Homeland 4×12 – Long Time ComingTEMPO DI LETTURA 5 min

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Siamo ancora in pieno spirito natalizio, dovremmo essere tutti più buoni, più caritatevoli, ma francamente non ci sentiamo di esserlo, non con Homeland, non di fronte ad un season finale di questo livello, non dopo una stagione così. Possiamo (e vogliamo) però essere onesti, perchè 52 minuti di tale fattura non possono decretare la fine di una stagione con cui non hanno nulla a che fare se non quel “4x” prima del titolo, ad indicare l’appartenenza alla season four. E si, signori e signore, se non lo sapevate questo era un season finale, pur non avendo praticamente alcun cliffhanger, pur non avendo alcun legame con quanto successo durante gli undici episodi precedenti, questa era l’ultima puntata della quarta stagione di Homeland. Francamente era meglio lasciarsi con la scorsa puntata salutando Carrie e la sua mascella spalancata alla scoperta di Dar Adal nella macchina di Haqqani.
A firmare la sceneggiatura di “Long Time Coming” non è una penna qualunque, magari non la conoscerete ma Meredith Stiehm ha un passato rilevante all’interno del team di sceneggiatori di Homeland e non solo. Stiehm, oltre ad essere stata parte del team di sceneggiatori capitanati da Gansa e Gordon per le prime due stagioni, è stata la creatrice del drama CBS Cold Case e dello sfortunato The Bridge di FX, insomma non una persona qualunque. Ora che è ritornata a lavorare in Homeland in questa stagione aveva scritto solo “About A Boy“, non l’episodio migliore della stagione ma nemmeno il peggiore, e poi ha avuto l’onore di firmare il season finale. A posteriori però è più corretto parlare di onere.
“Long Time Coming”, come ogni season finale, porta con sè un peso maggiore perchè deve poter chiudere un cerchio ed aprirne un altro per la stagione successiva, mantenendo il tutto credibile, coerente e magari anche sorprendendo con svolte narrative del tutto inaspettate. È sorprendente quindi notare come l’episodio non rispetti praticamente nessuno di queste leggi non scritte e, anzi, faccia esattamente quello che più gli aggrada, andandosi a dimenticare totalmente i suoi doveri e le sue funzioni basilari. Quanto visto in “Krieg Nicht Lieb” perde di valore ed importanza per svariati motivi: salto temporale, salto geografico, focus narrativo. La tensione e le aspettative createsi allo scorgere Dar Adal nella macchina di Haqqani vengono sepolte prima sotto il peso del funerale di Mathison Senior, poi sotto la ritrovata madre di Carrie. Svanisce praticamente subito quell’hype creato con tanta fatica, svanisce senza un vero motivo perchè non c’è una vera necessità o urgenza di tornare in suolo americano per dare una svolta intimistica alla stagione.
Homeland 2.0 si era eretto sopra le proprie ceneri dando un nuovo senso alla sua esistenza, creando nuovi nemici, andando oltre l’ingombrante figura di Brody, il tutto per dimostrare come anche gli Stati Uniti possano fallire di fronte al terrorismo. Il lavoro compiuto da Gansa e Gordon è stato un crescendo ammirevole fino a “13 Hours In Islamabad“, niente da dire, poi “Krieg Nicht Lieb” ci ha fatto intendere che era il momento di valutare le conseguenze di questa stagione e ci si aspettava quindi di veder quadrare il cerchio con questo season finale. Purtroppo non ci è dato sapere se la scelta di onorare la morte di James Rebhorn sia stata presa all’ultimo, anche considerando la data di morte (30/03/2014) e l’inizio delle riprese (Giugno 2014), tuttavia “Long Time Coming” appare come una puntata slegata da ogni contesto, potenzialmente apprezzabile se inserita all’interno di una stagione ma ampiamente detestabile se utilizzata in questo per concludere un ciclo. Per carità, viene spiegato il perchè di Dar Adal nella macchina di Haqqani, ci viene mostrato come e quanto potere abbia ancora la CIA sulla vita di Saul e Quinn, ma alla fine di tutto si rimane con un senso di vuoto che non può essere semplicemente raccontato, va vissuto, esattamente come abbiamo fatto noi.
L’ingresso della madre di Carrie potrebbe aprire a nuove svolte nel panorama famigliare della donna, anche considerando la morte del padre, ed invece, per tempi e modi con la quale è stata presentata, risulta solo un espediente per far allontanare Quinn e Carrie che si erano per la prima volta incontrati dal punto di vista sentimentale. La necessità di far allontanare fisicamente Carrie da Washington per renderla irreperibile e distante dal fulcro di ogni vicenda, non viene celata in alcun modo, anzi viene sbandierata come doverosa quando non lo è. Fondamentalmente allo spettatore medio deve importare poco del fatto che la madre di Carrie fosse una fedifraga o si sia creata una nuova famiglia, è giusto che l’interesse in questa vicenda sia prossima allo zero per il semplice motivo che una storyline di questo spessore non può e non deve essere inserita così dal nulla quando, nel mentre, se ne sta affrontando una diametralmente opposta e con nessun punto in comune. Culinariamente parlando: è come mettere il formaggio Grana sopra un risotto di pesce. Non è richiesto, è fuori luogo, qualcuno potrebbe anche gradirlo, ma è un qualcosa di inadatto al piatto e al mix di sapori che si sta assaporando. “Long Time Coming” è quel formaggio: non richiesto, fuori luogo, inadatto.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lockhart porta le lasagne: classic Lockhart
  • Puntata dedicata alla dipartita di James Rebhorn
  • Distacco netto e brutale dalle tematiche della stagione per focalizzarsi sulla madre di Carrie
  • Praticamente nessun legame con la stagione in corso
  • Mamma Mathison usata come mero espediente narrativo per allontanare Quinn e Carrie

 

Non è il season finale che ci si aspettava e nemmeno quello di cui si aveva bisogno. Poco importa delle decisioni di Saul di sottostare alle manovre di Dar Adal, poco importa se Carrie ha un “half-brother”, poco importa se lei e Quinn si sono baciati per la prima volta. E’ tutto sbagliato per tempi e modi, e nemmeno un Lockhart che porta le lasagne può risollevare un season finale di questo tenore.

 

Krieg Nicht Lieb 4×11 2.11 milioni – 0.7 rating
Long Time Coming 4×12 1.92 milioni – 0.6 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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