Il produttore esecutivo di Knightfall, nuovo show dell’emittente canadese History, è lo scrittore e produttore britannico Dominic Minghella, mentre gli autori sono Don Handfield e lo scrittore Richard Rayner. Nomi importanti sono stati scritturati anche per la regia: la maggior parte degli episodi è diretta da Douglas Mackinnon, già noto per aver diretto Outlander, mentre David Petrarca e Metin Huseyin hanno diretto un blocco ciascuno. Questa nuova serie prodotta dalla stella di Hollywood Jeremy Renner, inizia proprio con la caduta di Acri e la perdita del Graal da parte dell’ordine templare, main theme su cui probabilmente ruoterà l’intera stagione. Il tema è molto inflazionato; centinaia di libri si sono occupati di queste tematiche, per non parlare delle decine di film, fino ad arrivare persino ai videogames (Assassin’s Creed tanto per citarne uno). Eppure, nonostante ciò gli autori riescono nella non facile impresa di non annoiare né essere scontati su un argomento trito e ritrito, regalando ai fan 45 minuti tecnicamente impeccabili.
Landry: “Madame I’m a lone warrior looking for love.”
Già da questo primo episodio è possibile apprezzare un’ottima ricostruzione storica del periodo affrontato e, trattandosi di History, sarebbe stato davvero il colmo se così non fosse stato. Le ambientazioni, i costumi, i paesaggi, tutto sembra perfettamente in linea per una serie tv storica dalle grandi aspirazioni, in stile Vikings. Il personaggio principale di questa prima stagione è il monaco guerriero, nonché templare, Landry, interpretato dall’attore britannico Tom Cullen, diventato celebre grazie ai ruoli interpretati in Downtown Abbey, Black Mirror e Gunpowder. Filippo IV di Francia, detto Il Bello, è passato alla storia per le sue battaglie non solo contro gli ebrei e l’ordine templare, ma in generale per i suoi fortissimi contrasti con Bonifacio VIII, culminati con il celebre schiaffo di Anagni. In questa prima puntata risulta evidente come la cacciata degli Ebrei e i primi contrasti con i Templari nascano da esigenze economiche e politiche, senza un vero e proprio casus belli. La narrazione è rapida, con un flashfoward di ben 15 anni a inizio puntata che imprime subito un certo ritmo narrativo all’intero episodio. Nonostante qualche passaggio a vuoto, è riscontrabile un buon ritmo, senza che lo spettatore si annoi mai. Le diverse scene di guerra e battaglie, seppur in piccolo, risultano abbastanza insolite per un primo episodio e sono la dimostrazione di come History non abbia certo lesinato sul budget. L’unica nota stonata di questi primi 45 minuti è rappresentata dalla relazione clandestina tra Landry e la Regina di Francia Joan; una liason quanto mai scontata e poco credibile, utile sicuramente allo sviluppo della trama ma che appare fin da subito come il classico cliché del guerriero buono che si innamora della Regina a cui deve obbedire (ma almeno non è la zia potrebbero obiettare i fan di Game Of Thrones.) Non è ancora chiaro chi sarà il vero villan della stagione, ma una cosa è certa, Landry con la sua spada e la sua fede a sorreggerlo, sarà un avversario ostico per chiunque.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.