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Quando si guarda una serie tv che riproduce fedelmente delle vicende più o meno famose accadute nel passato, uno dei rischi principali è quello di far perdere interesse allo spettatore, essendo quasi del tutto assente il colpo di scena. Oltre a Feud, questo discorso può ricollegarsi benissimo anche a un altro lavoro di Ryan Murphy, American Crime Story. Il processo OJ Simpson, infatti, è una delle vicende più note degli ultimi 25 anni e, per questo motivo, nessuno guardava lo show per scoprire come sarebbe andato a finire, ma per osservare il realismo, la fedeltà ai fatti originali e, soprattutto, per vedere gli eventi da una prospettiva diversa. In sostanza, ciò che è importante, in questo tipo di show, non è tanto il cosa si racconta ma il come lo si racconta.
Dunque, un altro dei motivi per guardare questo tipo di prodotti è quello di approfondire fatti che, pur essendo di dominio pubblico, spesso sono conosciuti soltanto in modo superficiale. Infatti, un conto è essere a conoscenza della sostituzione del personaggio di Jessica Lange con quello di Catherine Zeta-Jones, un altro è sapere tutte le diatribe legali e i tentativi di sabotaggio.
Quando si parla di grandi rivalità, spesso si compie l’errore di pensare che ci sia una persona buona e una cattiva, cosicché risulti più facile scegliere da che parte stare. La diatriba Crawford/Davis, invece, è quanto di più lontano ci possa essere dalla netta distinzione buoni e cattivi. Al termine del settimo episodio, infatti, si può dire con certezza che entrambe abbiano le loro colpe e siano, allo stesso tempo, vittime. Sono vittime, come ripetuto altre volte, di un sistema che ha sempre cercato di mettere le donne l’una contro l’altra, in modo da permettere agli uomini di mantenere agevolmente la loro posizione di comando. C’è da dire, però, che spesso loro fossero a conoscenza di questa situazione; non a caso, del resto, è stata proposta un’alleanza sia all’inizio delle riprese di “What Ever Happened To Baby Jane?” che all’inizio di quest’ultimo film. Questa alleanza, però, durava pochissimo perché, anche con piccoli gesti, si cercava sempre di stare un passo avanti alla rivale. I piccoli gesti sono proprio i più pericolosi, perché si accumulano e le persone non ci fanno caso, ritenendoli poco importanti. Alla fine, però, quando sono diventati troppi per essere tollerati, si trasformano in un uragano che difficilmente riesce ad essere fermato. Nel corso della serie abbiamo assistito a dozzine di questi incidenti minori, battute al vetriolo o comportamenti appena percettibili che hanno portato alla situazione attuale, dall’onnipresenza della Pepsi Cola all’abitudine di Bette di chiamare Joan Lucille con lo scopo di ricordarle sempre le sue origini assolutamente umili e difficoltose.
Avendo iniziato la sua carriera qualche anno dopo rispetto alla sua collega, Bette si è scontrata sin da subito con la figura di Joan Crawford: durante il suo primo provino per Jack Warner, infatti, lui si lamentava del suo poco fascino, e sperava che avesse almeno un po’ della bellezza di Joan. Ciò le faceva male non solo perché si trattava, senza ombra di dubbio, di commenti sgradevoli e crudeli (la nostra versione è sicuramente molto più edulcorata), ma anche – e soprattutto – perché l’ossessione per la bellezza femminile metteva in ombra il suo talento. Già, il suo talento. Bette è sempre stata più talentuosa, forse la più talentuosa, lo sa da sempre, e da sempre lo sanno le altre attrici. Proprio per questo motivo, lei è quella che ha risentito maggiormente della politica di Hollywood di quei decenni, basata solo sull’esteriorità delle attrici senza tener conto delle loro capacità recitative. Agli occhi della Davis, dunque, la Crawford (più bella, ma con capacità inferiori) è sempre apparsa come il simbolo di quel sistema profondamente sbagliato e discriminatorio.
Nonostante ciò, e al di là dei commenti sgarbati che le riservava, Bette ha sempre nutrito un profondo rispetto per la rivale invidiandone, ad esempio, la capacità di fare moltissime cose all’interno di una singola scena. Appare surreale, dunque, che lo strappo definitivo si sia consumato proprio a causa di questa ammirazione: Joan, infatti, ascolta soltanto la prima parte, nella quale Susan Sarandon imita la scena del taxi e fugge in lacrime prima di ascoltare le parole di stima. Sia chiaro, però, che la colpa non può essere attribuita esclusivamente a questo equivoco: se ci fosse stato un rapporto quantomeno normale tra le due leggende, la Crawford sarebbe rimasta a sentire, invece di andarsene subito, o avrebbe comunque cercato di chiarirsi il mattino dopo. Ovviamente, nulla di tutto ciò è successo, perché il loro rapporto era tutt’altro che normale e tra di loro non c’era la minima fiducia. A vedere bene, è stata Joan a dare il primo forte segnale di inaffidabilità, concedendo un’intervista quantomeno evitabile ad Hedda poco dopo aver promesso a Bette di far fronte comune contro Bob, Jack, Victor buono e tutti gli altri.
Parlando di Bob, è inevitabile notare come, per moltissimo tempo, sia stato molto più manipolato che manipolatore, non solo dalle due attrici (anche lui le manipolava, ma la cosa era reciproca), ma anche da Sinatra e da Warner. L’aria sempre un po’ abbattuta di Alfred Molina è però scomparsa in alcuni frangenti delle due puntate, regalandoci una vendetta coi fiocchi nei confronti del datore di lavoro che tanto lo ha disprezzato e poi di poche e lapidarie parole prima nei confronti della sua co-produttrice, accusata di usare la sua posizione di comando solo per fare dei dispetti, e poi nei confronti della sua star che fingeva palesemente di stare male per poter rinegoziare il copione e aggiungere delle parti con lei come protagonista. Stanco di essere sempre una pedina al centro di due fuochi, ha spesso perso la pazienza, sfibrato da un successo che fatica a tornare e da un divorzio molto doloroso.
In ogni caso, l’ultimo episodio, che sarà ambientato negli anni ’70, vedrà un Aldrich molto più realizzato, essendo reduce dal più grande successo della sua carriera: “Quella Sporca Dozzina”. Chi non sarà certamente sulla cresta dell’onda è Joan che, con il suo comportamento scorretto e sleale, ha definitivamente messo la parola fine alla sua carriera. Il quadro che ci viene fornito dell’attrice, soprattutto in questa puntata, è assolutamente non edificante: persona poco professionale e ipocrita che, dopo aver tenuto sotto scacco una produzione intera, accettando di finire quasi in bancarotta soltanto perché la stessa situazione sarebbe stata vissuta anche da Bob e Bette, si dispera una volta trovata la sua sostituta, causando anche l’allontanamento di Mamacita.
La fedele domestica, tra l’altro, è una delle sorprese dello show, perché ci era stata presentata come poco più di un membro della servitù con un accento particolare ed è finita per rappresentare la voce della ragione, sempre concentrata a frenare la sua datrice di lavoro dall’alcolismo e dalle stupide rappresaglie con la Davis, senza dimenticare il discorso molto potente e significativo pronunciato a Pauline. Nonostante la sua lealtà e il suo affetto nei confronti di Joan, non può sopportare un altro lancio del vaso molto vicino alla sua testa. Per questo motivo, il suo abbandono non è assolutamente segno di ingratitudine, anzi, rappresenta la rabbia di un’amica che ha fatto anche più del dovuto.”Ve lo siete fatto da sola”, queste poche parole racchiudono tutta la situazione ma, a onor del vero, c’è da sottolineare come Bette non abbia fatto nulla per evitare lo scontro.
La due volte premio Oscar, infatti, ha spesso e volentieri usufruito della sua posizione di produttrice per esasperare la rivale, osservando ogni scena e proponendo una continua riduzione delle sue scene. La situazione è particolarmente peggiorata dopo l’acceso dibattito in piena notte, nel quale lei si riferisce a Joan come la più bella del mondo e lei viene definita la più talentuosa. La sensazione è che, in quel momento, si siano dette tutte, abbiano ammesso definitivamente di ammirare le qualità principali dell’altra; una volta confessato ciò, è come se ogni legame esistente tra di loro si dissolvesse. Più oneste che mai, ma anche più lontane che mai, pronte a darsi alla lotta totale contro l’acerrima nemica.
Bette, oltre che essere produttrice del film, ricopre anche il ruolo di pianificatrice (o produttrice esclusiva) del matrimonio di BD. In questo senso, però, è lei a ricevere la strigliata, è lei il potere soffocante dal quale una giovane donna cerca di emanciparsi. L’elenco di difficoltà del ruolo della moglie lo ha esemplificato in maniera perfetta: Bette è sempre stata, nell’ambiente familiare, l’uomo, quindi la figura considerata dominante e, per questo, oppressiva. Esattamente come i produttori sfruttano le attrici per i loro scopi, allo stesso modo Bette utilizza BD per la sua vanità e la sua voglia di apparire a tutti i costi (organizzando un matrimonio perfetto). Inoltre, cerca di sfogare in quel modo i suoi insuccessi matrimoniali, arrivando addirittura a dire una frase assolutamente infelice a una persona che si sta per sposare: quando la relazione finirà (perché lei dà per scontato che finirà), lei avrà sempre un posto dove stare a casa della madre. Questa esclamazione, ovviamente, causa l’ira della figlia, Chen le rivela di essersi già sposata in comune. Come detto all’inizio, non ci sono buoni e, al termine di questi episodio, si può dire che non ci siano vincitrici, ma soltanto vinte.
Questa puntata apparentemente esente da critiche viene rovinata dall’intervista a Joan Blondel: sin da subito abbiamo sottolineato una certa debolezza delle dichiarazioni a posteriori della De Havilland (che ha poi trovato una sua posizione nello show, intervenendo nei fatti dell’epoca) e della stessa Blondel. In questa occasione, però, l’inutilità si trasforma in assurdità: frasi a difesa del comportamento di Joan, secondo lei da imputare a un sistema ingiusto nei confronti delle donne, mentre la causa, in questo caso, è in parte di Bette (si può discutere sul fatto che la loro rivalità sia dovuta a quel sistema, ma è un ragionamento che c’entra poco con la situazione specifica) e in larga parte al suo carattere difficile e a un atteggiamento semplicemente sbagliato. Da dimenticare, poi, la similitudine del ristorante. Peccato, sarebbe potuto essere un episodio perfetto.
Dunque, un altro dei motivi per guardare questo tipo di prodotti è quello di approfondire fatti che, pur essendo di dominio pubblico, spesso sono conosciuti soltanto in modo superficiale. Infatti, un conto è essere a conoscenza della sostituzione del personaggio di Jessica Lange con quello di Catherine Zeta-Jones, un altro è sapere tutte le diatribe legali e i tentativi di sabotaggio.
Quando si parla di grandi rivalità, spesso si compie l’errore di pensare che ci sia una persona buona e una cattiva, cosicché risulti più facile scegliere da che parte stare. La diatriba Crawford/Davis, invece, è quanto di più lontano ci possa essere dalla netta distinzione buoni e cattivi. Al termine del settimo episodio, infatti, si può dire con certezza che entrambe abbiano le loro colpe e siano, allo stesso tempo, vittime. Sono vittime, come ripetuto altre volte, di un sistema che ha sempre cercato di mettere le donne l’una contro l’altra, in modo da permettere agli uomini di mantenere agevolmente la loro posizione di comando. C’è da dire, però, che spesso loro fossero a conoscenza di questa situazione; non a caso, del resto, è stata proposta un’alleanza sia all’inizio delle riprese di “What Ever Happened To Baby Jane?” che all’inizio di quest’ultimo film. Questa alleanza, però, durava pochissimo perché, anche con piccoli gesti, si cercava sempre di stare un passo avanti alla rivale. I piccoli gesti sono proprio i più pericolosi, perché si accumulano e le persone non ci fanno caso, ritenendoli poco importanti. Alla fine, però, quando sono diventati troppi per essere tollerati, si trasformano in un uragano che difficilmente riesce ad essere fermato. Nel corso della serie abbiamo assistito a dozzine di questi incidenti minori, battute al vetriolo o comportamenti appena percettibili che hanno portato alla situazione attuale, dall’onnipresenza della Pepsi Cola all’abitudine di Bette di chiamare Joan Lucille con lo scopo di ricordarle sempre le sue origini assolutamente umili e difficoltose.
Avendo iniziato la sua carriera qualche anno dopo rispetto alla sua collega, Bette si è scontrata sin da subito con la figura di Joan Crawford: durante il suo primo provino per Jack Warner, infatti, lui si lamentava del suo poco fascino, e sperava che avesse almeno un po’ della bellezza di Joan. Ciò le faceva male non solo perché si trattava, senza ombra di dubbio, di commenti sgradevoli e crudeli (la nostra versione è sicuramente molto più edulcorata), ma anche – e soprattutto – perché l’ossessione per la bellezza femminile metteva in ombra il suo talento. Già, il suo talento. Bette è sempre stata più talentuosa, forse la più talentuosa, lo sa da sempre, e da sempre lo sanno le altre attrici. Proprio per questo motivo, lei è quella che ha risentito maggiormente della politica di Hollywood di quei decenni, basata solo sull’esteriorità delle attrici senza tener conto delle loro capacità recitative. Agli occhi della Davis, dunque, la Crawford (più bella, ma con capacità inferiori) è sempre apparsa come il simbolo di quel sistema profondamente sbagliato e discriminatorio.
Nonostante ciò, e al di là dei commenti sgarbati che le riservava, Bette ha sempre nutrito un profondo rispetto per la rivale invidiandone, ad esempio, la capacità di fare moltissime cose all’interno di una singola scena. Appare surreale, dunque, che lo strappo definitivo si sia consumato proprio a causa di questa ammirazione: Joan, infatti, ascolta soltanto la prima parte, nella quale Susan Sarandon imita la scena del taxi e fugge in lacrime prima di ascoltare le parole di stima. Sia chiaro, però, che la colpa non può essere attribuita esclusivamente a questo equivoco: se ci fosse stato un rapporto quantomeno normale tra le due leggende, la Crawford sarebbe rimasta a sentire, invece di andarsene subito, o avrebbe comunque cercato di chiarirsi il mattino dopo. Ovviamente, nulla di tutto ciò è successo, perché il loro rapporto era tutt’altro che normale e tra di loro non c’era la minima fiducia. A vedere bene, è stata Joan a dare il primo forte segnale di inaffidabilità, concedendo un’intervista quantomeno evitabile ad Hedda poco dopo aver promesso a Bette di far fronte comune contro Bob, Jack, Victor buono e tutti gli altri.
Parlando di Bob, è inevitabile notare come, per moltissimo tempo, sia stato molto più manipolato che manipolatore, non solo dalle due attrici (anche lui le manipolava, ma la cosa era reciproca), ma anche da Sinatra e da Warner. L’aria sempre un po’ abbattuta di Alfred Molina è però scomparsa in alcuni frangenti delle due puntate, regalandoci una vendetta coi fiocchi nei confronti del datore di lavoro che tanto lo ha disprezzato e poi di poche e lapidarie parole prima nei confronti della sua co-produttrice, accusata di usare la sua posizione di comando solo per fare dei dispetti, e poi nei confronti della sua star che fingeva palesemente di stare male per poter rinegoziare il copione e aggiungere delle parti con lei come protagonista. Stanco di essere sempre una pedina al centro di due fuochi, ha spesso perso la pazienza, sfibrato da un successo che fatica a tornare e da un divorzio molto doloroso.
In ogni caso, l’ultimo episodio, che sarà ambientato negli anni ’70, vedrà un Aldrich molto più realizzato, essendo reduce dal più grande successo della sua carriera: “Quella Sporca Dozzina”. Chi non sarà certamente sulla cresta dell’onda è Joan che, con il suo comportamento scorretto e sleale, ha definitivamente messo la parola fine alla sua carriera. Il quadro che ci viene fornito dell’attrice, soprattutto in questa puntata, è assolutamente non edificante: persona poco professionale e ipocrita che, dopo aver tenuto sotto scacco una produzione intera, accettando di finire quasi in bancarotta soltanto perché la stessa situazione sarebbe stata vissuta anche da Bob e Bette, si dispera una volta trovata la sua sostituta, causando anche l’allontanamento di Mamacita.
La fedele domestica, tra l’altro, è una delle sorprese dello show, perché ci era stata presentata come poco più di un membro della servitù con un accento particolare ed è finita per rappresentare la voce della ragione, sempre concentrata a frenare la sua datrice di lavoro dall’alcolismo e dalle stupide rappresaglie con la Davis, senza dimenticare il discorso molto potente e significativo pronunciato a Pauline. Nonostante la sua lealtà e il suo affetto nei confronti di Joan, non può sopportare un altro lancio del vaso molto vicino alla sua testa. Per questo motivo, il suo abbandono non è assolutamente segno di ingratitudine, anzi, rappresenta la rabbia di un’amica che ha fatto anche più del dovuto.”Ve lo siete fatto da sola”, queste poche parole racchiudono tutta la situazione ma, a onor del vero, c’è da sottolineare come Bette non abbia fatto nulla per evitare lo scontro.
La due volte premio Oscar, infatti, ha spesso e volentieri usufruito della sua posizione di produttrice per esasperare la rivale, osservando ogni scena e proponendo una continua riduzione delle sue scene. La situazione è particolarmente peggiorata dopo l’acceso dibattito in piena notte, nel quale lei si riferisce a Joan come la più bella del mondo e lei viene definita la più talentuosa. La sensazione è che, in quel momento, si siano dette tutte, abbiano ammesso definitivamente di ammirare le qualità principali dell’altra; una volta confessato ciò, è come se ogni legame esistente tra di loro si dissolvesse. Più oneste che mai, ma anche più lontane che mai, pronte a darsi alla lotta totale contro l’acerrima nemica.
Bette, oltre che essere produttrice del film, ricopre anche il ruolo di pianificatrice (o produttrice esclusiva) del matrimonio di BD. In questo senso, però, è lei a ricevere la strigliata, è lei il potere soffocante dal quale una giovane donna cerca di emanciparsi. L’elenco di difficoltà del ruolo della moglie lo ha esemplificato in maniera perfetta: Bette è sempre stata, nell’ambiente familiare, l’uomo, quindi la figura considerata dominante e, per questo, oppressiva. Esattamente come i produttori sfruttano le attrici per i loro scopi, allo stesso modo Bette utilizza BD per la sua vanità e la sua voglia di apparire a tutti i costi (organizzando un matrimonio perfetto). Inoltre, cerca di sfogare in quel modo i suoi insuccessi matrimoniali, arrivando addirittura a dire una frase assolutamente infelice a una persona che si sta per sposare: quando la relazione finirà (perché lei dà per scontato che finirà), lei avrà sempre un posto dove stare a casa della madre. Questa esclamazione, ovviamente, causa l’ira della figlia, Chen le rivela di essersi già sposata in comune. Come detto all’inizio, non ci sono buoni e, al termine di questi episodio, si può dire che non ci siano vincitrici, ma soltanto vinte.
Questa puntata apparentemente esente da critiche viene rovinata dall’intervista a Joan Blondel: sin da subito abbiamo sottolineato una certa debolezza delle dichiarazioni a posteriori della De Havilland (che ha poi trovato una sua posizione nello show, intervenendo nei fatti dell’epoca) e della stessa Blondel. In questa occasione, però, l’inutilità si trasforma in assurdità: frasi a difesa del comportamento di Joan, secondo lei da imputare a un sistema ingiusto nei confronti delle donne, mentre la causa, in questo caso, è in parte di Bette (si può discutere sul fatto che la loro rivalità sia dovuta a quel sistema, ma è un ragionamento che c’entra poco con la situazione specifica) e in larga parte al suo carattere difficile e a un atteggiamento semplicemente sbagliato. Da dimenticare, poi, la similitudine del ristorante. Peccato, sarebbe potuto essere un episodio perfetto.
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Ad un passo dal finale, Feud sforna un altro grandissimo episodio. Se non fosse stato per quell’intervista totalmente fuori contesto, sarebbe stato bless. “Abandoned” si dovrà invece accontentare di un ringraziamento. Potrà sembrare severo, ma lo show ci ha abituato a dei livelli di perfezione assoluta e, per questo motivo, essere severi è più che normale.
Hagsploitation 1×06 | 1.06 milioni – 0.3 rating |
Abandoned 1×07 | 1.31 milioni – 0.4 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.