Può Maccio Capatonda, esser considerato un moderno Totò? Per quanto ci riguarda, sì. So che il paragone e l’affermazione potrebbero essere entrambe molto parecchiamente esagerate, per qualcuno di voi lettori, ma vi chiedo pazienza: prima di partire a manetta con i vostri Caproune e Crètéinò a raffica ai danni dei miei sentimenti, lasciate che vi spieghi il ragionamento dietro questa affermazione, come se fosse… una Spiegapulta. Il fu-Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, più semplicemente Antonio De Curtis, era un’artista di incommensurabile e indiscussa bravura, che aveva però un piccolo difetto: nei film che lo vedevano protagonista, improvvisava spesso e volentieri…più spesso, e ancor di più volentieri; questo per i registi era abbastanza frustrante perché, nonostante la linea guida del copione, non si sapeva mai dove andava a parare, rendendolo così imprevedibile.
Qualcuno s’è mai accorto di questa cosa? No, vero? E sapete perché? Perchè il cast di comprimari che lo circondavano erano bravi tanto quanto lui, e qualsiasi battuta Totò esclamava, loro sapevano come prenderla e fare contemporaneamente il gioco del padrino della rista e del regista, accontentando entrambi e contribuendo in maniera fondamentale e decisiva alla buona riuscita del film. Perché diciamo questo? Perchè questa è la puntata dei comprimari, la puntata dove Ginetto, Malanie, Michele e tutti gli altri fanno le loro mosse a favore o a sfavore della Micidial, e quale puntata migliore di questa per ricordare che la comicità di Maccio Capatonda non avrebbe la stessa resa senza i suoi sconclusionati comprimari, quali Herbert Ballerina, Ivo Avido, Rupert Sciamenna e tutti gli altri. La loro bravura come spalle comiche è sempre troppo poco sottolineata: c’era bisogno di RecenSerie per ricordare a tutti che, per mettergli i piedi in testa a questi, ci vuole Ben Affleck. Per un comico, le spalle, sono importanti tanto quanto i lettori per uno scrittore: bravo quanto vuoi a scrivere, ma senza nessuno che ti legge, rimani bravo per i fatti tuoi (e questo sarebbe il genere di scrittore che voterebbe per Tutti Famosi); poi va beh, le spalle sono importanti anche per noi: se non ce le hai, ti cadono le braccia, ma questo è un altro discorso.
Con “Micidial Horror Story” e “Il Pirulicchio”, la serie tv Mario si riconferma una serie di puro varietà che varia su prodotti vari, oltre che format televisivo del futuro; certo, la sfera di cristallo al Piccol non è ancora arrivata e non possiamo saperlo con certezza, ma finora il serial tricolore ha dato prova di saper fornire tutto quello che un Italiano sente il bisogno di vedere in un telefilm. Un protagonista carismatico? C’è. Un folto cast di personaggi secondari? C’è. Gag ricorrenti? Ci stanno. Momenti assurdi e nonsense? Ci sono. Un trama seria prodotta in modo seriale che non si prende sul serio anche se, seriamente, dovrebbe farlo? C’è. Colpi di scena? Ci sono. Colpi di scema? Pure quelli, e a tuono in questa doppia coppia di puntata. Basti ricordare la dermatite, l’enigmatico Pirulicchio, la Balena di Troia, la taccapulta.
In Mario si ride, ci si diverte, ci rimane col fiato sospeso e se ne vuole sempre di più: poche serie Italiane hanno dato prova di riuscire, con così tanta facilità e naturalezza, a toccare tutti questi punti. Ma Mario fa anche di più: diventa, ad ogni puntata che passa, anche satira und parodia comportamentale e specchio della nostra società, che riflette il nostro passato, presente e congiuntivo, prendendo in giro mode/usi/abitudini/costumi/consuetudini dell’Italia e degli Italiani. Basti vedere la suoneria del gatto (parodia dell’insopportabile suoneria di Virgola), i deliri sulle riforme della sanità e chi è stato invitato per un breve cameo in questa duplice combo di episodi: Andrea Dipré, ormai famoso per esser il rappresentante del trash che dilaga su Youtube insieme al socio Giuseppe Simone, che gente che come guardi pochi secondi dei loro video diventi ignorante subito.
L’unico aspetto debole di questo sempre più fantastico serial, è quello che andava forte prima stagione: il tormentone (nella seconda, chissà). Battute sulla catapulta di Pino Cammino, le freddure di Oscar Carogna sui morti ammazzati e i giochi di parole di Ippolito Germer andavano fortissimo nella stagione uno, qui invece risultano più deboli poiché è stata favorita e potenziata la trama principale e l’intercambio tra momento di serietà e sketch comico. Come è stato possibile tutto questo? Non lo sappiamo. Nel dubbio: son stati gli zingheri.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Per Un Pugno Di Pollice 3×04 | ND milioni – ND rating |
Micidial Horror Story 3×05 | ND milioni – ND rating |
Il Pirulicchio 3×06 | ND milioni – ND rating |
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