gruppi di persone che si conoscono e non abbiano niente di meglio da fare che parlare tra loro.
Le due finlandesi protagoniste, Lia e Mari, riescono a trovarsi in una grande metropoli e l’una sembra assolutamente indispensabile all’altra. Questo non può funzionare davvero, senza contare che la loro presentazione agli antipodi non riesce a catturare lo spettatore.
Come nota dolente, va sottolineato il modo in cui i personaggi vengono presentati: risultano così fumosi che lo spettatore non riesce a sviluppare empatia nemmeno per l’uomo a cui hanno ucciso il figlio. Questo perché, di fatto, non vengono dati elementi per poterlo fare.
Le storie di tutti gli innumerevoli personaggi presentati non catturano l’attenzione. Perlopiù sembra che gli autori abbiano voluto procedere con una presentazione ossessiva e compulsiva di tutti i personaggi, quasi come per liberarsene e non tornarci su nel secondo episodio. In questo modo, personaggi e situazioni che avrebbero potuto suscitare empatia non lo fanno, anche perché ricordare tutti i loro nomi diventa veramente cervellotico (un po’ come in Game of Thrones ma con assolutamente molto meno gusto).
Un vero peccato per un prodotto che poteva partire nella media e rimanere benissimo lì ma che ha avuto qualche problema non da poco nella realizzazione finale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Molto difficile sarà proseguire con la visione di Cold Courage: il primo episodio non ha convinto per l’eccessivo citazionismo di prodotti precedenti. Gli autori non sono stati in grado di aggiungere nulla di nuovo, lasciando la sensazione di aver fatto un salto nel passato. Si confida in una ripresa con i prossimi episodi.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.