Un ascesso purulento. Questo è ormai Grey’s Anatomy. Un ascesso, pronto a “esplodere”, che deve essere inciso per essere eliminato. Come Karev – il personaggio più coerente all’interno di una serie che ha come scelta stilistica il nulla e come poetica quella dell’assurdo – guarda il bubbone con il desiderio di inciderlo ma è impossibilitato a farlo per le regole che lo costringono nel laboratorio, così noi spettatori siamo lì ammaliati da un paesaggio incenerito e desolato.
Nella Clinica Denny Duquette, ricordo di una delle storie più tristi e dolorose di Grey’a Anatomy, si consuma il dramma di Alex, solo, ghettizzato, a cui è stato tolto tutto, lavoro e amore.
“Falling Slowly” racconta il momento in cui ti rendi conto che stai cadendo e proprio in quell’istante tenti di aggrapparti per non soccombere. Ogni personaggio vive, come al solito, il suo dramma personale che non sembra lasciar in pace nessuno, comprende che qualcosa deve cambiare e che è giunto il momento di decidere. Dal lavoro all’amore, dai rapporti personali alle scelte che potrebbero cambiarti la vita “Falling Slowly” indaga superficialmente le storyline, relegando Jo e De Luca a cellule estranee che sono solo motore che ha causato uno degli eventi più importanti di queste ultime stagioni.
Meredith deve prendere una decisione sulla questione Riggs e allo stesso tempo Maggie deve superare l’imbarazzo con l’uomo, non sapendo ciò che i due le nascondono. Questo inutile triangolo logora relazioni e rapporti, distrugge il positivo che le “figurette” potrebbero compiere e tutto diventa stantio e noioso. L’impaccio emotivo di Maggie – non vuole stare nella stanza con Riggs -, il tormento – paura di far male alla sorella o a se stessa – e l’egocentrismo – fastidioso il momento in cui la donna crede che il collega l’abbia sostenuta durante il consulto per salvare la vita alla paziente non perché d’accordo con lei ma perché vuole averla – di Mer sono esplosivi che fanno detonare una bomba di niente e di oblio.
Dall’altra parte ci sono Owen e Amelia che “il giorno dopo” il matrimonio già hanno dei problemi – come se prima tra loro fosse tutto meraviglioso -; ovviamente l’anello debole della coppia è Amelia che si accorge di non conoscere nulla del marito. Rivediamo così in slow motion nella nostra testa tutti i matrimonio falliti in Grey’s Anatomy e ci monta il dubbio: “ancora un altro tira e molla?”. Sembrerebbe di no; infatti lo show mette in scena uno di quei soliti drammoni alla sua maniera: i due tra le lacrime si raccontano le brutte persone che erano, i momenti più bui della loro esistenza – la morte per overdose del compagno di Amelia, la volta in cui Owen ha quasi strozzato Cristina a causa degli incubi che lo tormentavano.
La questione non è tanto su ciò che si racconta ma quante volte lo abbiamo visto e il risultato è, come abbiamo già detto, una stanca coazione a ripetere, priva di emozione e di sentimento vero e reale.
Altra storyline su cui incombe l’oblio è sicuramente quella di April e Jackson; i due ex amici ed ex marito e moglie si trovano in un limbo in cui ad avere la meglio sono imbarazzo e poca confidenza. Sembra strano infatti vederli intrappolati in una “casa” fatta di disagi: lei che cerca di dover essere una buona ospite, non invadendo gli spazi dell’altro, lui che a sua volta per non rovinare totalmente il rapporto fa sempre un passo indietro (l’apice è il momento in cui April e Jackson litigano e la donna manifesta l’intenzione di andarsene con la bambina). Lo show nel finale tenta di gettare le basi di un nuovo rapporto per una delle coppie più amate di Grey’s Anatomy, ricostruire qualcosa di vero e non un semplice legame di convivenza. Non è sicuramente finita qui.
A troneggiare e a tirare su il ritmo dell’episodio c’è Alex che fa i conti con i suoi errori. Karev, tornato ai turni da matricola, è gettato in un laboratorio in cui viene bistrattato, umiliato, relegato a mansioni che lo sminuiscono. Il richiamo del bisturi è troppo forte, lo si percepisce dal suo volto, speranzoso di poter fare qualcosa di più, la sensazione di essere inutile è per lui opprimente, e si sente costretto nei panni di un semplice tecnico di laboratorio, comandato a bacchetta da Tamir, il suo responsabile. L’uomo è eroe e antieroe nello stesso momento: è antieroe perché ce lo ricordiamo ancora brutale, demoniaco quando ha picchiato fino quasi ad ucciderlo il povero De Luca, eroe quando diagnostica una rara sindrome ad una paziente, rinuncia al riconoscimento dei suoi meriti e arriva a sorridere nonostante probabilmente perderà la libertà.
“Falling Slowly” è metafora dell’intera storia di Karev, lui, estremamente umano, è in grado di mostrare la parte migliore e peggiore di sé, dimostrando un coraggio e una maturità che pochi altri colleghi, solitamente immaturi e incapaci di mettersi in discussione, hanno avuto nella serie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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I Ain’T Non Miracle Worker 13×03 | 8.08 milioni – 2.2 rating |
Falling Slowly 13×04 | 7.07 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.