Gomorra 2×11 – 2×12 – Nella Gioia E Nel Dolore – La Fine Del GiornoTEMPO DI LETTURA 9 min

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Il male esiste. Esiste Genny, il suo corpo da gigante che ha portato, novello Enea, sulle spalle il padre Pietro/Anchise, in grado anche di ammazzare, tradire anche (Avitabile, Pietro). Esistono le mani di Ciro che baciano la figlia con la promessa di rivederla dopo la scuola, ma in grado anche di uccidere la moglie. Esiste il passato di Pietro, suo patrimonio, che ha amato Donna Imma con tutto se stesso e ora tenta di ricominciare con Patrizia, che si era finto pazzo per uscire di prigione, ora ordisce, ordina come il più crudele Capo Clan. C’è Secondigliano. Esiste. Ci sono le piazze dove si spaccia; l’odore della paura brucia assieme alle sigarette, la possiamo annusare come si sniffa la cocaina. Il male dunque esiste e sarebbe inutile e ottuso non raccontarlo.
Gomorra ha dalla sua questo, la storia. Gomorra ha l’urgenza del racconto: quei personaggi sono pronti a scattare, vogliosi di essere raccontati. Fanno ridere e piangere allo stesso tempo i moralisti seriali che puntano il dito contro un prodotto artistico, che scuotono il capo perché qualcuno potrebbe emulare Gennaro Savastano, Ciro l’Immortale, Malammore, come se il male fosse una malattia contagiosa, trasmissibile con una puntata su Sky. Non si può raccontare bene mafia, camorra, ‘ndrangheta se non la si conosce bene e Gomorra, grazie a Saviano prima e a Sollima poi, fa questo. Se con la prima stagione la serie è stata in grado di mostrarci un mondo in cui a dominare è il male, dove non c’è compassione né salvezza, in questa, le carte si sono sparigliate, e tutto si è complicato. I giochi di potere, le vendette esplodono, i vari gruppi si scontrano, si uccidono gli uni con gli altri. I Savastano, L’Immortale, Gli Scissionisti.
Con “Nella Gioia E Nel Dolore” e con “La Fine Del Giorno”, dirette da Cupellini, un’epoca è finita. Se l’undicesimo episodio racconta il matrimonio di Genny (che ha un valore non tanto per il vincolo sancito quanto per l’indipendenza psicologica, emotiva e “lavorativa” che l’uomo raggiunge con esso) e la vendetta che Pietro Savastano sta cercando di compiere, il dodicesimo invece chiude le fila del racconto con due morti necessarie per poi poter pensare ad un futuro seriale (si parla già di una terza e anche di una quarta stagione).
De Filippo in “Napoli Milionaria” aveva detto “Ha da finì la nuttata” e la nuttata è finita per Gomorra.
Il vecchio Savastano in “Nella Gioia E Nel Dolore” è incattivito dalla latitanza, assetato di vendetta, non vuole e non può perdonare, non ha digerito l’hybris da parte dei “giovani turchi”, di quegli scapigliati che si sono spartiti tutto ciò che era suo e neppure l’alzata di capo dell’Immortale.
Lelluccio, O’ Zingariello, Cap’e bomba devono pagare e pagheranno con la vita l’onta subita dal Boss di Secondigliano. Nessuno è innocente e nessuno si salva. Non c’è perdono, né compassione. Ma c’è una grande differenza, mentre Pietro ha dei fedeli al suo servizio, Ciro non riscuote più molto successo tra le sue linee ed è convinto, come dice il suo nome, di essere L’Immortale. Pietro aveva dimostrato che la democrazia non esiste, per lui c’è solo una legge, non tradirlo, e lo ricorda a O’ Zingariello prima di farlo strozzare da Malammore (“Un uomo una scelta ce l’ha sempre“), Ciro dice ai suoi, “Uccidono chi non tiene gli occhi aperti, chi non sa chi ha attorno […]. Non dobbiamo avere paura“. La differenza è questa: Pietro non teme di perdere più nulla, Ciro è fin troppo convinto di percorrere la strada giusta.
Le morti degli scissionisti però sono campanelli di allarme, Pietro, come un animale feroce, aspetta che la Preda abbassi la guardia per attaccarla. Desidera e brama Ciro, traditore e assassino.
Nella 2×12 il Boss manda il suo uomo più fidato, Malammore, a uccidere la figlia di Ciro. Gesto senza nessuna etica.
La morte di Maria Rita dà il colpo di grazia a un’ombra, un fantasma, uno zombie a cui la Vita, vorace e bastarda, ha mangiato tutto. Ciro, un meraviglioso Marco D’amore, non è più colui che beve l’urina di un boss per comprarne la fiducia, ma è un padre le cui lacrime si mescolano metaforicamente alla pioggia in uno dei momenti più tragici e incomprensibili della sua vita, il funerale della figlia, e della serie. Nonostante abbia un senso nell’economia della storia, le critiche per questa scena sono state molte e l’attore Fabio De Caro, che interpreta Malammore, a causa del linciaggio mediatico, ha dovuto intervenire con un lapidario: “siamo attori, distinguete tra fiction e realtà”.
Da una parte la bambina tenta invano, terrorizzata e tremante, di accovacciarsi per proteggersi, chiedendo pietà, dall’altra Malammore, dopo aver baciato il crocifisso – torna ancora la tematica della fede, arma ipocrita con cui i figli di Gomorra tentano di salvarsi, e di un certo simbolismo religioso, cardine e tema di questa stagione -, senza alcuna titubanza preme il grilletto. Un grilletto che sospende per un attimo la narrazione; dopo tutto cambierà.
La paternità torna ancora una volta in Gomorra. Se c’è quella disperata di Ciro – quasi in un coma vigile accasciato contro un muretto come se lo scheletro che regge il corpo si fosse disintegrato -, c’è anche quella di Pietro, mai esercitata fino in fondo, e quella in fieri di Genny (un padre diverso rispetto al proprio, affianca Azzurra durante il parto come per dire che il passato ormai non conta più, ora c’è il presente). È proprio lui il vincente (Boss della Capitale), colui che ha compiuto il percorso più affascinante (da bravo ragazzo a omicida per estensione di Pietro), che vuole affrancarsi dal padre (qualunque padre, anche Avitabile, il proprio suocero), dimenticandosi del passato – con un pugno al vecchio se stesso distrugge il quadro regalatogli per il matrimonio.
Vuole pensare al futuro, quello suo, di Azzurra e del bambino in arrivo (si chiamerà come il nonno che sta morendo proprio mentre lui sta nascendo) e lo dice più volte alla moglie, cancellando così i tradimenti (aver incastrato Avitabile e averlo fatto andare in prigione), le pugnalate alle spalle. La moglie così, tanto quanto Patrizia, si allontana dalla sua famiglia d’origine (“tradisco il sangue mio per te“) in nome dell’amore che prova per Genny e del nuovo nucleo formatosi.
Genny in “Nella Gioia E Nel Dolore” e in “La Fine Del Giorno” non ha perso, non può perdere e non perderà perché ha pensato ad ogni mossa con rigore, anelando al potere, ma mai facendosi vincere da esso.

“Il tempo sta finendo. Stiamo perdendo tutti quanti, ma tu stai perdendo più di tutti”.

Con queste parole Ciro L’Immortale ha parlato a cuore aperto a Genny, non comprendendo fino in fondo le vere dinamiche del “gioco”. Seduti uno accanto all’altro, i due sembrano più vicini che mai. Un filo rosso li ha uniti in passato e li unisce anche ora, perché la coerenza non è di casa in Gomorra e i confini risultano labili.
Quando in “La Fine Del Giorno” Genny, architetto e regista di una morte doverosa e annunciata, porta la pistola a Ciro, lo spettatore torna indietro nel tempo al momento in cui L’Immortale era forte, un guerriero, al momento in cui l’uomo stava insegnando al giovane Savastano o’ mestiere. Ora invece è Genny che sostiene Ciro, è Genny che gli mette in mano l’arma e lo spinge a premere il grilletto. Il bravissimo Salvatore Esposito dà corpo al dolore di un uomo che sta per diventare padre e capisce ciò che l’amico/nemico sta provando, ma dall’altra, desideroso di avere il suo spazio nel mondo, dà forma al rancore di un figlio nei confronti di colui che l’ha generato. Adulto, emancipato, marito, padre non può più essere a servizio di qualcuno, ma vuole essere o’ capo. In un gioco di specchi le due figure si scambiano il ruolo, il posto e i sentimenti: il giovane e insicuro Genny diventa sicario deciso e implacabile, L’Immortale è fragile, pallido ed “eviscerato” (viscere = sede dei sentimenti).

“Io ti conosco. Tu sei come a me. Sta cosa ti sta mangiando dentro un veleno. Ti stai consumando.”

Queste parole dette nella 2×11 si ripercuotono nella 2×12 e fa da cassa armonica il corpo di Salvatore Esposito, che lavora sul suo volto e sul suo fisico. Quando in “La fine del giorno” ripete a Ciro “O’ veleno“, ricordandogli così il discorso avuto prima e come se gli dicesse “sono dalla tua parte, hai ragione siamo uguali”.
C’è veleno in entrambi, c’è un vulnus da cui non ci si può salvare. C’è la fame che unisce nuovamente Genny e Ciro, l’uno prende il posto dell’altro e si presenta in cimitero dove ad attendere c’è Pietro – che sente la morte vicina. L’uomo attende il giorno che sta per finire, dopo aver cercato in una malata coazione a ripetere di riproporre un vecchio stilema – la sua supremazia, l’amore (la relazione con Patrizia, il corpo di una donna di nuovo sotto le sue mani, lo spettro di Imma), il controllo su Genny – che ormai non funziona più perché il mondo è cambiato. Ha ragione Patrizia, soldato, compagna che, mentre sta sfogliando un album, dice a Pietro “figli e morti devono essere lasciati andare“. Ormai per Pietro sia Genny che Imma se ne sono andati e anche il vecchio Savastano deve essere lasciato andare da noi.
A fine d’o juorno sta tutta cà” ed è così, Pietro ha ragione. In una scena quasi da western Pietro e Ciro si guardano, si osservano e come il cowboy sfodera la pistola così l’uno toglie gli occhiali pronto per cogliere il proiettile, l’altro meccanicamente svolge il suo compito. Sì perché Pietro si lascia colpire, non oppone resistenza e L’Immortale stancamente e dolorosamente può finirlo, lì dove tutto inizia (in testa). Può infliggere la sua vendetta. Tutto però è niente per Ciro, anche la Vendetta.
 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ciro e il suo nuovo sé 
  • Genny e il suo rigore
  • La costruzione di scrittura e di regia della morte di Maria Rita e quella di Pietro
  • Il rapporto tra Genny e Ciro
  • La rinnovata virilità di Pietro che non può più stare solo
  • Patrizia che sfoglia l’album di famiglia
  • Il montaggio alternato della morte di Pietro e la nascita del nuovo Pietro
  • Le capziose critiche sulla violenza della serie

 

Vendetta, morte e famiglia continuano a dar forma ad una delle serie italiane che pensa come una serie straniera. Vecchi e nuovi personaggi (uno tra tutti Scianel) si danno il cambio in un mondo in cui ci sono poche se non nessuna regola. Con “Nella Gioia E Nel Dolore” e “La fine Del Giorno” Gomorra ha concluso, nonostante ci si potesse aspettare un finale di questo tipo, un’ottima stagione dopo la quale nulla sarà più lo stesso. Il percorso contrario di Genny e Ciro (sia fisico che psicologico) ha dato il ritmo ad un canto di morte e successo e la loro rinnovata relazione non poteva che dar origine ad una cosa, una morte.

 

Fantasmi 2×10 1.22 milioni – 3.72 share
Nella Gioia E Nel Dolore  2×11 1.26 milioni – 3.67 share
La Fine Del Giorno 2×12 1.12 milioni – 3.43 share

 

 
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