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Malammore: “Pecchè i’sta ccà e guard’ tutt’e cose. Sempre!”
Con questa immagine orwelliana del faccione di Don Pietro che dall’alto osserva il proprio funerale, tra i più pacchiani ed esibizionisti che la storia ricordi (molto realistico però, considerando come avvengono i veri funerali mafiosi), si apre la terza stagione di Gomorra-La serie, uno dei prodotti meglio riusciti tra quelli sfornati da Sky Italia.
Non si poteva che ripartire da lì: dalla morte del patriarca Savastano per mano del “traditore” Ciro di Marzio. Il primo episodio di questa nuova stagione diventa così una specie di omaggio indiretto alla figura di Don Pietro, una vera e propria presenza-assenza lungo tutto lo svolgersi delle vicende. In effetti, pur non comparendo mai, se non sotto forma di cadavere, Savastano senior riesce ad essere motore di tutte le azioni compiute dai personaggi rivelandosi, ancora una volta se ancora non si era capito, il personaggio più carismatico della serie e si spera che ricompaia ancora durante la stagione, anche solo sotto forma di flashback per continuare a far sentire tutto il suo potere.
Per quanto riguarda la puntata in questione, questa si può dividere in due parti principali: l’omaggio (come già detto) alla figura di Don Pietro e la “caccia all’uomo” al traditore Ciro.
Quest’ultima parte, quella più attesa, arriva solo dopo una buona mezz’ora (su 46 minuti totali di episodio) di funerale, omaggi, discorsi di Malammore (best personaggio in assoluto) e giri a vuoto da parte di Gennaro per star dietro all’organizzazione dopo la morte del padre.
Si tratta di un episodio che parte in maniera molto lenta e che non fa mistero di volersi prendere i suoi tempi. Una scelta che sicuramente è studiata, anche per mantenere la tensione e la curiosità su come il clan dei Savastano verrà riorganizzato da ora in poi. Ma, d’altra parte, questo potrebbe essere anche un limite, considerando che Gomorra aveva abituato il pubblico a episodi-pilota di ben altro impatto e spessore narrativo.
Il plot twist finale e la morte di Malammore per fortuna fanno sì che Gomorra torni ad essere Gomorra, quella che ormai il pubblico è abituato a conoscere.
La scena in questione è costruita veramente ad hoc grazie a tutto il comparto tecnico (sonoro, luce, scenografia) che qui raggiunge il suo apice come mai aveva fatto in tutte le precedenti stagioni e che rappresenta il vero fattore di qualità per questa serie.
La scelta di girare nelle strade e nei quartieri periferici napoletani (l’unica serie ambientata a Napoli dove non si vede quasi mai il mare), la musica incalzante di sottofondo, la luce, sempre glaciale e solare allo stesso tempo, tutto ciò che ha reso Gomorra una delle serie più interessanti degli ultimi anni, emerge con forza nelle scene finali.
I sopravvissuti, Ciro e Gennaro, sono due figure tragiche (quasi shakesperiane) e ormai consapevoli di vivere in un mondo dove “nun se vive, se mmore e basta”.
Sempre da questi luoghi riparte il secondo episodio (con la scritta inequivocabile “un anno dopo” per far capire il definitivo distacco dalla seconda stagione) concentrandosi però più sugli spazi interni che esterni.
Anche qui è il trionfo delle scenografie kitsch e pacchiane per ricostruire la nuova mega-villa di Savastano junior e famiglia.
L’agiatezza conquistata da Gennaro, però, si scontra con la durezza del “lavoro quotidiano” di un boss mafioso. Ed è interessante, da questo punto di vista, la scelta registica di usare vari tipi di luce (calda quando ci sono le scene famigliari di Gennaro, fredda quando compie le sue azioni malavitose) per sottolineare l’ambivalenza del suo stile di vita: bravo padre di famiglia e boss del narcotraffico napoletano.
Proprio il narcotraffico è la nuova attività prescelta da Gennaro per il nuovo corso dell’organizzazione, come preannunciato dopo la riunione con la loggia massonica camorrista (con tanto di cameo di uno degli attori di Casa Surace).
Questo dà l’opportunità di inserire il personaggio del narcotrafficante dall’Honduras che rappresenta l’alleanza strategica tra criminalità italiana e sudamericana (what is this, a crossover episode?). Lo stesso Saviano aveva preannunciato questo tema, affermando che Gomorra 3 sarebbe stata molto più “internazionale” rispetto alle precedenti stagioni, proprio per calcare l’attenzione sul problema globale che la Camorra rappresenta. Il che è ottimo anche per la stessa serie perché la rende molto più spendibile all’estero e molto meno “provinciale”, pur mantenendo quei caratteri linguistici (il dialetto) che la distinguono da altre serie simili.
Proprio per questo motivo, uno dei personaggi meno credibili presenti nell’episodio è quello di Gegè, “el mejor contador del mundo” stando alla presentazione di Gennaro. Ennesima brava persona che rimane coinvolta nel Sistema (e quindi si presuppone che farà una brutta fine da qui a breve); il personaggio brilla per una certa passività e per l’uso di un italiano corretto fino all’estremo (quasi da grammar nazi) che suona come un già visto in molte altre serie e, per di più, stona con il resto dei dialoghi e personaggi presenti. Sicuramente una storyline che poteva essere trattata meglio, così come quella di Patrizia che qui rimane sempre in secondo piano ma che potrebbe diventare più importante per i prossimi episodi. Soprattutto perché dalle retrovie del Sistema numerosi personaggi scalpitano per prendere il potere e fare le scarpe a Gennaro.
Queste prime due puntate della terza stagione di Gomorra, dunque, sono solo servite ad introdurre situazioni e personaggi che, da ora in poi, si scontreranno per iniziare una nuova guerra all’interno e all’esterno del clan Savastano e il bello, dunque, inizia adesso.
Una cosa è certa: è stata una delle introduzioni migliori che si potessero realizzare per una serie televisiva.
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Gomorra-La serie è tornata. Anche senza Don Pietro Savastano (che rimane comunque in pensieri e opere) la serie procede decisa tra lotte interne nel nuovo clan Savastano e nuovi nemici che premono dalla retroguardia camorrista. Statevi accuorti!
La Fine Del Giorno 2×12 | 1.12 milioni – 3.4 rating |
Episodio 1 | 1.13 milioni – ND rating |
Episodio 2 | 1.13 milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!