“A’ fine ro’ juorno sta tutta ccà.”
Gomorra chiude il proprio cerchio narrativo con questo fatidico atto finale.
Agguati, tradimenti, sparatorie, torture, improbabili assassini, animali esotici confinati sopra case di periferia, traffici ed altro ancora: lo show ispirato all’omonimo romanzo di Roberto Saviano ha con attenzione esposto molti aspetti della vita camorristica. Riciclo di denaro, il collegamento con i rifiuti (terra dei fuochi), il tentativo di rendere odierno il racconto con collegamenti reali (la strage di Castel Volturno), l’ingerenza nella politica, il traffico di droga in Italia e all’estero, il mondo della giustizia e tanto altro ancora. Un percorso, quello di Gomorra, impreziosito da uno stuolo di personaggi iconici nella loro imperfezione umana e sociale, tanto da far sollevare diversi dubbi alla critica.
DECOSTRUZIONE DI UN SISTEMA
Gomorra è sempre stata attaccata per le figure dei suoi personaggi perché spesso eccessivamente carismatiche, “attraenti” per gli occhi più giovani, tendenti al desiderio di essere idolatrati: insomma, veniva visto di cattivo gusto provare simpatia per Gennaro Savastano piuttosto che per Ciro Di Marzio. Ed è vero, non si tratta sicuramente di figure da prendere come modelli, come spesso Marco D’Amore e Salvatore Esposito hanno sottolineato. Tuttavia, era necessario che tali risultassero per far addentrare il pubblico in un ecosistema sociale ben lontano da quello legalmente accettato. Era determinate, per la buona riuscita della serie tv, che Ciro e Gennaro fossero visti dal pubblico quasi con gli stessi occhi dei loro “soldati”, dei loro compagni, proprio per poterne comprendere il peso, il ruolo ed infine il messaggio.
Proprio il finale, in particolar modo l’ultima sequenza sulla spiaggia, sottolinea questo messaggio e dimostra come l’obiettivo della sceneggiatura non sia mai stato quello di dipingere i protagonisti come modelli da adottare. Gennaro e Ciro trovano morte nella terra di nessuno, isolati da tutto e da tutti, uccisi durante l’ennesima sparatoria, come “soldati” qualunque. Il potere della camorra è effimero, futile e volatile: il fatto che chi ha sparato non venga chiaramente mostrato (in particolare nel caso di Ciro) sottolinea proprio la superficialità dell’avvenimento, importante per lo show in quanto tale, ma semplice tassello di un puzzle che si compone ormai da decenni per colpa della mafia. Gennaro e Ciro non sono condottieri di una battaglia carica di valori, quanto piuttosto semplici pedoni nell’enorme scacchiera della malavita italiana.
“Quante speranze avevamo. Ci volevamo mangiare il mondo… ma questo mondo ha mangiato noi.”
NELLE PRECEDENTI PUNTATE DI GOMORRA…
Quello che doveva avvenire in questo decimo episodio era stato ben delineato nella precedente: il tradimento di Azzurra per salvaguardare Pietro era inevitabile, tant’è che lo stesso Gennaro una volta compresa la scelta della moglie la dice di aver fatto la cosa giusta.
La puntata si sofferma, quindi, semplicemente sul recupero da parte di Ciro di Pietro dalla casa sicura in cui la magistratura aveva segretamente portato il bambino e sul fantomatico confronto finale che avrebbe dovuto concludere il bagno di sangue e vendetta, mettendo l’uno di fronte all’altro Ciro, Gennaro e Donna Nunzia (moglie di ‘o Galantommo).
Il viaggio in auto di Ciro e Gennaro è catartico, fatto di silenzi e di riflessioni sia da parte del pubblico, felice di rivedere i due personaggi in scena insieme, sia dei due criminali. C’è spazio per il richiamo al passato, come è stato fatto per l’intera stagione. Un passato che, grazie a L’Immortale, non si circoscrive solamente alla narrazione della serie tv Gomorra, ma anche alla mitologia narrativa sedimentatasi grazie alla pellicola del 2019, costola del prodotto originale.
Un passato che assale e colpisce Ciro proprio nel momento clou della puntata, quando avrebbe dovuto giustiziare Azzurra e Pietro.
SUBURRA-GOMORRA: WHAT IS THIS, A CROSSOVER EPISODE?
Ma è proprio da questa sequenza che occorre aprire una parentesi su tutto ciò che non ha funzionato all’interno del finale. Un episodio che zoppica vistosamente e che indebolisce una stagione altrimenti di grande impatto e intrattenimento come non accadeva da tempo con Gomorra.
La morte di Ciro e Gennaro era preventivabile e risultava l’unica opzione possibile come finale (c’era la possibilità dell’incarcerazione, ma su questo aspetto si rifletterà più avanti). Tuttavia l’intera sequenza di Azzurra, Pietro, Gennaro e Ciro sulla spiaggia non ha alcun senso: Ciro, che si era ritrovato con Sangue Blu (di cui si era definito fratello), aveva promesso vendetta totale (anche per vendicare la morte di Mariarita giustiziata da Malammore nella seconda stagione). Una promessa che non si traduce in realtà perché i fantasmi del passato assalgono Ciro che crolla e piange sgomento (stessa cosa per Gennaro, quest’ultimo forse più per paura che per altro). Un’involuzione verso un’esagerata bontà che non si sposa con quanto mostrato nelle precedenti puntate, in particolar modo nel settimo episodio quando Sangue Blu era stato massacrato con un tondino di ferro e Ciro gli aveva promesso, in letto di morte, nuovamente vendetta. Se non fosse stato per l’arrivo degli uomini di Donna Nunzia sarebbe finito tutto a tarallucci e vino, evidentemente.
Un secondo doveroso appunto è sulla morte di ‘o Munaciello, diventato personaggio decisamente importante in questa stagione che muore nel disinteresse totale e in una sequenza totalmente insensata in cui viene aggredito da Gennaro, nonostante il primo fosse armato di pistola e (teoricamente) in una posizione di vantaggio. Ma evidentemente doveva morire.
A livello scenografico, infine, impossibile non sottolineare la scandalosa somiglianza tra il finale di Gomorra e quello di Suburra: con qualche piccolo accorgimento si tratterebbe di un plagio bello e buono. Ma con Suburra, Gomorra condivide anche l’elemento bromance, elemento narrativo che funziona sul pubblico e per tale motivo sfruttato da Sky così come fatto da Netflix.
UNO STATO ASSENTE
Una quinta stagione che era partita molto bene ricollegandosi, come si diceva, al passato di Gomorra, che ha continuato a procedere spedita sia re-introducendo vecchi personaggi caduti in disgrazia (Sangue Blu), sia introducendone di nuovi (Munaciello). Sul finale, però, si perde con un’ultima puntata molto vaga in cui tutto è già scritto e dove la cattiveria e la crudeltà del mondo criminale lasciano spazio ad una insensata bontà (Ciro che grazia la famiglia Savastano) per poi tornare a fare la morale su come la potenza all’interno della camorra sia elemento futile e poco duraturo.
Il ruolo dello Stato è da sempre un elemento narrativo poco preso in considerazione all’interno di Gomorra, tuttavia il magistrato Walter Ruggeri (introdotto nella quarta stagione) aveva lasciato immaginare un epilogo più “legale” per Gennaro e/o Ciro: un’incarcerazione, un arresto, un processo o qualcosa di simile. Invece no, il ruolo purtroppo è sempre rimasto marginale e mai al centro della narrazione. Un vero peccato per uno show che ha fatto del racconto della criminalità il proprio punto forte, senza mai voler prendere seriamente in esame anche il contraltare narrativo (lo Stato). Scelta tuttavia giustificabile da una già ben corposa sceneggiatura in cui sarebbe stato complicato inserire anche questa sottotrama, rischiando di traslarla in scena in maniera ridicola.
Gennaro: “Come va a finire questa storia?”
Ciro: “Tra poco lo capisci. Siamo io e te… insieme. Fino alla fine.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Gomorra finisce senza happy ending, come era prevedibile, senza redenzione. L’ultimo frame ritrae Ciro e Gennaro vicini, immobili, esausti dal lungo percorso narrativo prodotto da Sky. Morti, caduti in una guerra di cui sono stati inconsapevolmente solo pedine. Una guerra, quella della camorra, in cui Gomorra ha progressivamente introdotto il proprio pubblico. Molti aspetti di questo finale lasciano decisamente a desiderare, sia per le promesse non mantenute rispetto a quanto fin qui presentato, sia per una sete di vendetta che scompare nel nulla. Si poteva fare decisamente meglio, ma Gomorra verrà comunque ricordata come una delle migliori produzioni italiane di sempre.
Case. Fucking. Closed.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.