Doctor Who 10×04 – Knock KnockTEMPO DI LETTURA 6 min

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Bill: Regenerated?
Doctor: Oh the questions, the questions, the questions… just remember “Time Lords”, thats enough for now.
 
Sono passati 7 anni circa dal passaggio di consegne tra Russell T. Davies e Steven Moffat. Sono passati 7 anni circa in cui, di fronte a imperiosi movimenti di trama e ad argute e cervellotiche spiegazioni, gran parte dei fan, chi più chi meno, ha sentito la nostalgia di quei tempi in cui tutto era più casereccio. Tempi in cui una stagione girava intorno ad un delimitato periodo di tempo; tempi in cui l’ambientazione dell’episodio era una e una sola, preferibilmente claustrofobica, con una trama verticale chiusa in se stessa; tempi in cui la trama orizzontale fungeva da collante tra un episodio ed un altro, con brevi cenni o con brevi scene distaccate dall’ambientazione principale di giornata.
Sembra essere ritornati a quei tempi, consapevoli che “quei tempi” non erano poi così diversi da “questi tempi”. Anche dopo l’avvento di Moffat, vi è stata tanta verticalità, così come non sono mancati episodi rapidi e contorti ai tempi di Eccleston e Tennant (spesso, però, scritti da Moffat). Il succo dell’intero discorso risulterà chiaro agli spettatori di lunga data di Doctor Who.
Sembra essere ritornati a quei tempi, si diceva, grazie all’ulteriore schematizzazione di un’avventura facente parte di un momento storico in cui è ancora in atto una fase di presentazione. E’ quindi giunto il momento che Bill “giochi in casa”. Dopo “The Pilot” si apre una lente di ingrandimento ancora più grande sul suo mondo, evidenziando già una notevole svolta nella sua vita (e qui la rapidità moffattiana emerge: per due stagioni Rose ha abitato con la madre, in due episodi Bill si distacca dalla matrigna). La tematica della casa infestata – quell’ambientazione claustrofobica di cui si parlava – sembra ripercorrere e agganciarsi con il filo di questa decima stagione così “verticale”. Se si esclude “Smile“, unico episodio finora al di fuori della Terra, il concetto di immobilismo e di prigionia l’ha fatta da padrone. Abbastanza normale, se si pensa che l’intera linea orizzontale gioca su una presunta (e non rispettata) penitenza che il Dottore e il suo misterioso prigioniero sono costretti a scontare sulla Terra (verrà ripreso il discorso più avanti).
Sembra vincente, in generale, la commistione tra una già più volte citata leggerezza nel racconto e quello che a tutti gli effetti è il marchio di fabbrica, non solo di Steven Moffat, ma del nuovo corso di Doctor Who in generale. Anche “Knock Knock” (titolo crudelissimo per le aspettative dello spettatore, se si pensa come era finito l’episodio precedente) non può lasciare insoddisfatti, se si pensa soprattutto alla qualità dei dialoghi e ai nuovi livelli di interazione tra il Dottore e Bill. Due aspetti risultano particolarmente significativi. Il primo riguarda la continuità data a brillanti e originali trovate da parte di Bill nel momento in cui è dentro il Tardis, nuove sfumature cui nessuno aveva mai pensato (come il bisogno di dover dare l’indirizzo preciso per un piccolo spostamento), come a dare il benvenuto definitivo al Dottore in una nuova epoca, in cui la gente ragiona in maniera diversa. In questo senso si colloca il secondo aspetto. Il Dottore si trova a voler fraternizzare con un gruppo di persone molto giovani (già se ne aveva avuto uno scampolo in Class). Sebbene Clara ed Amy non fossero particolarmente in là con gli anni, entrambe sono state mostrate in passaggi determinanti della loro vita (matrimonio, lavoro da insegnante) utili a catalogarle come più adulte rispetto a Bill. Se a questo si aggiunge che il Dottore non ha più l’aspetto giovane e accattivante di un Tennant o di uno Smith, una nuova prospettiva è presto servita su un piatto d’argento. O meglio, la vecchia (vecchissima) prospettiva. Bill presenta il Dottore come suo nonno, tanto da suscitare in lui un particolare sgomento. Sentirlo però chiamare “grandfather” non può non evocare alla mente la forma originaria del Dottore e la già citata figura della nipote Susan, evocata anche nel primo episodio della corrente stagione.
Una menzione la merita anche la risoluzione della storia interna a “Knock Knock”. L’impressione è quella di voler “riciclare” schemi già collaudati e elementi già presenti nel passato. L’esordiente (per DW) Mike Bartlett inserisce così elementi ricorrenti nella mitologia dottoriana: dal villain di turno (interpretato da Hercule Poirot David Suchet) che in realtà è mosso dal bisogno di proteggere, anche in maniera asfissiante, una persona amata, a creaturine aliene capaci di creare un qualche fenomeno apparentemente sovrannaturale. Il “colpo di scena” che vede Eliza essere la mamma e non la figlia del landlord ricorda non poco il colpo di scena del doppio episodio “The Empty Child”/”The Doctor Dances” (anche in quel caso vi erano dei micro-organismi rigeneranti). A differenza di quel caso, e questo è forse il peccato diffuso di questi recenti episodi, non vi è un approfondimento specifico sull’alieno di turno, cosa che altre volte non è mancata. Tanto che il Dottore, quando poi parla con il misterioso inquilino della cassaforte, narra in maniera sbrigativa l’avventura appena vissuta, come fosse una delle tante.
E a proposito del famoso vault. Sarebbe forse sbagliato inserire e catalogare l’orizzontalità di questa stagione totalmente al pari di quelle di Russell T. Davies, dove l’elemento orizzontale quasi non si notava, era disseminato qui e lì lungo gli episodi (Bad Wolf), pienamente apprezzabile dallo spettatore solo con una seconda visione. Quinta e nona stagione hanno presentato le loro trame orizzontali, invece, semplicemente reiterando e mostrando in ogni episodio l’elemento comune (le crepe e The Hybrid). La decima stagione riprende per certi versi il “distacco” di Davies nel presentare tali elementi (l’interno del vault è sempre esterno alla storia), ma lo fa con la progressione nello svelare dettagli che si era vista finora solo nell’ottava stagione, con la presentazione di Missy. Alias The Master.
E chi è che è da sempre stato considerato sotto la “responsabilità” del Dottore, tanto che questi, alla fine della terza stagione, era disposto a prenderlo con sé? Chi è che inizierebbe a suonare il pianoforte con gioia alla notizia di una o più morti? Sarebbe una soluzione troppo semplice tanto da lasciare delusi, oppure da soddisfare il pubblico che non vuole soluzioni troppo contorte?
Nota finale: nel serial (macrostoria composta da più episodi) del 1975, “Planet Of The Spiders“, vi è una piccola sequenza in cui Sarah Jane canta insieme al Dottore proprio “Pop! Goes The Weasel” (la musica che si sente nel finale al pianoforte). Era quello il serial in cui vi era la rigenerazione dal terzo al quarto Dottore.
 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dialoghi, soprattutto quelli interni al Tardis
  • La caratterizzazione dei personaggi dell’episodio: meglio gli amici di Bill presentati in un episodio che l’intero cast di Class
  • Interpretazione di David Suchet
  • Mistero finale
  • Bill che chiama il Dottore “grandfather
  • Bill sembra una companion come altre, ma in realtà inserisce il Dottore in un mondo giovanile che prima non veniva mai mostrato, ottimo contrasto con la sua attuale immagine
  • Alieni di nuovo abbastanza trascurati
  • Eliza in versione legno ricorda troppo quelli di “The Doctor, The Widow And The Wardrobe”
  • Un po’ di già visto

 

Non si sono cancellate le immagini con gli altri voti, né ci si è impigriti nella valutazione degli episodi. Semplicemente anche “Knock Knock” ha presentato elementi basilari per Doctor Who, senza però aggiungere altro. Ciò che si vede nella 10×04 è ciò che ci si può aspettare nel delineare una storia standard di DW, compresi ovviamente i punti forti della serie in generale. La percezione però è che il meglio debba ancora venire.

 

Thin Ice 10×03 3.76 milioni – ND rating
Knock Knock 10×04 4.32 milioni – ND rating

 

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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