Good Omens 2×03 – I Know Where I’m GoingTEMPO DI LETTURA 5 min

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Recensione Good Omens 2x03Dopo un inizio inaspettatamente incoraggiante – e non perché si dubitasse del talento della coppia Tennant/Sheen, ben più che rodata, ma piuttosto per la già menzionata futilità di fondo di una seconda stagione dello show – Good Omens regala al suo pubblico altri 40 minuti di buon intrattenimento seriale, questa volta, tra l’altro, nell’idilliaca cornice della città di Edimburgo.
Oltre che dare la possibilità a Tennant di sfoggiare il suo più “paperonescoaccento scozzese, questo terzo episodio ha il pregio di trasportare lo spettatore, ancora una volta, nel passato dei due protagonisti, alternando flashback a momenti nel presente nel tentativo di dare alcuni (pochissimi) indizi su quanto sta avvenendo nella piccola libreria di Aziraphale.

THEY ARE NO A’ SAINTS THAT GET HOLY WATER


Il terzo episodio riprende esattamente da dove la storia si era interrotta. Aziraphale è determinato a viaggiare fino a Edimburgo in cerca di indizi per cercare di capire cosa è successo a Gabriel; mentre Crowley viene lasciato a Londra, a sorvegliare il forte e a tentare di far innamorare Nina e Maggie per coprire così il mezzo miracolo fatto da entrambi per nascondere la vera identità dell’Arcangelo a Inferno e Paradiso.
Come già sottolineato in precedenza, la storia d’amore tra le due donne rappresenta forse l’elemento più debole di questa seconda stagione, anche se, quantomeno in questo episodio, alla trama viene dato uno scopo preciso al di fuori della semplice scena demmerda de baci demmerda, restando comunque sullo sfondo rispetto al cuore pulsante dell’episodio, ovvero il flashback riguardante la giovane Elspeth e il chirurgo Dalrymple.
Nel presente, intanto, le paure di quest’ultimo si sono avverate e, come si può vedere dall’insegna del pub visitato da Aziraphale nei panni di giornalista investigativo, il suo nome è ormai legato all’infamante reputazione da resurrectionist e non a quello di Cavaliere del Re come da lui auguratosi nel 1827. La gitarella a Edimburgo, comunque, non si rivela del tutto inutile e il primo indizio viene rivelato allo spettatore: Gabriel, in compagnia di un massone (?), avrebbe fatto visita al pub in questione prima di perdere completamente la memoria. Non un granché giunti a metà della stagione, ma sempre meglio di niente. Se poi si aggiunge anche un delirio di quest’ultimo in merito a tempeste, oscurità e nubifragi, la curiosità in merito non può far altro che crescere esponenzialmente.
Un paio di curiosità circa le sequenze girate a Edimburgo: essendo chi scrive residente proprio nella capitale scozzese, il vero nome del pub, effettivamente in zona Newington, la zona dove risiedeva il chirurgo nel corso del flashback, è Cask And Barrell e, esattamente come nel caso del fotogramma precedente che ritrae l’arrivo di Aziraphale a Edimburgo nella via forse più famosa della città, Victoria Street (da cui JK Rowling ha tratto ispirazione per Diagon Alley e, in particolare, al civico 40 con il Robert Cresser’s Brush Shop, per il negozio di bacchette di Ollivanders) in nessuna delle due location è effettivamente possibile vedere il castello di Edimburgo sullo sfondo.

A MISTY MORNING MAY BECOME A CLEAR DAY


L’atmosfera tetra e inquietante dell’horror si manifesta con preminenza in questo terzo episodio, e gli amanti del suddetto genere e della black comedy dal sapore gotico saranno sicuramente soddisfatti del risultato complessivo.
Nonostante l’atmosfera macabra, comunque, l’umorismo non perde il suo spazio di rilievo. L’influenza di Terry Pratchett è palpabile, e si arricchisce ulteriormente con l’ingegno comico di John Finnemore, celebre autore radiofonico prestato in questa occasione al piccolo schermo. Neil Gaiman, infine, grazie al suo talento letterario, non può far altro che elevare ulteriormente la raffinatezza dell’umorismo che permea l’intera puntata.
L’episodio regala momenti di comicità tipici di una produzione del Regno Unito, ambientati in luoghi prettamente british spesso avvolti da nebbia e maltempo, sempre giocando con bizzarri malintesi, situazioni completamente nonsense e diverbi pungenti, specialmente tra i due protagonisti. Pur mantenendo la leggerezza caratteristica della prima stagione, questo terzo episodio riesce a evocare una realtà quasi distorta, dove l’umorismo fluisce con grazia e spontaneità, ma muovendosi sempre entro i confini del sottile sarcasmo e dell’ironia distintamente britannica, tessendo una trama dove l’ordinario e l’insolito si incontrano in un delizioso connubio di risate ed emozioni.

TRY YOUR FRIEND AFORE YE NEED HIM


Sheen e Tennant, Tennant e Sheen. L’armonia tra i due attori risulta talmente naturale e fluida da essere addirittura oggetto di parodia nella meta-commedia della BBC “Staged“, realizzata durante la pandemia. Nonostante dia l’impressione che i due abbiano collaborato per secoli, in realtà la loro prima apparizione insieme sullo schermo risale al 2019, proprio con la prima stagione di “Good Omens”. L’interazione tra l’angelo sempliciotto e il demone scontroso, rappresentati come due estremi irresistibilmente attratti l’uno verso l’altro, e che nel corso di un’eterna convivenza imparano a valorizzare le eccentricità altrui, rappresenta un concept del tutto intrigante e sembra essere stato cucito addosso ai due interpreti. Questa reciproca alchimia, alimentata dalla magistrale interpretazione di Tennant e Sheen, trasforma ogni scena in un balletto di emozioni, confermando che la forza della serie non risiede soltanto nella leggerezza della narrazione ma anche nella loro indiscutibile e ineguagliabile complicità.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Inspector Constable
  • La Bentley senziente in stile Supercar
  • Tennant e Sheen, una chimica incredibile
  • Il flashback e i toni da black comedy
  • Crowley ubriaco di laudano
  • La trama romantica senza dubbio la più debole nonostante sia più funzionale alla storia principale

 

Un terzo episodio che, per il momento, conferma la piacevolezza e spensieratezza vista nei primi due appuntamenti di questa seconda stagione. Senza dubbio un secondo atto non richiesto ma, prendendo atto del pattume seriale che emerge giornalmente sulle varie piattaforme streaming, non si può far altro che apprezzare prodotti leggeri, divertenti e senza troppe pretese come Good Omens.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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