Marvel’s Daredevil 1×09 – Speak Of The DevilTEMPO DI LETTURA 11 min

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Ogni personaggio fittizio, specialmente se appartenente alla categoria di supereroe, si fa bandiera e baluardo di certe tematiche, impegnandosi a diventare per lo spettatore/lettore una fonte di insegnamento ed inspirazione con il compito di arricchirlo spiritualmente. Per capire meglio prendiamo il personaggio de La Cosa dei Fantastici Quattro come esempio (e badate bene: solo ed esclusivamente lui, non tutto il quartetto). Ben Grimm è da sempre descritto come una persona squisita, un po’ rude e scorbutica certo, ma gentile, premurosa, coraggiosa e intrepida:  il bonaccione dei fumetti, insomma. Questo dovrebbe essere sufficiente per attirare le simpatie di tutti, ma non è così, perché c’è una complicazione poco trascurabile per le persone: il nipote preferito di Zia Petunia ha un problema di “diversità cutanea” che lo rende un corpulento omone fatto di roccia color arancione. Per quanto Ben possa fare del bene da solo o con gli F4, gli occhi delle persone registreranno una sola interpretazione: quella di un pericoloso golem e di un freak, e alla gente il brutto non piace. La Cosa non è altri che una triste favola odierna, talmente attuale e realistica che non c’è niente di fantasioso e fittizio in tutto questo; possiamo tranquillamente sostituire il termine “favola” con quello di “metafora”: una metafora sulla profonda differenza tra l’essere e l’apparire.
Da lezioni del genere, soprattutto in campo supereroistico, si può trarre quello che può essere considerato un piccolo “proverbio moderno” che l’eroe si ripete come un mantra, riassumendo in un’unica frase un concetto intero e una tematica/valore rappresentativa/o del personaggio. “Da un grande potere, derivano grandi responsabilità” è il mantra supereroistico per eccellenza proferito prima da Zio Ben, e poi da Peter Parker, usandolo di conseguenza come bandiera del suo operato come Uomo Ragno. C’è anche da dire, però, che questi mantra assumono il potente significato che rappresentano solo dopo determinati eventi spesso traumatici, perché l’eroe è, dopotutto, anche un buon samaritano, che s’impegna per evitare ad altri il suo stesso trauma, oltre che diventare il simbolo per tutte le persone che cercano qualcosa a cui aggrapparsi. Se le vicende degli scorsi episodi possono essere classificate come semplici batoste e il difficile passato di Matt come semplice sfiga, qui Devil subisce una vera e propria sconfitta su tutta la linea, trasformando “Speak Of The Devil” nell’evento traumatico che darà vita al mantra del difensore di Hell’s Kitchen: “I buoni non vincono sempre, ma non smettono mai di combattere”.
Nel documentario The Men Without Fear: Creating Daredevil del 2003, rilasciato in occasione dell’uscita al cinema del Daredevil con Ben Affleck, vennero intervistati gli autori che resero grande questo personaggio, permettendo loro di raccontarsi un po’ e condividere con il pubblico pensieri su Devil e processi creativi utilizzati durante il loro lavoro sulla serie. C’erano tutti, dai gloriosi Stan Lee e Gene Colan, ai più moderni Brian Michael Bendis e Kevin Smith, ma sopratutto c’era Frank Miller, l’uomo che re-inventò il Diavolo Rosso della Marvel. Miller, nello spiegare perché il fumettista del Maryland scelse proprio questo personaggio per la sua prima uscita nel doppio ruolo di scrittore e sceneggiatore, se ne uscì con una frase rivelatrice: “Quanti supereroi sono famosi per quello che non sanno fare?”.
Ragionando a mente fredda e scientifica su questa dichiarazione, e usandola per fare dei paragoni con gli avvenimenti della serie, viene davvero da chiedersi che razza di eroe sia Matt Murdock, perché (a conti fatti) il non ancora Daredevil ne ha azzeccate veramente poche, senza contare che quelle sparute azioni in cui è riuscito a portare a casa un risultato che somigliasse ad una vittoria, vengono terribilmente svalutate di fronte a dozzine di vittorie di Pirro oppure sconfitte nel puro senso della parola (vedi “Shadows In The Glass“). Se poi il suo attuale curriculum viene paragonato ad eroi esperti e in carriera del Marvel Cinematic Universe, si fa presto a declassarlo come supereroe di serie B. Ma anche senza andare a prendere altri personaggi come Capitan America o Thor, basta anche semplicemente paragonarlo alla sua nemesi di sempre: Kingpin, che al momento, sembra aver detronizzato Matt dal ruolo di protagonista. Pensateci, Wilson Fisk ha praticamente spuntato tutte le fasi per essere un protagonista amabile e di successo: ha dato al pubblico una bella immagine di sé, ha esorcizzato i suoi demoni rappresentati dal passato uscendone più forte nel carattere, s’è portato a casa la morosa ed ha pure dimostrato la sua superiorità tattico/fisica sul nemico; la ciliegina sulla torta sarebbe chiamare il nome del telefilm da “Marvel’s Daredevil” a “Marvel’s Kingpin” e l’umiliazione sarebbe completa. Dall’altra parte, invece, Matt è assalito da dubbi etici e filosofici resi ancor più struggenti dal fatto che, nemmeno nella sua religione, riesce a trovare risposta; non è nuovamente riuscito ad impedire la morte di un innocente, è stato battuto a livello tattico/fisico dal suo nemico, anche se bisogna considerare le condizioni in cui si è trovato dopo il combattimento con Nobu ed il fatto che con lui ne è uscito quasi morto. Un vero protagonista mainstream non dovrebbe trovarsi da questa parte della barricata.
Eppure, su una cosa Fisk ha fallito; sempre in “Shadows In The Glass“, quando messo alle strette da Madame Gao, nel momento in cui le sue responsabilità lo stavano schiacciando, ha ceduto e s’è lasciato spezzare. Dall’altra parte, invece, Matt ha resistito. Il Diavolo (non ancora) Rosso, in “Speak Of The Devil” tocca il fondo in una maniera clamorosa, ma ancora si rialza. Come detto prima, rispetto ad altri eroi, Devil potrebbe classificarsi come un eroe di serie B zona retrocessione, ma invece è uno meritevole della serie A per lo stesso motivo per cui la merita anche un personaggio come Dylan Dog: i due hanno più cose in comune di quanto si potrebbe pensare, a partire dal fatto che sono entrambi personaggi deboli, pieni di difetti caratteriali e fisici, capaci di fallire nel peggiore dei modi e che ci ricordano terribilmente noi stessi e l’immagine pessimistica che abbiamo della parola “umano”. Ma nonostante ciò, sono padroni di una forza interiore e di volontà mastodontica. Un vecchio proverbio dice: “Le persone mostrano veramente chi sono solo davanti ai problemi“, e che persona ha dimostrato di essere Matt Murdock? Una persona che non ha paura a prendere il toro per le corna e fare di tutto per buttarlo per terra, se poi teniamo a mente che questo personaggio non ha poteri, ma solo delle abilità che lo aiutano nel suo infame mestiere, questo aiuta a smuovere le coscienze. “Che persona voglio essere davanti ai problemi?” è la domanda che viene spontanea quando si palesa un ostacolo insormontabile, che pure Matt si chiede nell’episodio, quando cerca di capire se è lui personalmente che vuole uccidere Kingpin per quello che ha fatto, o perché deve in quanto difensore di Hell’s Kitchen. La risposta è stata quella di essere migliore e di non stare al suo gioco, di non cedere, di non arrendersi. La scelta, è stata quella di affrontare Nobu fino alla morte e farsi massacrare da Kingpin.
In questo episodio, manifesto dell’essenza stessa del sottobosco narrativo di Marvel’s Daredevil, capiamo perché Devil è un personaggio che non ha nulla da invidiare ad altri, pur avendo così poco: perché è semplicemente la persona che tutti vorrebbero essere davanti ai problemi.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del difensore di Hell’s Kitchen? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent CarterThe Flash e Gotham eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.
  1. La nostra teoria, alla fine, si è dimostrata esatta. Come inizialmente teorizzato nell’Angolo del Nerd della recensione di “Into The Ring“, ci viene confermato che Nobu è Kagenobu Yoshioka, personaggio che, nell’Universo Marvel cartaceo, è conosciuto per esser stato il fondatore de La Mano: setta di guerrieri ninja in qualche modo legata al mondo dell’occulto che esiste, segretamente, da secoli. La setta fa il suo debutto su Daredevil #174 del 1981 mettendosi subito alle calcagna di Elektra, all’epoca ex-fidanzata di Matt ed ex-membro della stessa, la quale decise di non finire il suo addestramento presso la Mano e di diventare una mercenaria. Visto poi il successo che riscosse la creazione, la Marvel decise di darle più importanza e farla diventare una delle organizzazioni criminose più importanti del Marvel Universe. Venne fondata ufficialmente da Yoshioka nel 1588 nella speranza di trovare indipendenza dal governo Giapponese dell’epoca, sviluppando tecniche di ninjistu e ispirandosi a L’Arte Della Guerra di Sun Tsu (che, non a caso, viene citato nell’episodio); sfortunatamente per Kagenobu, quello che inizialmente venne costruito come un organo sostitutivo di un governo, divenne dapprima un grandissimo servizio di intelligence e spionaggio, poi, dopo la morte del suo creatore, una setta occulta che incorporò le tecniche della magia nera e l’adorazione per il demone primordiale della Bestia, che cerca costantemente di far reincarnare in un corpo degno e, ovviamente, dominare il mondo.
  2. La Mano si chiama così seguendo un ragionamento filosofico sulla mano stessa. Secondo Yoshioka, cinque dita sono come le isole del Giappone: forti e indipendenti. Ma insieme formano una mano, qualcosa di molto più potente. Da qui, venne chiamata “La Mano”.
  3. In tempi moderni, specialmente durante la Seconda Guerra Mondiale, la setta ninja fece nascere una assidua collaborazione con l’Hydra, che dura ancora tutt’oggi.
  4. Le lotte contro i ninja sono diventati un elemento cardine della vita editoriale di Devil. Il diavolo di Hell’s Kitchen, di fatto, è il personaggio con cui ha a che fare più spesso insieme a Wolverine.
  5. Entrando nello specifico di Nobu, invece, ad essere onesti, dobbiamo fare una precisazione: da quanto visto nell’episodio, non è che sia proprio Kagenobu Yoshioka, o meglio, lo è al 50%. Da quanto visto, ma soprattutto da come si veste, il personaggio è un sapiente mix tra il capo della Mano (Kagenobu Yoshioka, per l’appunto) e il super-killer Kirigi: ninja dotato di straordinarie abilità e poteri mandato dalla Mano per recuperare Elektra e portarla a finire il suo addestramento; benché tutti i ninja della Mano abbiamo un vestiario identico, Kirigi ne ha uno più particolare e sfarzoso per sottolineare la sua superiorità in grado. Yoshioka fa un’unica apparizione su Elektra: The Hand #1 del 2004, mentre Kigiri compare su Daredevil #174 del 1981 e viene ucciso da Stick su Daredevil #188 del 1982.
  6. I membri della Mano sono esseri dai grandi poteri occulti, e quindi, possiedono una relazione strana con la morte. Possono essere uccisi, ma anche riportati in vita, dato che (una volta morti) diventano cenere e possono essere richiamati alla vita dal capo della setta. L’unico modo per liberarsi definitivamente di un ninja della Mano, è bruciarne il corpo.
  7. Se avete avuto l’impressione che Matt s’impegnasse molto per sembrare cieco al 100% allora avete l’occhio lungo, perché davanti a tutti gli altri (ma soprattutto a quelli svegli come Urich) Matt ha sempre doppiamente finto per proteggere la sua identità segrete a impedire di fare due più due.
  8. Sulle bustine di droga che si intravedono nell’episodio, compare un simbolo raffigurante un serpente stilizzato di colore rosso. Quel simbolo è il logo che porta sul petto Davos: nemesi di Iron Fist conosciuta anche come Steel Serpent, comparso per la prima volta su Deadly Hands Of Kung Fu #10 del 1975. Considerando che tra le quattro serie di Netflix spicca il suo nome, non è un mistero che la Marvel abbia voluto anticipare in qualche modo il discorso, rafforzando il concetto che tutto accade nel Marvel Cinematic Universe.
  9. Mentre Stewart Schmidt è un personaggio inventato per lo show, Joseph Pike invece compare nel fumetto, precisamente su Daredevil #165 del 1980; è un cliente regolare del Josie’s Bar, criminale da quattro soldi e alcune volte fonte d’informazione per Devil.
  10. Anche nel fumetto, la prima zuffa tra Devil e Kingpin si volgerà in favore di quest’ultimo. La lotta avverrà precisamente su Daredevil #171 del 1981; nel numero precedente, tra le altre cose, si scoprirà il vero nome di Kingpin, fino a quel momento sconosciuto.
  11. Quando Matt va alla galleria d’arte per carpire qualche informazione su Kingpin parlando con Vanessa, la sentiamo dire questa frase: “Make sure Richmond’s on the guest list. He won’t come, but he’ll get pissy if he isn’t invited”. Il nome si riferisce a Kyle Richmond, alias, Nighthawk, tradotto nelle sue prima apparizioni Italiane anche come Nottolone. Concettualmente, Nighthawk venne creato come membro dello Squadrone Sinistro (poi ribattezzato Squadrone Supremo), supergruppo che parodiava la Justice League della DC Comics: Nottolone, difatti, ricopriva il ruolo di parodia di Batman, ricalcandone addirittura le origini (cambiando lì dove necessario per non scadere nel plagio). Oltre al suo operato con lo Squadrone Supremo, Nighthawk è maggiormente conosciuto per essere stato uno dei membri più importanti dei Difensori; di fatti, la sua citazione si pone come omaggio al gruppo stesso, in cui in futuro confluiranno i quattro protagonisti delle quattro serie Netflix: Marvel’s Defenders, per l’appunto. Prima apparizione: Avengers #71 del 1969.
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto
  • Niente

 

Attualmente, l’episodio migliore di Marvel’s Daredevil, poiché comprime l’essenza stessa dell’esistenza del personaggio. Senza se e senza ma.

 

Shadows In The Glass 1×08 ND milioni – ND rating
Speak Of The Devil 1×09 ND milioni – ND rating

 

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