Così come l’aveva aperta, così ora Rockne S. O’Bannon chiude questa stagione di Evil, sfortunatamente non riuscendo a bissare il mezzo capolavoro della series premiere. “C Is For Cannibal”, pur essendo in generale un bel episodio, si farà ricordare dai posteri più per i suoi difetti piuttosto che per i suoi pregi. E questo è davvero un problema.
Trattandosi di un season finale, infatti, c’era bisogno di chiudere in bellezza la stagione mettendo ovviamente in posizione tutte le pedine per la prossima annata. E così è stato fatto. Tuttavia ci sono alcuni elementi (su tutti un David Acosta estremamente confuso e all’improvviso atterrito) che guastano profondamente la digestione di un episodio altresì ottimo buono.
“C Is For Cannibal” mette ufficialmente nero su bianco l’esistenza del paranormale/divino/satanico, fugando così ogni possibile dubbio circa il realismo di certe situazioni. Un’arma a doppio taglio che ora si può apprezzare come giustificazione di quanto visto per 26 episodi, ma un domani toglierà molto a quel lato subdolo ma ipnotico che portava a dubitare di tutto e tutti in Evil.
Sister Andrea: “David, you have a gift. Maybe one of a hundred million have a similar gift. God opens a door for us to truly see. […] The closer I got to receiving my orders, the more real my visions became. They were no longer dioramas. They were things that could hurt me. And I think the same things will come with your ordination.”
David: “Are you saying what I saw was real?”
Sister Andrea: “They were always real. The closer you are to God, the more good and evil has corporeal presence.”
David: “It can hurt me?”
Sister Andrea: “Yes. […] This is from last week.”
David: “What was that?”
Sister Andrea: “A tail.”
David: “Oh, my God. Why am I doing this? I wanted things to be normal. This is crazy.”
Sister Andrea: “No. David, normal life is crazy. This is how things really are.“
LA DIFFERENZA TRA TENTAZIONE E PECCATO
Riguardando all’intera stagione si può constatare un certo modus operandi: prendere due character a turno e dargli una certa importanza, il tutto dimenticandosi degli altri. Nella prima metà stagionale Ben aveva infatti primeggiato nel minutaggio regalando piacevoli sorprese, salvo poi finire nel dimenticatoio con la sua storyline, come conferma questo season finale.
Lo stesso si può dire anche di David e delle sue visioni o di Leland ed il suo esorcismo, entrambi sotto le luci della ribalta solamente quando serve per poi venire nascosti quando le cose non fanno più comodo. L’unica certezza è Kristen, per fortuna.
Tutto ciò non sarebbe un problema se Evil contestualizzasse un po’ di più le situazioni in scena, il che implica sia le discussioni tra il trio, sia i possibili tempi morti che, invece, sono sempre tagliati dalla visione. Momenti che potrebbero aiutare a contestualizzare la crisi di David che, ora come ora, sembra voler rinunciare alla sua missione “semplicemente” per via del piacere della carne. Un qualcosa di comprensibile ma, allo stesso tempo, anche un po’ in contraddizione con la fermezza del personaggio e la sua fede stoica.
David: “Temptation is a strong suggestion to sin coming from the Devil or our fallen state.
Sin is knowingly breaking the law of God.“
KUMBAYA!
Dopo così tante critiche che cosa funziona veramente? La risposta è una sola: tutto il resto.
Si perché a discapito di quanto negativo possa sembrare tutto ciò, il resto come al solito funziona sempre molto bene. La regia, in primis, è sempre impeccabile nel ritmo, nelle sequenze e nei dubbi che suscita. Ovviamente il cannibal-party a cui partecipano Sheryl e Leland non fa che aumentare il numero di domande intorno alla serie, così come il finale, in tutta la sua scontatezza sentimentale, dimostra anche l’importanza e la capacità di affrontare drammi enormi in maniera estremamente umana.
Rimane però un problema di coerenza tra i personaggi, le loro volontà ed il modo in cui interagiscono. Un problema che o verrà risolto subito nella prossima stagione, o risulterà un grosso problema per tutti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Evil chiude la stagione con un buon episodio che però ha molto più defetti dei suoi predecessori e che, quindi, non si merita un voto più alto di una sufficienza pienissima. Con sommo dispiacere di tutti.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.