Analizzando l’episodio, l’elemento che salta più all’occhio è un’iniziale partenza molto riflessiva, salvo poi scatenarsi nei minuti finali. E il perché di questo climax crescente è presto detto: mancano solo cinque episodi alla fine e Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. si sta preparando per il season finale.
Premettendo che il lavoro di preparazione alla conclusione non risulta così oneroso, potendo il telefilm avvalersi di una narrazione inserita in un contesto immaginario (la realtà del Framework), il serial ABC/Marvel Studios ha potuto raggiungere picchi narrativi altissimi regalando ad ogni fotogramma qualità, emozioni ed emozioni di qualità. Sin dall’inizio del terzo arco narrativo della serie, si sapeva che la conclusione di “Agents Of Hydra” sarebbe stata l’epica uscita dal Framework; nessuno, però, si aspettava una missione così dolorosa e faticosa, tanto che l’esperienza si prospetta essere una fonte di stress post-traumatico da analizzare nella prossima stagione (se ci sarà). Per questo, la serie utilizza la prima parte di “No Regrets” come un momento per rallentare la storia e preparare psicologicamente personaggi e spettatori all’epico finale. Non è un caso che si sia utilizzato prima il termine “riflessivo”, poiché i personaggi stessi si trovano tutti in un momento di toccante intimità, a ragionare sugli argomenti precedentemente sollevati nelle scorse recensioni, specialmente sul concetto della realtà dei fatti e della realtà dei sentimenti provati.
Nella recensione di “Identity And Change” si scrisse in maniera molto approfondita (avvalendosi, come esempio, del “turn-heel” di Fitz) del concetto di “realtà” messo in scena dalla serie. Riassumendo quanto detto in precedenza, l’atto materiale che si compie può non essere vero perché, appunto, compiuto in una realtà virtuale dove tutto è fisicamente relativo, tuttavia le esperienze che si acquisiscono mentre l’atto materiale si compie sono tutt’altro che finte. Anzi, a livello emotivo, quello che si prova nel compiere e subire azioni nella realtà virtuale lascia il segno nel carattere dell’individuo. Il dazio si dovrà pagare nel momento in cui si abbandonerà il mondo virtuale e si tornerà in quello vero.
Il reminder della puntata serviva proprio per rompere la netta divisione tra realtà e finzione, escludendo i (seppur interessanti) ragionamenti filosofici e diatribe verbali, puntando tutto sulla sopravvivenza e il compimento della missione. La morte di Patriot, anche se avvenuta fisicamente “per finta”, porta con sé delle conseguenze oltremodo reali; Jeffrey Mace è morto veramente e lo conferma anche il fatto che Aida, nel mondo reale, spegne il suo supporto vitale, decretando contro ogni confutabile dubbio il suo decesso. Se si era alla ricerca di una svolta di trama molto potente allora la si è certamente ottenuta, soprattutto perché giocata sull’auto-convinzione mentale degli spettatori riguardo l’intoccabilità di certi personaggi.
Ormai si vive in un periodo televisivo ricco, negli ultimi anni si è visto di tutto e lo spettatore ha imparato ad essere smaliziato, accettando la possibilità che tutto possa succedere, comprese le morti di personaggi fondamentali, o addirittura del protagonista, ancor prima del series finale, però quel “tutto” ha dei limiti, poiché anche lo spettatore stesso sa che una storia ha bisogno di personaggi su cui reggersi e che, quindi, la morte di quest’ultimo può avvenire solo quando il suo percorso si è concluso. Come sempre, Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. prende tutti contropiede e, proprio quando si era creata una dinamica accattivante ed interessante tra Mace e Coulson, il primo viene a mancare, sacrificandosi in un atto eroico. Quando si credeva di aver raggiunto uno status quo stabile e frizzante all’interno del Team Coulson, le dinamiche vengono ancora una volta scombussolate dall’ennesima, scioccante, morte. La dipartita di Mace però non è fine a se stessa e, vedendo la scena conclusiva di “No Regrets”, fa pensare che l’addio di Patriot sia il modo degli showrunner per dire “e questo è ancora niente”.
Notando l’evoluzione della puntata si può quindi riscontrare il difetto di una scorrevolezza sbilanciata. Questi 42 minuti sono chiaramente divisibili in due parti, dove la prima si pone come un momento riflessivo fin troppo lento, mentre la seconda si caratterizza per l’azione e la morte di Patriot. Proprio a conferma di questa duplice natura dell’episodio, è discutibile anche il repentino cambio di fazione di May, avvenuto forse troppo in fretta e solo per la necessità di avere tutti i protagonisti principali dalla stessa parte per il finale.
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- Kenneth, lo scienziato di laboratorio che dà il siero di potenziamento a May, è Kenneth Turgeon: uno scienziato del Hydra che faceva da assistente a Jemma quando si era infiltrata nell’organizzazione. Prima comparsa di Turgeon: “Making Friends And Influencing People“.
- Coulson, nel rapportarsi con Ward, dice che prova un senso di irritazione verso di lui. In inglese questa frase è espressa utilizzando il termine “hives” (“give me hives“), citando la sua trasformazione nell’Inumano Hive tra “Maveth” e “Bouncing Back“.
- “Torna” in questo episodio Antoine Triplett, agente S.H.I.E.L.D. deceduto in “What They Become” per via dell’esposizione alle Nebbie Terrigene.
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Gradito anche il ritorno di Antoine Triplett – più che altro perché tutti se l’erano dimenticato – e il suo inserimento nel Framework rende ancora più forte il senso di rimpatriata che aleggia intorno ai membri classici del Team Coulson. Ora, se verranno aggiunti pure Barbara Morse e Lance Hunter, saremo tutti più contenti.
Identity And Change 4×17 | 2.32 milioni – 0.7 rating |
No Regrets 4×18 | 2.43 milioni – 0.8 rating |
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