Superato metà del suo percorso, Leonardo continua nel tentativo di raccontare la vita e le opere del genio italiano da Vinci.
Un percorso quello portato avanti da Frank Spotnitz per la Rai che tuttavia si presenta ai telespettatori carico di una forte dualità per quel che riguarda protagonisti e contenuti. La serie, infatti, per raccontare la sua storia con un piglio più televisivo ha unito la vita di Leonardo con eventi e situazioni inventate, come spesso accade in questi casi.
Questa doppia versione però, si ritrova a delineare in maniera netta la differenza che intercorre tra vero e ideato, portando il prodotto a raggiungere giudizi quasi opposti a seconda del fattore sotto esame.
L’ARTE
Uno degli aspetti che si sta dimostrando sempre più degno di nota di episodio in episodio è senza dubbio l’attenzione che la serie riserva alle opere d’arte. Anzi, alla loro creazione. Il focus sul genio di Leonardo acquista una parte prominente all’interno della narrazione non soltanto nel mostrare i risultati ottenuti, bensì va a seguire tutto il percorso con cui l’idea nasce e si sviluppa. Viene data molta importanza anche agli studi che Leonardo svolge, dal suo interesse sul volo degli uccelli, al semplice osservare la realtà che lo circonda da cui poi scaturiscono le più brillanti idee.
Da questo punto di vista, “Episodio 5” regala uno spaccato ancora più profondo verso la progettazione di una delle sue più grandi opere: l’Ultima Cena. E’ interessante notare l’attenzione che la serie riversa nei confronti di tutto il lavoro che vi è dietro, a partire dal metodo utilizzato dal Maestro per l’occasione. Il sottolineare l’utilizzo di questa tecnica sperimentale per creare l’affresco, con tutti i dubbi che vi gravitavano intorno, rendono ancora più reale un dipinto che fino ai giorni nostri lotta per la sua conservazione. Solo nel 1999 ad esempio, è stato terminato un restauro di oltre 7 miliardi di lire per cercare di non perdere questa immensa opera che proprio a causa della tecnica utilizzata, coadiuvata dall’umidità presente nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, non si è mantenuta nelle migliori condizioni nel corso del tempo.
Il riferimento a tutto il procedimento, all’idea della prospettiva utilizzata, ai cambi di passo nel fare e disfare errori e nella rappresentazione, danno quindi un tocco molto più profondo a questa parte narrativa che rendono la storia decisamente più apprezzabile.
I PERSONAGGI
A fare da contraltare alla parte artistica, purtroppo si pone il capitolo inerente i personaggi. A partire dallo stesso Leonardo per finire con Caterina, i protagonisti vengono mostrati con delle esagerazioni comportamentali che non ne esaltano più di tanto il valore, anzi li rendono maggiormente artificiosi.
La figura di Leonardo interpretata da Aidan Turner vuole sicuramente portare in scena una persona sfaccettata, il cui peso della genialità porta con sé un carattere complesso e particolare. Nel cercare di ricalcare tale impronta però, il personaggio risulta fin troppo emotivamente costipato da rendersi quasi esasperante con i suoi comportamenti, ponendo tutte le interazioni al di fuori del comparto artistico come mere esagerazioni.
Anche il character di Caterina, portata in scena da Matilda De Angelis, subisce una sorte simile a quella di Leonardo per caratterizzazione. Seppur in questo caso non si prenda spunto da nessuna figura reale, dato che il personaggio di Caterina è stato aggiunto nella serie per l’occasione, il modo in cui la donna viene rappresentata ripercorre quell’esasperazione di cui si accennava prima. I comportamenti e le decisioni estreme, in un modo o nell’altro, rendono queste figure poco profonde e di difficile empatia.
Al contrario, sembrano funzionare meglio i personaggi secondari. Dopo Ludovico il Moro, si aggiunge anche la figura per ora criptica di Cesare Borgia, mentre anche piccole apparizioni come quella di fra Pacioli riescono a risultare più apprezzabili. La maggiore riuscita dei personaggi secondari è probabilmente imputabile alla diversa gestione che questi ottengono: tempo più limitato e comportamenti ben definiti, aiutano a rendere tali character meno dispersivi e più efficaci anche a livello scenico.
LA STORIA
A creare delle lacune a livello narrativo, ci pensa anche la trama. A parte le porzioni di episodio dedicate all’arte e alla progettazione di tutte le invenzioni/opere del Maestro, il filo narrativo che si sta seguendo continua a lasciare un po’ perplessi. Da questo punto di vista non ci si riferisce tanto alla storyline orizzontale che gira intorno la morte di Caterina. Questa infatti, appare un buon escamotage per portare il protagonista a raccontare la sua storia, metodo spesso utilizzato e ben riuscito.
Il problema che intercorre in questo caso riguarda più che altro le svariate trame verticali che compongono gli episodi. Come già successo nelle scorse puntate con i vari avvelenamenti/assassinii e relativa ricerca del colpevole, in “Episodio 5” il caso del giorno riguarda un decisamente meno avvincente furto del materiale dalla bottega di Leonardo. Un piccolo intermezzo che sembra voler ricalcare la caratteristica “gialla” della serie, ma che in questo caso sembra invece utile solo a fare minutaggio.
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Leonardo continua la sua personale rappresentazione della vita del Maestro da Vinci esaltandosi nella parte artistica ma peccando in quella narrativa.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.