“I wish I was the monster you think I am. I wish I had enough poison for the whole pack of you. I would gladly give my life to watch you all swallow it. I will not give my life for Joffrey’s murder. And I know I’ll get no justice here. So I will let the gods decide my fate. I demand a trial by combat“.
Il simbolo dei Lannister è un animale famoso per la sua fierezza e rappresenta la casata più potente dei Sette Regni: dopo questa puntata e dopo aver assistito ad uno dei momenti più alti dell’intera saga (fidatevi, anche se non avete letto i libri), l’unico vero Leone, che dimostra coraggio, forza e orgoglio è Tyrion.
Non Tywin, con la sua esperienza e i suoi calcoli; non Cersei, con i suoi piani; nemmeno Jaime, nonostante il suo percorso di redenzione. Chi ruggisce, ancora e ancora, non smettendo mai di farlo, è sempre stato Tyrion.
Dopo un episodio non brillante, Game Of Thrones regala una puntata trascinante, divisa in due parti, dove la più interessante vede il suo fulcro narrativo ad Approdo del Re, durante il processo al Folletto.
Fin da subito è evidente la farsa che si sta mettendo in atto: sul banco dei testimoni si susseguono parole aspre, dense di cattiveria verso un uomo che a causa del suo aspetto è sempre stato solo contro il mondo, obbligato a difendersi per il sol fatto di esistere. Anche qui però, la sua arma migliore vince su tutto: Tyrion usa l’ironia, ricordando quale razza di mostro fosse Joffrey; non si piega, non si spezza, nulla lo scalfisce, perchè sicuro di chi è e della sua innocenza. A testa alta è prontissimo ad affrontare il suo destino, senza paura e spinto dalla forza della verità.
Ma all’improvviso qualcosa cambia, si riesce a vedere e sentire il rumore del suo cuore spezzato: Shae, la donna che ama, lo tradisce, lo schernisce, deride l’intimità che li ha legati, getta in pasto alla giuria il loro rapporto, facendo credere che non valesse nulla, solo un contratto tra una prostituta e il suo cliente. Ella sentendosi rifiutata e cacciata dall’uomo che le stava cambiando la vita, decide di prendersi la sua fredda vendetta: Tywin, il grande burattinaio, ha saputo sfruttare l’occasione ed è con questo che colpisce in profondità l’odiato figlio. Tyrion, soffocato dal dolore e dalla rabbia non ci sta ed esplode, senza fare sconti a nessuno: è un gigante e al di sopra di ogni legge, chiede a gran voce un verdetto a singolar tenzone, come accaduto in passato a Nido dell’Aquila.
I lettori hanno sicuramente una percezione molto precisa di Shae, al contrario, forse, di chi l’ha conosciuta soltanto attraverso la serie: gli autori hanno reso molto più intenso il suo rapporto con Tyrion e anche se qualche puntata fa la gelosia della donna nei confronti di Sansa mi appariva eccessiva, ora tutto ha senso ed è servita a creare il giusto climax per il processo.
L’interpretazione strepitosa di Peter Dinklage ruba, letteralmente, la scena a tutti gli altri personaggi: l’epicità delle sue parole risuona ancora nella mente dello spettatore, suscitano empatia e ammirazione per uno dei protagonisti migliori della serie.
L’episodio ha molti pregi e si concentra anche su altri filoni narrativi, il migliore dei quali è quello dedicato a Yara, Ramsay e Theon.
Il sadismo fisico e psicologico con cui il bastardo di Bolton ha trasformato Theon in Reek, risulta sempre più evidente: Ramsay lo ha privato dell’identità, della speranza di essere salvato, così che davanti all’aiuto della sorella Yara, Reek, ormai è questo il suo nome, resta fedele al padrone, che ha per lui un nuovo piano. La diabolica espressione di Iwan Rheon, perfettamente a suo agio nei panni dello Snow di Forte Terrore, è chiarissima e anche se i suoi intenti sono ancora nebulosi, attendiamo la svolta degli eventi, osservando ancora una volta l’espressione atterita dell’uomo che una volta fu Greyjoy.
C’è giusto il tempo per fare una capatina da Daenerys, alle prese con le sue responsabilità di Regina e a Braavos, dove Stannis e Davos incontrano l’emissario della Banca di Ferro, Tycho Nestoris.
Il punto più debole della puntata riguarda proprio il maggiore dei Baratheon: personaggio difficile, a tratti irritante a causa dei suoi modi così severi, viene ben bilanciato dal Cavaliere delle Cipolle ma la verità è che la sua vicenda, per quanto giusta da diversi punti di vista, non convince così tanto: è molto più interessante vederlo interagire con Melisandre, forse perchè la Donna Rossa è avvolta da così tante domande da destare maggiore attenzione nello spettatore.
PRO:
- Straordinaria interpretazione di Peter Dinklage: la sua bravura, l’attenzione nel mimare i gesti, nel dare l’esatta intenzione nelle parole di sfida che Tyrion pone a tutti, Dei compresi, sono da Emmy e da gustare in lingua originale
- L’esito del processo con un verdetto a singolar tenzone
- I diabolici piani di Ramsay Snow e la definitiva trasformazione di Theon in Reek
- Drogon, in tutta la sua grandiosità
- Stannis, Davos e il segmento a loro dedicato, nonostante la novità della città di Braavos e l’introduzione del Tycho Nestoris di Mark Gatiss.
First Of His Name 4×05 | 7.1 milioni – 3.9 rating |
The Laws Of Gods And Men 4×06 | 6.4 milioni – 3.4 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.