“I’ve been thinking of what you said in the car last night. Remember? You said you met the devil.”
Per chi si sia mai avventurato nella letteratura di Joe Lansdale, in particolar modo nella saga di Hap e Leonard, Two-Bear Mambo – in italiano Il Mambo Degli Orsi – rappresenta un vero e proprio punto di non ritorno. Se i precedenti due romanzi (corrispondenti con le precedenti due stagioni) avevano posto i protagonisti di fronte a situazioni tutto sommato più “leggere” – caccia al tesoro nel primo caso, indagine poliziesca nel secondo – nel caso del terzo romanzo (leggermente meno nella terza stagione, ma ci torniamo) Joe Lansdale sfoggia una delle sue più grandi abilità: rappresentare i cattivi.
Sforando vagamente nell’autobiografico, chi sta scrivendo lesse Il Mambo Degli Orsi in un periodo in cui Roma era colpita da un’ondata di maltempo, tanto che il Tevere rischiava l’esondazione (correva l’autunno del 2008). Facile immedesimarsi con il grigiore descritto nel romanzo, in cui costante era una continua pioggia, in un ambiente totalmente ostile ai due protagonisti, dove gli abitanti della cittadina si dividevano in personaggi ambigui e razzisti e veri e propri stronzoni. Se quasi 10 anni dopo, la trama può non essere impressa nella memoria – permettendo di godere maggiormente della trasposizione televisiva – il ricordo della particolare atmosfera rimane. Assistere all’ostilità diffusa nei confronti di Leonard (e di conseguenza nei confronti di Hap), a scrosci improvvisi, a funerali modestissimi e a un razzismo oltre ogni immaginazione (almeno nel 2008, oggi è un po’ più immaginabile) rende ancora più apprezzabile una delle più azzeccate e sottovalutate trasposizioni televisive degli ultimi anni.
“Ho-Ho Mambo” è un episodio che, se ce ne fosse stato bisogno, pone ancora di più il punto esclamativo sull’intensità dell’avventura che i due protagonisti vivranno. L’elemento del flashforward, verosimilmente costante anche dei prossimi episodi, contribuisce a rendere pesante l’atmosfera degli eventi ancora in atto. Vedere Hap e Leonard scherzare con gli abitanti del luogo, pur percependo loro stessi una non bella atmosfera, induce nello spettatore un sorriso amaro e un senso di frustrazione e consapevolezza.
Il difetto-non difetto di questo episodio è proprio nelle aspettative del lettore che si approccia alla serie tv. Si è parlato dell’estrema fedeltà che la serie pone nei confronti della base cartacea. Vi è però un elemento che va proprio a scavare sui diversi gradi di fruizione e quindi di percezione di un’opera di finzione. Quando si legge, è molto facile lasciar vagare la fantasia e creare un’estremizzazione di ciò che viene descritto. Grovetown, dietro le pagine del libro, diventava così un sobborgo a metà tra il medioevo e il Far West e l’ostilità degli abitanti, dietro la purezza di un testo scritto, era portata oltremodo all’eccesso, senza risultare eccessiva. Come normale e realistico che sia, nella 3×02 Grovetown viene approfondita non discostandosi però da una cittadina pienamente in linea con l’epoca (Natale 1989 o 1990, si può dedurre), dal punto di vista architettonico. Se si va a vedere, poi, tutti i personaggi con cui i due protagonisti entrano in contatto mantengono una connotazione sì negativa, ma mai fino in fondo, ad eccezione della poliziotta cui è affidata la simpatica considerazione in chiusura di episodio. Il capo della polizia, il meccanico, persino i ragazzi dai capelli rossi nella tavola calda non riescono ad apparire come incarnazioni di quella malvagità pura che è lecito aspettarsi nei prossimi episodi.
Questa considerazione va contestualizzata con l’astrazione di un lettore, tolto questo aspetto, caratterizzato anche da un’alta dose di soggettività, non si può che applaudire ad un episodio che indirizza la stagione verso alti gradi di tensione e violenza. E anche, chi l’avrebbe mai detto, tanta attualità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Molto molto bene.
The Two-Bear Mambo 3×01 | 0.23 milioni – 0.05 rating |
Ho-Ho Mambo 3×02 | 0.23 milioni – 0.02 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.