La parabola discendente che ha intrapreso La Casa de Papel è un fenomeno che ricorda per certi versi la saga di Fast & Furious. Un franchise morto e sepolto, resuscitato dal dio denaro per dare in pasto ai fan, mai sazi, nuova roba. E non importa se il core, il focus della saga viene perso di vista, ai fan piacerà e lo vedranno. È questo però il tipo di ragionamento che dovrebbe far incazzare proprio i fan, e non poco. Questa pigrizia e superficialità nell’ideazione e nel trovare sempre escamotage e deus ex machina a comando per portare la storia avanti senza un’identità precisa e senza neanche troppo impegno.
Se la quarta parte aveva già toccato dei fondi assurdi, la quinta ci mette ben poco a superarli. A metà stagione dal finale di serie, la trama è avanzata di un centimetro dalla fine della stagione scorsa. Certo, ci sono intrecci e legami amorosi che cambiano di puntata in puntata (come ogni soap che si rispetti), ma la rapina è ferma. E La Casa De Papel dovrebbe raccontare proprio di una rapina pirotecnica e sofisticata, così come Fast & Furious dovrebbe parlare di corse di macchine.
“PRONTO, MUORE TOKYO?”
Chiunque abbia visto almeno una serie tv in vita sua, dopo il secondo flashback dedicato a Tokyo aveva già intuito il grande colpo di scena pirotecnico di questa nuova stagione parte. Eppure dopo quattro episodi in cui il personaggio più amato/odiato dello show di Álex Pina era stato relegato ai margini della narrazione, un’improvvisa attenzione alla sua storia e a tutta la sua vita, con tanto di scena premonitrice con Nairobi, poteva significare solo una cosa. Un peccato, l’ennesimo, perché si poteva ottenere un effetto ancora maggiore data l’importanza della morte di una protagonista principale al pari solo del Professore.
Purtroppo però La Casa de Papel, con l’inizio della terza poteva ambire a due strade diverse: salire al gradino successivo e sfruttare tutto il suo potenziale, oppure diventare la parodia di sé stessa. Purtroppo la comodità di scrittura ha portato gli autori a percorrere la seconda strada, fondata sui colpi di scena già letti, gli “spiegoni” ogni tot per mantenere l’attenzione dello spettatore e le esagerazioni sotto ogni punto di vista.
ERA DIVERSO LO SBARCO IN NORMANDIA
Eppure si è sempre sottolineato il fatto che La Casa de Papel fosse comunque una serie in grado di intrattenere, a patto che si stacchi la spina e ci si lasci trascinare dalle assurde vicende. Purtroppo tutto ciò non vale più in questo episodio. Sembra di assistere a qualcosa che non è più lo show che era arrivato su Netflix nel 2017. Acrobazie assurde di Tokyo per rispedire una granata al mittente, Manila che nel bel mezzo di una guerra di trincea decide di distrarre i suoi amici per dichiarare i suoi sentimenti, medici senza frontiere, sparatorie che durano puntate in cui nessuno colpisce nessuno e Tokyo più resistente di Boromir ne La Compagnia dell’Anello.
Giunti alla fine di questa prima metà della quinta parte si fa fatica a ricordare qual era lo scopo della banda e a che punto è la trama principale. La guerriglia tra banda ed esercito ha avuto il pregio di spettacolarizzare ancor di più il prodotto mostrando tutti i milioni di dollari spesi da Netflix. Tuttavia tutto ciò ha fatto perdere di vista l’obiettivo primario dello show. Non si parla più dell’oro della Banca, di come vogliano farlo uscire da lì, non c’è più il piano del Professore a guidare tutto. È saltato tutto per trasformarsi nel nuovo film de I Mercenari. Una scelta forse spettacolare ma non fedele all’ideologia della serie.
SPIN-OFF IN VISTA?
Merita poi un paragrafo a parte la scelta di introdurre di punto in bianco un personaggio così importante come il figlio del defunto Berlino. Dopo cinque stagioni in cui si è data importanza a chiunque abbia avuto un minuto di screen-time, perché introdurre solo ora una figura così importante nella lore della serie? Certo, probabilmente ai tempi delle prime due parti Rafael non era neanche nelle menti degli autori. La cosa veramente strana è che non è neanche stato utilizzato come personaggio per risolvere il conflitto finale di stagione. Potrebbero ovviamente percorrere questa strada nel series finale, ma la sensazione è quella di iniziare a costruire una backdoor per lanciare uno spin-off sul personaggio più riuscito della serie: Berlino.
Pure il fatto che, dopo tre stagioni dalla sua morte, continua ad avere più minutaggio di personaggi principali ancora in vita la dice lunga. Soprattutto visto che i flashback in cui compare non hanno una benché minima attinenza con la trama principale. Se invece la new entry interpretata da Patrick Criado dovesse semplicemente risultare un “deus ex machina finale” confermerebbe ancora una volta la poca lungimiranza e la pigrizia del team di Pina. Forse meglio smettere con personaggi diventati ormai stantii e noiosi e investire su personaggi nuovi partendo da una base solida come Berlino.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La buona notizia è che mancano solo cinque episodi alla fine della telenovela più costosa di tutti i tempi. Cinque episodi in uscita il 3 dicembre che forse conterranno più carne al fuoco, dato che il tempo sta per scadere e le domande a cui dare una risposta sono tante, troppe.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.