Gracepoint 1×09 – Episode NineTEMPO DI LETTURA 4 min

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Gracepoint 1x09 - Episode Nine

Nei repertori musicali esiste un sottobosco di generi che in maniera generalizzata e superficiale si possono definire “di intrattenimento”. Nulla a che vedere con una raffinata composizione originale, i poutpourri e le trascrizioni giocano moltissimo sull’esercizio di stile, arrivano all’orecchio dell’ascoltatore in maniera accattivante, ma già in fase di presentazione possono essere classificati come lavori di serie B.
Ad un episodio dal termine della stagione/serie, si può tranquillamente arrivare a dire che Gracepoint altro non è che un esperimento, un esercizio di stile, uno specchiarsi da parte della serialità televisiva, che improvvisamente in un gioco perverso, comincia a riflettere se stessa. Nella scorsa stagione televisiva infatti, serie come Fargo avevano ufficializzato un nuovo tentativo di inglobare nella TV prodotti narrativi con ben altre origini. Gracepoint risulta, se letta da questa angolazione, come una sorta di prodotto “cannibalizzato”: una serie che, a distanza di brevissimo tempo, viene riletta e replicata. Concretizzando il precedente paragone musicale, quindi, qualunque spettatore che non abbia trascorso in coma o in carcere l’anno di trasmissione di Broadchurch sarà perfettamente cosciente di trovarsi di fronte ad un artefatto scenico in cui l’originalità è stata per forza di cose bandita. Con tutto ciò che ne può conseguire.
Si può definire Episode Nine come l’episodio che conferma i mancati colpi di scena. La storia di Vince con la ritrovata madre e la vera storia di Carver a Rosemont giungono accolte da fragorose risate e pernacchie. Nulla da dire sulla realizzazione scenica, anzi. L’episodio regala un continuo susseguirsi di quadri ansiogeni che si alternano vicendevolmente, facendo percepire nello spettatore il tempo che per i due detective stringe inevitabilmente. Ed ecco quindi lo stile, e solo quello, che conferma l’attitudine di Chibnall e co. verso una produzione qualitativamente alta. Però, ecco, lo sapevamo già che Carver si era attirato su di sé colpe non sue, come sapevamo già che il losco Vince in realtà è il prodotto di vicende familiari tribolate. Inutile dire quindi che il pathos è ridotto allo zero assoluto.
Se da un lato la riproduzione negli USA di elementi già presentati in UK è una grandissima pecca, come è stato ripetuto praticamente in tutte le recensioni di Gracepoint, da un altro lato anche la differenza di piccoli dettagli sa risultare forzata e spesso poco incisiva. La grandissima differenza che, si spera, avverrà la settimana prossima, sebbene decisiva, rappresenta comunque il 10% di tutta la stagione: troppo poco. Ma tornando alle sottili differenze, per spiegare meglio il tutto, occorre un esempio. Prendiamo il reverendo Paul Coates. In entrambi gli show il suo personaggio risulta sospetto fino alla fine, ma con delle sottili differenze di caratterizzazione. L’inglese Arthur Darvill, nell’immaginario di gran parte degli spettatori, è il bonaccione Rory Williams, compagno di viaggio del Dottore in Doctor Who. Anche ai non esperti dell’ultracinquantenario show, lo sguardo di Darvill esprime innocenza. Innocenza utile a turbare e a rendere ancora più incerto quello che fu l’esito di Broadchurch. La stessa cosa non avviene con il più oscuro Kevin Rankin (anche per chi non lo avesse visto nei panni del nazista in Breaking Bad). E’ ovvio quindi che se noi spettatori coscienti, a detta degli autori, ci dobbiamo trovare ad accantonare ed escludere quello che era l’assassino in Broadchurch, vista anche la risoluzione con i personaggi più sospetti (Susan e Vince) in questo episodio, il nostro giudizio verrà fortemente pilotato da questa differenza di caratterizzazione verso personaggi come Paul. E quale che sia l’esito, potrebbe non essere così originale come magari è stato pensato. Ma per giudicare ciò occorrerà attendere ancora una settimana.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Realizzazione con poche sbavature di un episodio claustrofobico, ansiogeno e ben recitato
  • Anna Gunn trova la quadratura del cerchio nell’interpretazione del suo personaggio
  • -1
  • Colpi di scena di seconda mano
  • Squilibrio tra l’evoluzione dello scorso episodio con il giubilo della scena del bowling e il ritorno prepotente al drama familiare in questo “Episode Nine”

 

Ci hanno provato. Sarà un’esperienza televisiva che comunque segnerà un precedente, positivo o negativo che sia. Sicuramente si avrà la dimostrazione che la TV statunitense non è capace di rendere al meglio uno scenario intimo come invece è stata capace di fare quella europea. Il promo del prossimo episodio lo dimostra, con quel maestoso “who killed Danny Solano?” che tanto ricorda i fasti di “who killed Laura Palmer?“.
In tutto questo “Episode Nine” conferma il lieve miglioramento delle ultime uscite, miglioramento che potrebbe tranquillamente essere scambiato per abitudine, routine e adattamento delle aspettative da parte degli spettatori nei confronti di Gracepoint.

 

Episode Eight 1×08 3.12 milioni – 0.7 rating
Episode Nine 1×09 3.64 milioni – 0.9 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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