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Marvel’s Runaways 1×01 – 1×02 – 1×03 – Reunion – Rewind – DestinyTEMPO DI LETTURA 6 min

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La famiglia del Marvel Cinematic Universe si espande e, dopo che i grandi hanno lasciato il loro segno anche sul grande schermo, ecco che i Marvel Studios – grazie all’aiuto di Hulu – fa largo ai giovani, scegliendo il gruppo creato da Brian K. Vaughan e Adrian Alphona nel 2003 come apripista. Tutto va come sperato? Non proprio. Ma del resto era un rischio da calcolare se il teen-team che si vuole trasporre sono i Runaways. Seguono spiegazioni.

SPIDER-MEN DEL 2000


Alcuni personaggi sono un po’ come i cellulari di oggi: dopo poco tempo, anche non necessariamente anni, son già etichettati come “vecchi” e incapaci di reggere la modernità. Se già per alcuni pezzi da novanta della narrativa succede di meno, per quelli invece di recente creazione comincia ad essere una problema poiché le tematiche di cui si fanno ambasciatori sono strettamente legate al periodo della loro creazione. Una volta che il mondo va avanti e il pubblico riesce ad interiorizzare il problema che l’aveva spinto ad avvicinarsi a quei personaggi, l’utilità di questi character viene meno. Il fascino rimane comunque invariato ma solo perché si rimane intrappolati in una dolce bolla temporale dove le caratteristiche non cambiano mai. Ecco, oggi Runaways rappresenta questo: uno strumento ben progettato e collaudato che ha fatto il suo tempo, e ora merita di essere lustrato e messo in mostra dietro una bella teca di vetro.
Runaways nasce rispettivamente dalla penna e dalla matita di Vaughn e Alphona con l’intento di accaparrarsi i lettori più giovani, specialmente quelli nati dalla generazione cresciuta leggendo l’Uomo Ragno. Il ragnateluto paladino di Stan Lee e Steve Ditko ottenne così successo perché, nel 1962, nessuno riuscì a farsi comprendere dai giovani come faceva lui. Alla Marvel Comics di inizio anni 2000 servivano personaggi del genere, nuovi Uomini Ragno che avrebbero potuto farsi capire dai cosiddetti Millenials. E infatti, Runaways ebbe un successo pazzesco non solo perché fu scritta e concepita da artisti di talento – e poi continuata da altri fuori classe come Joss Whedon – ma soprattutto perché fu “l’uomo” giusto al momento giusto: un’opera pensata da artisti aventi una tale sensibilità che riuscirono ad entrare nella testa e nei cuori dei giovani, tirando fuori qualcosa che li accompagnò nella loro crescita.

PIÙ VECCHI DEL BIANCO E DEL NERO


Il problema, come detto sopra, è che – tolta tutta quella patina di innovazione – Runaways non è altro che un vaccino, pensato e collaudato per sconfiggere un malessere esistenziale indirizzato a coloro a cui il tempo non basta come dottore. Una volta curata “la malattia”, quel vaccino non serve più e la sua utilità è la stessa che oggi ha una spada risalente al Medioevo: bella da vedere ma nessuno si sognerebbe mai di portarsela in giro, soprattutto di usarla come arma da difesa in un mondo fatto di mitragliatrici e bombe all’idrogeno.
Ecco cosa è Runaways: un pezzo da museo che al tempo della sua creazione rappresentò l’attualità di quell’epoca ergendosi a suo manifesto e denuncia, ma che adesso non è nient’altro che un pezzo di storia. Se può essere di consolazione, è toccato anche ai più grandi, tipo i Fantastici Quatto. Si, certo, “Josh Trank carogna, per te solo la gogna” sempre e comunque, ma Il Quartetto, oggi, soffre praticamente dello stesso problema di questi scappati di casa del nuovo serial Marvel Studios/Hulu.
La classicità viene sprigionata sia dal dramma che ha dapprima separato e poi unito i personaggi, sia dalla normale caratterizzazione degli stessi che, in maniera molto settoriale, sono stati creati e rappresentati in modo tale da poter rappresentare più o meno tutte le possibili sfaccettature adolescenziali. Niente da dire a riguardo ma si può chiaramente notare un certo studio dettagliato alle spalle che ha portato alla creazione di questo gruppo estremamente variegato e che, nel mondo reale, è anche difficile riscontrare proprio per via delle etichette che ci si porta dietro: Alex è il nerd, Nico la gothic girl, Chase il belloccio, Gert la ragazza politicamente contro il sistema, Molly la ragazza adottata, Karolina è la ragazza plagiata da una setta. Il parco character di Runaways copre praticamente tutte le variabili.

COME OROLOGI ROTTI


Nonostante la palese bolla temporale in cui i Runaways sono rinchiusi e che presenta attualmente un grosso ostacolo per la creazione di un qualche tipo di empatia tra personaggi e pubblico, il serial a cura di Josh Schwartz e Stephanie Savage ripiega con successo sulle atmosfere, la tempistica e l’ampliamento dei punti di vista del mega-episodio pilota. Forse trovando anche loro i personaggi incredibilmente datati per il mondo di oggi, decidono di puntare tutto sulla lentezza delle puntate, preferendo una presentazione dei personaggi lenta e parsimoniosa ma estremamente interessante dal punto di vista della prospettiva dato che “Reunion” e “Rewind” mostrano due facce della stessa medaglia mentre “Destiny” le prime conseguenze. Nel fumetto, dopo pochi numeri, le identità, il passato, il retaggio e abilità dei protagonisti erano ben definite, qui, nella serie tv, molti misteri ancora aleggiano (giustamente) nell’aria.
Questo perché gli showrunner dimostrano di voler caratterizzare a doppio filo i giovani protagonisti ma anche i loro genitori, risolvendo il gap generazionale/bolla temporale del materiale originale riguardante la parte adulta della storia, confezionando così un teen drama fuso con un family drama. La scelta svaluta il prodotto principalmente indirizzato ai teenager, però promette grandi scene quando, in futuro, le due parti si scontreranno. Il tutto è poi avvolto in una atmosfera inquietante tradotta anche stilisticamente molto bene nella regia e nei costumi. Marvel’s Runaways possiede una regia di primordine, fatta di inquadrature moderne e colori frizzanti, così come i bei vestiti curati degli interpreti: tutto fatto per giocare in netto contrasto con la vera natura di protagonisti e antagonisti, che sembra vivere una vita felice e agiata quando invece nascondono sporchi segreti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia
  • Costumi e massima fedeltà fisica con le controparti fumettistiche
  • Atomosfera
  • Protagonisti sia gli adulti, che i giovani
  • La bolla temporale dei Runaways
  • Al momento, non azzecca il concetto del gruppo
  • Per essere principalmente un teen-drama, gli adulti si vedono fin troppo a volte

 

Non si esclude la possibilità che un domani questo gruppo e questo setting possa tornare attuale, già ci prova con questa serie tv, ma per il momento Marvel’s Runaways – se ci si dimentica che si tratta di una serie tv tratta da un fumetto piuttosto importante –  è un serial che sembra essere arrivato in ritardo sulla tematiche giovanili indirizzate ai teenagers; in certi momenti, fa quasi tenerezza per gli impacciati tentativi di sembrare televisivamente quello che è stato fumettisticamente: una nuova forma di espressione per i ragazzi.
La prima collaborazione Marvel Studios/Hulu, al momento, è vittima di una bolla temporale che fa sembrare tutto datato. Pertanto gioca sulla sottrazione e l’attesa, preferendo muoversi guardingo e probabilmente occupare la prima stagione per delineare completamente il setting, seguendo l’esempio di Preacher. Nonostante la patina superficiale sia fatta bene (come la scelta azzeccata degli attori, sia in bravura che somiglianza) Marvel’s Runaways manca completamente i motori principali che spingevano l’originale serie fumettistica.

 

Reunion 1×01 ND milioni – ND rating
Rewind 1×02 ND milioni – ND rating
Destiny 1×03 ND milioni – ND rating

 

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