Dopo aver passato un intero anno rinchiusi in maniera ermetica tra i corridoi dell’ospedale, Grey’s Anatomy decide di far “prendere aria” ai suoi personaggi e, di conseguenza, anche agli spettatori.
La decisione di ambientare questa 18° stagione in una realtà che ha ormai dimenticato anche gli strascichi lasciati dal Covid, si dimostra vincente sin dai primissimi appuntamenti, donando una nuova libertà anche alle storie. In base a ciò, in questo inizio di stagione il medical drama propone una narrazione divisa su due fronti, tra Minnesota e Seattle, tra nuove sfide e vecchie riproposizioni.
“You want people to remember the ‘why?’. So do I.”
MINNESOTA: NUOVE PROSPETTIVE
Tra i personaggi più colpiti dalla staticità della scorsa stagione, vi è sicuramente Meredith. La Grey ha infatti passato la maggior parte degli scorsi episodi in un letto d’ospedale, a parte qualche interessante gita in spiaggia.
Ritornata a pieno ritmo dopo la convalescenza da Covid, la scelta degli autori di costruire questa nuova storyline partita dal Minnesota intorno alla sua protagonista appare ampiamente positiva. A partire dalla possibilità di un cambio di scenario, che vedrebbe la Grey divisa tra il Grey-Sloan e la Mayo Clinic, con una dinamicità anche scenica che può portare solo benefici ad uno show vecchio di ben 18 anni. Senza contare che la nuova avventura regala l’entrata in scena di nuovi volti atti a costruire nuove dinamiche e rinfrescare un cast che, fermo sempre alle solite interazioni, rischia di adagiarsi ulteriormente su sé stesso.
Tra le new entry di quest’anno spiccano così il personaggio di Nick Marsh (interpretato da Scott Speedman ed unitosi ai main character di stagione), in realtà già incontrato in passato, che ovviamente si occuperà di dare adito alla storyline sentimentale di Meredith. Dal punto di vista professionale, invece, desta grande interesse il dr. David Hamilton, che segna l’ingresso nel cast dell’attore Peter Gallagher (tra gli altri ruoli, l’indimenticabile Sandy Cohen di The O.C.).
La storyline inerente Hamilton, il Minnesota e la ricerca per la cura del Parkinson diventa così uno spiraglio di innovazione per questa stagione che può portare Meredith, Amelia, ma anche l’intero team del Grey-Sloan a questo punto, a riportare in auge la medicina all’interno dello show, ravvivando una trama spesso fin troppo statica con situazioni personali ormai riproposte all’infinito.
SEATTLE: VECCHIE RIPROPOSIZIONI
In trame riprese all’infinto vi sono infatti ancora immersi fino all’orlo i character rimasti a Seattle. Generalmente non si può neanche fare una colpa a questi personaggi incastrati sempre nelle stesse situazioni: dopo 18 stagioni lo standard di una serie è pressoché garantito ed è quindi normale che le dinamiche siano sempre quelle, spostandosi solo di protagonista in protagonista. Per questo vedere Jo e Link che imparano a gestire i propri figli appare come qualcosa di ridondante, già visto innumerevoli volte all’interno dello show. Così come anche i momenti da complici neo sposi di Owen e Teddy rappresentano le stesse situazioni in cui sono già passati altri personaggi nella storia della serie.
Tra tutte queste ripetitività, però, spicca in positivo la figura di Winston. Un personaggio nuovo che già si era fatto apprezzare lo scorso anno ma che in questo episodio si prende il giusto spazio per confermarsi anche come medico, ottenendo ben due risultati favorevoli. Da un lato Winston coglie l’opportunità per mostrarsi al di fuori della sua relazione con Maggie, approfittando proprio dell’assenza di quest’ultima (probabilmente dovuta alla gravidanza di Kelly McCreary). Dall’altro invece, il personaggio interpretato da Anthony Hill in questo episodio si pone come riferimento per quel servizio di denuncia sociale di cui lo show è sempre più caposaldo.
Tuttavia, un altro dei punti apprezzabili dell’episodio riguarda proprio la riproposizione di un qualcosa di già visto. Le lezioni di Webber agli specializzandi, infatti, sono materiale standard dello show, elemento cardine dell’intero ospedale e su cui si basano la maggior parte delle storyline. Il punto a favore, però, sta tutto nella proposizione della storia. Quanto visto in “Some Kind Of Tomorrow” si pone così come un qualcosa di già visto ma che assume sfaccettature nuove. Così come sottolineato dal discorso tra Richard e Miranda, infatti, le scene delle Olimpiadi degli specializzandi assumono contorni paradossalmente innovativi. Un tentare di tornare alle origini attraverso una nuova linfa.
Un capitolo questo che incuriosisce ed esalta e si, forse l’atteso ritorno di Addison ha qualcosa a che fare con tali sentimenti.
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Grey’s Anatomy ci sta provando. A parte le solite storyline quotidiane, il piano generale di stagione sembra prevedere cambiamenti all’orizzonte, il tutto dando vita ad un bel paradosso tra vecchio e nuovo.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.