Guilty Party 1×01 – The Last Real Journalist Working In DenverTEMPO DI LETTURA 3 min

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Guilty Party 1x01 recensioneParamount+ si presenta nella programmazione televisiva di questo metà ottobre con una nuova dark comedy. Guilty Party è una serie scritta da Rebecca Addelman, già attiva partecipante degli script di New Girl, e diretta da Trent O’Donnell.
Così come la stragrande maggioranza delle serie tv sviluppate nell’ultimo anno e mezzo, anche Guilty Party ha dovuto fare i conti con l’effetto Covid. Tra i cambiamenti più radicali, oltre il passaggio dalla ei fu CBS All Access all’attuale Paramount+, c’è sicuramente il cambio della protagonista. Ad inizio 2020, infatti, era stata annunciata come volto primario dello show l’attrice Isla Fisher. Le problematiche dovute alla pandemia e i ritardi di produzione hanno però spinto successivamente la Fisher a declinare l’impegno, con Kate Beckinsale che ha così preso il suo posto nei panni della giornalista Beth Baker.

UNA STORIA AFFRETTATA


Giulty Party si presenta dunque come dark comedy, unendo elementi che fanno capo ad argomenti sociali e culturali di rilievo ad una narrazione semplice e con tendenze ironiche.
Con la visione del pilot sono però soprattutto gli elementi comici a risaltare, oltre ad un minutaggio tipico di questo genere che si stanzia sui 30 minuti a puntata (per un totale di 10 episodi). Elementi comici e minutaggio non eccessivo, tutti fattori che in generale fanno apprezzare una serie che tende così ad essere veloce e divertente. Purtroppo, però, questi non sono i sentimenti che restano addosso allo spettatore dopo la visione di “The Last Real Journalist Working In Denver”.
Paradossalmente, è proprio la durata ristretta del pilot uno dei problemi principali. La storia che si vuole raccontare non è delle più complesse: una giornalista caduta in disgrazia tenta di risollevare la propria reputazione cercando di scagionare una donna accusata, a suo dire ingiustamente, di omicidio. Trama apparentemente semplice e concisa, tuttavia, anche una storia così lineare ha bisogno di tempo e spazio per essere sciorinata.
Con soli 30 minuti a disposizione, il pilot presenta una rappresentazione appena accennata e fortemente raffazzonata. Non si ha tempo di apprezzare nessun aspetto dell’intera puntata, dato che questi si susseguono in maniera affrettata e confusionaria, passando velocemente da un cambio di situazione ad un altro. Si potrà contestare che questa velocità sia tipica di prodotti del genere, tuttavia, per far apprezzare un pilot e spingere alla visione dei successivi episodi, sono necessari elementi maggiormente “studiati”. Senza contare che, almeno per ora, tutti quei temi sociali che la serie voleva affrontare, come sottolineato dalla stessa attrice protagonista, sembrano perdersi nel caos generale.

MANCANZA DI EMPATIA


Un altro aspetto che non convince totalmente in Guilty Party sono i suoi protagonisti. Si è già detto che nei panni di Beth Baker c’è l’attrice Kate Beckinsale, mentre il resto del cast conta anche Alanna Ubach, Tiya Sircar, Geoff Stults e l’esordiente Jules Latimer. Quest’ultima soprattutto riveste all’interno di Guilty Party un ruolo primario, dividendosi la scena con la Beckinsale e dando il volto a Toni, la donna accusata di omicidio e in cerca di giustizia.
Il ruolo di questi personaggi nel pilot si presenta in maniera fortemente esagerata, come se si volesse strafare nei comportamenti e nelle azioni per andare ad aumentare la vena comica. Purtroppo, il risultato non aiuta la narrazione in nessun caso, sia in quello ironico, con battute spesso vuote, che in quello inerente la presentazione della trama.
Elemento da non sottovalutare, poi, è la completa assenza di empatia che traspare da più parti. Se infatti la mancanza empatica della protagonista fa parte della caratterizzazione del suo personaggio, anticipando quello che probabilmente sarà il suo percorso di crescita, risulta difficile in un primo momento “affezionarsi” a lei. Sposare la sua causa, così come quella di Toni (altro personaggio presentato in modo blando), richiede un minimo di attrazione empatica affinchè lo spettatore continui la visione. Elementi di cui il pilot pecca decisamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Trama di base interessante
  • 30 minuti troppo pochi per una corretta presentazione della storia
  • Personaggi troppo esagerati e poco empatici

 

Un solo episodio di appena 30 minuti sarà forse poco per giudicare in modo completo. Come prima impressione, però, Guilty Party è colpevole di non colpire nel segno.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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