Il Vocabolario online Treccani riporta queste definizioni dell’aggettivo “inutile”:
- che non dà alcuna utilità o vantaggio
- superfluo
- inefficace, che non produce il risultato voluto o sperato.
Qui su Recenserie potremmo aggiungere un quarto significato: definizione sintetica ed efficace per riassumere la quarta stagione di Miracle Workers.
È inutile girarci attorno. Miracle Workers: End Times è la quintessenza dell’inutilità. È inutile dal punto di vista narrativo, perché non porta avanti nessuna storia pregressa, essendo ogni stagione di natura antologica. Ma è inutile soprattutto dal punto di vista della visione. Se fosse una serie scritta bene, regalerebbe grandi risate e magari anche grandi emozioni. Se fosse scritta male, ma proprio male, regalerebbe comunque grandi risate (involontarie). Invece è un prodotto discreto che non tocca vette né in alto né in basso.
E ormai lo si guarda solo per perdere il già poco tempo libero che abbiamo perché bisogna scrivere le recensioni per affetto nei confronti di Buscemi e Radcliffe, che forse sono gli unici due su tutta la faccia della Terra a credere ancora in questo progetto.
UN TENTATIVO MAL RIUSCITO
Eppure “Roland Proudheart” ci prova a essere un bell’episodio. Addirittura, come il precedente Olympus, cerca di dare un minimo background ai personaggi. In questo caso a Scraps, che si rivela essere marito e padre di famiglia, membro rispettato di una comunità contadina prima di essere trasformato da Freya nel suo cagnolino.
Contemporaneamente, Sid cerca di fare colpo sul capo dotandoti di una nuova automobile… per modo di dire, perché in realtà il suo Bifi è solo un energumeno che indossa un casco con un volante montato sopra.
Entrambe le storyline presentano dei punti in comune, espediente già visto altre volte in questa stagione. Entrambe hanno a che fare con i concetti di cambiamento e di apparente miglioramento. Sid è scontento di essere trattato come un pezzente e si illude che una nuova macchina lo renderà più figo. Scraps è scontento di essere trattato come un animale, senza dignità, e si illude che la vita nel suo vecchio villaggio gli dia il rispetto e l’affetto che merita.
Ma sia Sid sia Scraps si renderanno conto che le apparenze ingannato. Il primo diventa schiavo del suo stesso mezzo di trasporto, o meglio dell’idea di ricchezza e prestigio che questo gli conferisce; il secondo realizza che le responsabilità di un essere umano sono troppo gravose e che la vita da animale domestico è di gran lunga migliore.
Ma se la storyline di Scraps funziona, perché è credibile e divertente che una persona abituata a non fare niente rimanga traumatizzata da una giornata di vero lavoro, l’ossessione di Sid per Bifi è costruita troppo rapidamente. È chiaro che si voleva scherzare sull’ossessione di certi uomini per le auto costose e lussuose, ma il cambiamento del personaggio è troppo frettolosa e, come se non bastasse, dà vita alle gag di TI-90 più puerili che si siano mai viste nella stagione. A meno che voi non definiate “alta comicità” colpire la gente ai genitali con uno spara-maglie e ribattezzare il robot The Nardinator.
LA DIREZIONE DELLA TRAMA
Una critica che spesso qui è stata mossa a Miracle Workers fin dalla seconda stagione è la mancanza di una trama orizzontale che colleghi i singoli episodi. La prima stagione in questo era molto più “centrata”: mostrava fin da subito una minaccia, un’emergenza da risolvere, e ogni episodio era un tassello per debellare quella minaccia. Dark Ages era un continuo girare intorno e mostrare cose per farci affezionare ai personaggi, e solo negli ultimi episodi si ricordava di raccontare una storia. Oregon Trail si sforzava di essere più plot-driven, nelle intenzioni almeno.
Con End Times sembra di essere tornati ai tempi di Dark Ages, con l’aggravante che siamo nel 2023 e questo tipo di show né carne né pesce ha stancato. Con un’offerta televisiva e streaming mai così grande, non ci vuole molto a trovare prodotti anche solo leggermente più accattivanti di Miracle Workers.
Una serie, per conquistare il suo pubblico, ha bisogno di una serie di ingredienti. Ci sono serie che puntano tantissimo sulla trama e serie che puntano tantissimo sui personaggi. Le serie che vogliono essere dei capolavori puntano su entrambi. Ma anche quelle che optano per una delle due cose vanno benissimo.
End Times non ha puntato su nessuna delle due. Non ha personaggi carismatici, e arrivati ormai al settimo episodio si dubita che possa renderli tali. E non ha una trama. Eppure qualcosa potrebbe cambiare. Le potenzialità ci sono. La conclusione di “Roland Prodheart”, con Freya che si vanta di aver dato alle fiamme il villaggio di Scraps e Sid che protesta, potrebbe aprire le porte a un contrasto tra marito e moglie. Magari dar vita a una separazione o addirittura a una lotta. Uno sceneggiatore capace sfrutterebbe questa opportunità. Bisogna sperare che dietro Miracle Workers ce ne sia uno, una volta tanto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Miracle Workers non ha senso di esistere. Va avanti per inerzia, viene guardato per inerzia, probabilmente viene rinnovato sempre per inerzia. O perché è un giocattolino che a Buscemi e Radcliffe tutto sommato piace.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.