Il quarto episodio di Good Omens è dedicato quasi totalmente a un altro flashback su Aziraphale e Crowley, ancora una volta dedito a illustrare un momento importante nella costruzione del loro rapporto.
Sebbene sia difficile stancarsi delle situazioni grottesche, delle espressioni facciali, e degli scambi di battute tra i due perfetti protagonisti, la domanda sorge spontanea: a che pro? Nella prima stagione i flashback su Aziraphale e Crowley avevano la funzione di suscitare riflessioni su etica, bene e male, volontà divina e demoniaca e come queste due spesso si somiglino. Arrivati alla seconda stagione, c’è ancora bisogno di riproporre gli stessi messaggi allo spettatore?
La sensazione è quella di assistere a un mero esercizio di stile per chi scrive le scene e per chi le interpreta. O anche, e forse è peggio, per riempire il vuoto lasciato dalla storyline orizzontale con l’unica cosa che può ancora interessare i fan di Good Omens: vedere Sheen fare l’angelo sognatore svampito e dalle buone intenzioni e Tennant fare il demone indolente, disincantato e ribelle.
ANGELO E DEMONE OLTRE LA TRAMA ORIZZONTALE
La prima stagione di Good Omens partiva infatti con una solida base di trama: l’Armageddon si stava per abbattere sulla terra e i protagonisti, angelo e demone, dovevano cercare di impedirlo. Questo, insieme ai riferimenti biblici necessari alla collocazione dei due protagonisti, aveva dato l’opportunità di mettere in scena ghiotti elementi di narrazione che in parte vengono a mancare in questa seconda stagione.
Sebbene da un lato sembrino infinite le occasioni di interazione tra Aziraphale e Crowley in tutti i periodi storici immaginabili (che danno vita alle storyline verticali dei singoli episodi), dall’altro, in questa seconda stagione la trama orizzontale – la sparizione di Gabriel dalle volte celesti e la sua comparsa senza memoria sulla Terra – non è all’altezza di quella precedente (che già aveva mostrato alcuni segni di debolezza).
Se nella prima stagione l’esteso minutaggio dedicato al rapporto e alle disavventure di Aziraphale e Crowley in alcuni frangenti poteva profilarsi come un elemento negativo in quanto toglieva spazio alla trama orizzontale, in questa stagione l’assenza di una trama orizzontale solida fa sì che incentrare l’episodio (ancora una volta) sull’ennesimo bonding moment tra angelo e demone sia un fattore positivo, anzi salvifico per lo show.
Il fatto stesso che la trama orizzontale occupi una parte marginale dell’episodio e che non se ne senta la mancanza conferma che non sia forte quanto dovrebbe (nemmeno la piacevole interpretazione di Jon Hamm del confuso Gabriel può nulla contro la vacuità del suo ruolo in questi episodi).
PERSONAGGI SECONDARI POCO INCISIVI
In tutto questo, centralizzando la narrazione sulle interazioni passate e presenti di Aziraphale e Crowley per sfruttare al massimo carisma e chimica dei due attori che li interpretano, restano sullo sfondo i co-protagonisti. Il quarto episodio fa dono ai suoi spettatori dell’assenza della dinamica tra la proprietaria del negozio di dischi e quella della caffetteria, utile solo a proteggersi da eventuali accuse di non rispetto di diversity and inclusion.
Più presenti sono invece personaggi dal mondo demoniaco, ivi compresi zombie. Purtroppo la rappresentazione di inferno (o paradiso) come una grande azienda con impiegati e relative dinamiche (compresa la pausa caffè) non è la cosa più originale di questo mondo (The Good Place, Miracle Workers). Anche l’inserimento dei tre nazisti trasformati in zombie non apporta molto alla narrazione se non qualche classico elemento di comicità che risulta però abbastanza banalotto (arti e orecchie che cadono, l’inchiostro erroneamente spruzzato in faccia).
Il finale con Shax che ottiene un esercito di demoni per assaltare la libreria prefigura un avanzamento nella trama orizzontale che avverrà nel penultimo episodio, decisamente necessario ma probabilmente non risolutorio per una stagione che, fino all’ultimo, sembra faticare a trovare una ragion d’essere.
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Good Omens alla seconda stagione è una serie che esiste solo in funzione dei due protagonisti ma che può fare a meno di una trama orizzontale.
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