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La miniserie diretta da Derek Cianfrance (Blue Valentine, Come Un Tuono) vede come protagonista Mark Ruffalo, duplice interprete dei gemelli Birdsey, Dominick e Thomas, per una superba interpretazione da Emmy, la quale da sola vale la visione dello show e sicuramente rappresenta la miglior interpretazione della sua carriera.
Inoltre è da sottolineare anche l’ottima performance attoriale di Philip Ettinger nei panni di Young Thomas e Dominick, con i numerosi flashback che dividono la narrazione in due linee temporali, spiegando in che modo si sia arrivati alla follia di Thomas. Una follia che ha finito per coinvolgere anche l’ex insegnante, tanto che viene naturale chiedersi chi sia, tra i due, quello messo peggio, situazione resa evidente dalla dottoressa Patel nel precedente episodio, con l’ex marito di Dessa che per la prima volta forse si è reso conto di quanto necessiti di un aiuto psicologico.
Il cast è sicuramente di livello, dalla O’ Connor a John Procaccino, ma è proprio qui che si coglie il primo limite della serie, visto che se si escludono i due protagonisti principali, sia nella versione adulta che in quella giovanile, non ci sono personaggi secondari degni di nota, elemento negativo che non giova all’evoluzione della storia, che dedica tutto lo screen time a disposizione ai fratelli Birdsey. Characters come la madre, il patrigno Ray e l’ex moglie di Dom, Dessa, ai quali vengono dedicati pochi e brevissimi momenti, se caratterizzati al meglio avrebbero giovato anche alla descrizione caratteriale dei fratelli, la quale invece risulta oltremodo pesante per lo spettatore.
Infatti l’eccessivo proliferare di tragedie nelle tragedie, con una incredibile serie di drammi che permea lo show e riguarda entrambi i protagonisti, unita a una lunga durata degli episodi, ben sessanta minuti, rendono la visione dello show veramente impegnativa, nonostante la buona sceneggiatura che prende spunto dal romanzo di Wally Lamb.
E’ evidente come la morte della figlia per Domenico abbia rappresentato il colpo di grazia, ma il vero punto d’inizio degli innumerevoli problemi affrontati dall’imbianchino freelance sia la perdita della ragione di Thomas, che da peso nella vita del fratello diventerà una zavorra insopportabile, per una rapporto ossessivo che permea l’intera vita di Dominick, condizionandolo negativamente in tutte le relazioni sociali.
Il tormento di Dom, reso al meglio dalla mimica facciale di Ruffalo, è senza fine e la sensazione è che con il ritorno di Nedra e relativo manoscritto famigliare, le cose non faranno che peggiorare, con i due figli che potrebbero essere frutto di un violento incesto, situazione che giustificherebbe la totale assenza della figura del padre.
Buona la scelta di una miniserie antologica di solo sei episodi, una modalità di fruizione congeniale per una storia del genere, ma a non convincere sono le scelte autoriali, viste le modalità di sviluppo narrativo che hanno oltremodo depotenziato una storia interessante con una narrazione pachidermica.
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“Green means go“… a quanto pare la morfina è l’unica cosa che rende sopportabile la vita per Dominick, in una spirale di tragedie senza fine, destinata senza dubbio a proseguire con la lettura del manoscritto sul nonno. Nel frattempo la puntata ottiene una sufficienza piena, consci del fatto che questo show di nicchia rende difficile la visione anche ai più agguerriti fan del genere drama.
Episode 3 1×03 | ND milioni – ND rating |
Episode 4 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.