Prima di tutto delle doverose scuse: il ritardo accumulato nell’uscita di questa doppia recensione è imperdonabile e dovuto a cause esterne di forza maggiore. Sappiamo benissimo che a distanza di un mese ormai il ricordo non è più molto vivido ma c’è anche un rovescio della medaglia positivo visto che è anche un modo per analizzare la situazione in maniera fredda e distaccata. Se la domanda è “state cercando di indorare la pillola?” la risposta è “anche si”, però visto che The Blacklist ritorna il 1 Febbraio per l’ultima volta di domenica prima di ricominciare nella nuova location del giovedì dal 5 Febbraio, di tempo valido per riflettere su quanto accaduto in queste due puntate ce n’è in abbondanza.
Partiamo analizzando subito quello che è un dato di fatto fin troppo palese: il ritorno in scena di Tom Keen ha fornito un’impronta completamente diversa alla storia. Creduto morto fin dallo scorso season finale, in realtà la sua dipartita non era stata mai accertata ed infatti, con sorpresa ma anche con sommo gaudio, Ryan Eggold è tornato a vestire i panni di Tom. Il suo ritorno, in parte già annunciato dalla notizia di un suo ritorno sul set, ha subito permesso un cambio di ritmo alla serie, denotando un’accelerazione non da poco sulla trama orizzontale in parte alla deriva negli ultimi tempi. Deriva perchè una volta identificata la minaccia di Berlin, ci si è focalizzati prima sull’ex moglie di Reddington e poi, solo dopo una serie di episodi passati alla ricerca, anche sulla presunta figlia di quest’ultimo, e sottolineiamo presunta visto le recenti rivelazioni.
La cattura con relativo sequestro di Tom mette Liz sotto un’altra luce dimostrando un lato del carattere più maturo e ribelle per certi versi, ma anche inadeguato ed inesperto dall’altro. La gestione degli eventi infatti non è stata proprio il massimo e su questo ci sarebbe qualcosa da dire, tuttavia a livello pratico si evidenzia una crescita del personaggio che ha preso atto del suo passato, della finzione in cui viveva e di tutte le esperienze vissute diventando più forte e più pragmatica rispetto a quando l’abbiamo vista più di un anno fa nel “Pilot“. Il detto “al cuor non si comanda” comunque vale sempre e di fatto è proprio questo il punto debole che non permette la completa maturazione del personaggio lasciandola con un piede ancora bloccata nel passato e, per diretta conseguenza, nelle sue debolezze.
In un susseguirsi di nuove tracce da seguire grazie al nuovo ruolo di informatore che riveste Tom Keen, The Blacklist ritorna ad essere quella serie straniante della prima stagione dove dietro ogni rivelazione se ne celava subito un’altra che rendeva insignificante la precedente e, di fatto, costruiva una trama orizzontale di scatole cinesi molto intricata ma anche molto coinvolgente. Il ritorno alla scrittura in prima persona di Jon Bokenkamp si vede in tutto e per tutto in “The Decembrist (No. 12)”, una puntata rievocativa ma con il duplice scopo nascosto di chiudere un periodo storico (leggasi una scatola cinese) per aprirne un altro (nuova scatola cinese più grande).
Al termine di “The Scimitar (No. 22)” si rimane esterrefatti dalla scoperta che la presunta figlia di Red sia in realtà quella creduta morta di Berlin, un colpo di scena che getta le basi per un’alleanza temporanea ed al contempo per un cambio di gioco generale della serie. “Il nemico del mio nemico è un mio amico” è un celebre proverbio che calza perfettamente per questo midseason dove Berlin e Reddington, da nemici giurati, si ritrovano ad essere alleati alla ricerca di tale Decembrist che risulta essere il machiavellico cospiratore che ha ordito un inganno sul lungo periodo per mettere i due l’uno contro l’altro. A sorpresa Decembrist si rivela essere Alan Fitch, lo stesso Alan Fitch che in “Anslo Garrick (No. 16) Part 2” cattura Red per fargli un discorsetto e che qui, in una rievocazione dell’episodio, si ritrova esattamente lì dove si trovava Reddington l’anno scorso. Le analogie si sprecano ma tutto funziona alla meraviglia perchè, oltre a riportare alla luce quegli eventi, si riesce finalmente a guardare in maniera abbastanza nitida il quadro generale: Alan Fitch a.k.a. The Decembrist e Reddington sono i due pesi massimi che da decenni devono provare a coesistere in un ecosistema troppo piccolo perchè ciascuno dei due non calpesti i piedi all’altro, pertanto, dopo anni di scontri, hanno raggiunto un accordo, anzi una sorta di trattato che li rende alleati almeno fino alla morte di uno dei due, morte che ora cambia tutto.
Fitch negli anni ha aizzato molte persone nei confronti di Red, successivamente le ha placate ma l’odio verso l’informatore preferito dalla CIA è rimasto intatto ed oltre a Berlin ci sono molti altri che attendono solo il via libera per farlo fuori. Con l’uccisione di Decembrist è ufficialmente aperta la caccia e con essa una nuova fase di The Blacklist ora non più focalizzato sulla ricerca del mandante di Tom Keen o di Berlin ma direttamente incentrato sulla sopravvivenza di Red. Quello che è stato fatto da Bokenkamp è alzare il livello passando allo step successivo non limitando più il focus su un unico big bad creandone una lista potenzialmente infinita da cui attingere. Ecco quindi che ciascun numero della “lista” si trasforma in un Berlin pronto a rendere la vita di Reddington e di Liz un inferno.
Un ultimo appunto su Tom Keen prima di chiudere bisogna farlo: non è ancora chiaro per quante parti lavorasse ma quel che è certo è che sia Berlin sia Reddington hanno avuto un ruolo cruciale nella sua posizione “lavorativa”. L’addio forzato è sicuramente un saluto a tempo perchè la serie non può privarsi di un character così potente e narrativamente importante come lui, e le ultime due puntate lo dimostrano. I dubbi sono ancora troppi ma al momento ci sono altre preoccupazioni di cui farsi carico, e per al momento si intende “a Febbraio”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Mombasa Cartel (No. 114) 2×06 | 9.57 milioni – 2.5 rating |
The Scimitar (No. 22) 2×07 | 9.30 milioni – 2.4 rating |
The Decembrist (No. 12) 2×08 | 9.75 milioni – 2.5 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.