Per il suo evento primaverile, Mamma Rai schiera un tridente d’attacco composto da Aidan Turner (Poldark) nel ruolo di Leonardo, Matilda de Angelis (The Undoing, ma anche un’importante partecipazione al Festival di Sanremo) in quello di Caterina da Cremona e Freddie Highmore (The Good Doctor) nei panni dell’investigatore. Alla sceneggiatura c’è Frank Spotnitz, indimenticato autore di X-Files e già cimentatosi in fiction di questo genere con I Medici.
C’è un investigatore, si diceva. La storia, infatti, ha una struttura a cornice e parte dal momento in cui Leonardo da Vinci viene accusato di avere ucciso la sua amata modella, Caterina da Cremona. Questa è la parte meno convincente, forse anche perché il detective modernamente inteso nasce in epoca molto più tarda rispetto alla seconda metà del Quattrocento, in cui sono ambientate le scene.
CHE L’INDAGINE ABBIA INIZIO
Tutta la storia, però, è organizzata come un’indagine, sin dalla sigla. Leonardo era affascinato dalla natura, in particolare dal volo degli uccelli e considerava le acque l’equivalente, per il pianeta, del sangue per il corpo umano. Qui tutto si fa molto più convincente. Si crea un senso di meraviglia che stempera la parte più soap della narrazione e Frank Spotnitz può profondere tutta la sapienza accumulata ai tempi di X-Files nelle scene di visioni alate.
Anche il rapporto tra Caterina e Leonardo viene gestito in modo quasi investigativo. Lei è una popolana già provata dalla dura vita, lui è timidissimo (a volte sembra balbuziente, altre volte autistico). Il desiderio di conoscerla così come vuole conoscere i perché della natura però, spinge il genio di Vinci a stringere con lei un legame quasi familiare.
FIRENZE, PICCOLI PARTICOLARI
Se la fiction sui Medici iniziava benedetta dalla presenza di Dustin Hoffman, qui c’è il non meno leggendario Giancarlo Giannini nei panni del Verrocchio.
Questo regala agli spettatori grandi emozioni. Innanzitutto, c’è il vero e proprio pezzo di bravura in cui il Verrocchio spiega la luce ai suoi allievi. Pura poesia. In secondo luogo, siccome la bottega d’arte è a Firenze, si rivede lei, l’Autoportante per eccellenza, la cupola di Santa Maria del Fiore. La sceneggiatura sembra quasi voler rimediare al troppo poco tempo dedicato al capolavoro del Brunelleschi nella fiction precedente.
L’arte, oltre a creare meraviglia, viene presentata come strumento principe di indagine sulla realtà circostante, più o meno visibile. Si capisce quando Leonardo va a ritrarre Ginevra Benci e trae conclusioni sulla psicologia della ragazza.
UMANESIMO A TUTTO TONDO
Data la natura stessa della storia, non può mancare la visione di stupende opere d’arte. Qui c’è una cura particolare nel mostrare le tappe della loro realizzazione. Questo è importante, parlando di un artista che lasciò incompiuti la maggior parte dei suoi lavori. Chissà se, nelle prossime puntate, si potranno vedere in modo altrettanto dettagliato anche i progetti di Leonardo in campo architettonico e militare.
Intanto, un dettaglio lascia ben sperare: Ludovico il Moro è stato introdotto, per quanto rapidamente, come un raffinato intenditore d’arte. Questo lascia sperare in una buona presentazione della famiglia Sforza diversa da quella del solito branco di cinghiali. Certo, erano spietati signori della guerra, ma basta andare a Vigevano: lì ci sono piazza Ducale e il castello, a quanto pare costruito secondo i principi di città ideale di Leonardo da Vinci. Chi ha commissionato simili opere non può essere del tutto ignorante.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La fiction Rai di coproduzione internazionale continua imperterrita il suo percorso verso la modernizzazione. Rispetto alla trilogia sui Medici qualche passo è stato fatto. C’è uno stemperamento dei toni più soap, non c’è l’affanno di spiegare ogni cosa e si presume che lo spettatore conosca già, almeno a grandi linee, l’argomento trattato. Resta invariata la proporzione tra esattezza storica e invenzione letteraria. Caterina da Cremona è un personaggio immaginario, ma nessuno pretende da uno sceneggiato la precisione di un trattato scolastico.
Gli ascolti premiano: 7 milioni di spettatori, pari al 28,2% di share. Il pubblico, quindi, sembra anch’esso pronto ad evolversi. C’è ancora un po’ di strada da fare, ma i segnali sono incoraggianti.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).